Quanto manca l’avvocato Prisco all’Inter (a tutto il calcio italiano)
Come fai a non amare una persona che ama così tanto qualcosa. Anche se sei dall’altra parte ma comprendi davvero il sentimento che quella persona ha per il suo oggetto d’amore, non puoi che ammirarlo e starlo a sentire. Stare a sentire Peppino Prisco che amava in maniera folle l’Inter e il suo essere alpino non era facile per chi gli era opposto, ma allo stesso tempo facevi di tutto per ascoltarlo perché le sue erano sempre parole d’amore.
Oggi Giuseppe Prisco, conosciuto anche come Peppino, avrebbe compiuto 99 anni, ma è morto nel 2001 e sono già 19 gli anni in cui possiamo solo immaginare tutto quello che di questa realtà calcistica e non solo avrebbe sottolineato con la sua ironia vera, a volte paciosa, altre dura, spesso utile per comunicare qualcosa a qualcuno.
È stato alpino, ha partecipato alla Campagna di Russia da ufficiale, uno dei tre ufficiali tornati vivi da quella tragedia. Iscritto all’albo degli avvocati dal 1946, è stato uno dei penalisti migliori di Milano. Sono tutte cose importanti, ma il fatto che sia stato dirigente dell’Inter dal 1963 al 2001 per lui era la prima cosa da dire.
Ma basta parlare di me, avrebbe detto l’Avvocato Prisco, lasciate parlare me. E allora ecco una serie delle sue frasi più celebri che ci serviranno per avere meno nostalgia della sua intelligenza e della sua capacità di comprendere il mondo. Le frasi sulla Juve sono le più salaci e anche le più nazionalpopolari, ovvero si innestano nel filone per cui la Juve, il suo potere e le sue manfrine sottobanco facciano un tutt’uno.
“Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta a uno juventino, mi conto le dita”.
Sulla stessa lunghezza d’onda:
“Il rigore negato in Juventus-Inter? Non è stato assolutamente un furto. In realtà si è trattato di ricettazione”.
Per il Milan invece c’è quell’idea di contrasto necessario, di opposto obbligatorio, per esistere o almeno per esistere meglio. In questa frase sembra volerne negare anche l’esistenza:
“A Milano ci sono due squadre: l'Inter e la primavera dell'Inter”.
Ma nella successiva si rende conto che senza gli altri colori non sarebbero così vivi e forti quelli che il destino ti ha dato.
“Prima di morire mi faccio la tessera del Milan, così sparisce uno di loro”.
Oppure sulla stessa linea:
“L'Inter nacque da una scissione del Milan. Ecco la dimostrazione che si può fare qualcosa di importante partendo da niente!”.
Anche se la più bella sul Milan potrebbe essere questa:
“Tutti i miei figli sono interisti. Una volta mi hanno chiesto se mio figlio Luigi avesse tifato per il Milan. Ho risposto: lui ha gli occhi azzurri ed è chiaro di capelli, mentre io ero scuro e ho gli occhi neri. Se Luigi avesse tifato Milan, avrei chiesto la prova del sangue. Perché a quel punto non mi sarei fidato neanche di mia moglie”.
E poi c’è quella più mordace, quella che sulla ferita brucia di più:
“Il Milan in B. E per ben due volte: una… a pagamento e una… gratis. Sono dell'idea che una retrocessione cancelli almeno cinque scudetti conquistati e che la vittoria di una Mitropa Cup elimini i residui”.
Così come:
“Vedere Milan-Cavese 1-2 del 1982 in televisione, con i cugini in B è una cosa che fa molto bene a chi è malato”.
Ma anche le frasi sulla propria squadra sono spesso sensazionali e ne hanno accompagnato la storia, come un contrappunto geniale da cui dover sempre imparare qualcosa.
“I festini a luci rosse dei giocatori dell'Inter? Non ne so niente, quando escono non mi chiamano mai”.
E poi c’è la frase che inorgoglisce tutto il tifo interista, la frase che è diventato uno slogan:
“I tifosi interisti non si preoccupino, dopo tanti anni in questa società posso affermare che la serie B non è nel nostro codice genetico”.
Quel “Mai stati in B” Prisco sa solo anticiparlo, perché non vedrà Calciopoli, ma quell’orgoglio per l’Inter non deve disturbare nessuno, perché era un semplice atto di vero amore. Un amore che ci manca.