Quanto costerebbe l’esonero di Allegri alla Juve (e perché può essere il male minore)
«Lo paghi tu quell'altro che viene?». Beh, se non lo paga la Juventus, potrebbe essere un guaio ancor peggiore. Perché la battuta di Arrivabene in risposta ad un tifoso che chiedeva l'esonero di Allegri ha fondamenta sempre meno solide, dopo la sconfitta casalinga col Benfica. Il secondo ko consecutivo nei gironi di Champions League non è un semplice smacco sportivo per i bianconeri, ma rischia di diventare un salasso anche dal punto di vista economico.
Compromettere il passaggio agli ottavi di finale significherebbe buttar via più di 10 milioni di euro solo nell'immediato, parzialmente compensabili solo in caso di retrocessione in Europa League e di cammino vincente nella seconda competizione continentale, senza però pensare alle conseguenze future. La Juventus di Allegri può arrivare tra le prime quattro in campionato e assicurarsi un altro anno tra le grandi d'Europa? Dopo la pubblicazione del report di Exor, che indica perdite per 132 milioni nei primi sei mesi del 2022, la Juventus può correre il rischio di non prendere parte alla Champions League in pieno regime di settlement agreement con la Uefa?
Quanto costa Allegri alla Juventus?
Esonerare Allegri ha un costo e questo è chiaro. Quando la Juventus ha deciso di far tornare il tecnico livornese sulla panchina bianconera, reduce da un anno a dir poco altalenante sotto la gestione Pirlo, ha messo sul piatto un contratto da top manager per l'uomo dei cinque scudetti consecutivi, che è oggi l'allenatore più pagato della Serie A insieme a Mourinho. Un accordo da 7 milioni netti annui, poco meno di 13 milioni lordi a stagione, più bonus legati ai risultati, con scadenza fissata nel 2025. Un impegno da quasi 52 milioni di base, senza includere la parte variabile che, tolta la qualificazione alla Champions League per la stagione attualmente in corso, non sembra avere particolari ragioni d'esistere. La Juventus dell'Allegri-bis è stata costantemente fuori dalla lotta scudetto e in Europa non è stata affatto competitiva né al primo anno, con l'eliminazione agli ottavi di Champions League per mano del Villarreal, né quest'anno, con zero punti nelle prime due partite del girone (per la prima volta nella storia del club bianconero).
Se Agnelli dovesse prendere oggi la decisione di cambiare allenatore, avrebbe a libro paga un altro allenatore (un traghettatore? Un "big" con uno stipendio forse pure superiore a quello del tecnico attuale?) più Allegri per tutta questa stagione (di fatto gli dovrebbe riconoscere nove mesi di stipendio senza farlo lavorare…) e per le successive due. Ciò significa la certezza di dover pagare 25,9 milioni di euro lordi a vuoto per le stagioni 2023/24 e 2024/25, più quel che resta della stagione 2022/23, quasi per intero. Poco meno di 10 milioni, dunque, da aggiungere ai 12,95 milioni annui lordi previsti dal contratto siglato nell'estate del 2021, quella in cui la Juventus riuscì ad acciuffare al fotofinish – e con il clamoroso harakiri del Napoli – un posto in Champions League.
Un contratto che, a spanne, prevede circa altri 36 milioni lordi da riconoscere all'allenatore scelto per ricominciare un ciclo vincente, ma che finora non sta riuscendo a riportare i bianconeri ai livelli visti fino a prima della pandemia. Poi, è chiaro: se la Juventus dovesse prendere questa decisione, le trattative per chiudere la partita col tecnico sarebbero immediate. Da un lato, il club proverebbe a risparmiare qualcosa. Dall'altro, Allegri non correrebbe il rischio di star fermo quasi tre anni. Ma queste, chiaramente, sono ipotesi. La certezza è ciò che prevede il contratto.
Quanto vale la Champions League per la Juventus
Sulla base attuale, il rischio è quello di fallire gli obiettivi della stagione. Trovarsi subito fuori dalla Champions League equivarrebbe a rinunciare sin da subito a 9,6 milioni di euro per il passaggio agli ottavi di finale, ormai quasi del tutto compromesso. A questi, poi, vanno aggiunti i mancati incassi dal botteghino (anche in caso di retrocessione in Europa League, non è che ci sia da aspettarsi il pienone all'Allianz Stadium, cosa che già adesso è un'utopia) e i premi per i risultati sul campo nella fase a gironi (2,8 milioni per ogni vittoria e 930 mila euro per ogni pareggio), che la Juventus potrebbe riportare ai livelli degli anni passati soltanto centrando una qualificazione che avrebbe quasi del miracoloso. Vincendo tutte e quattro le partite rimanenti, metterebbe in cassa 11,2 milioni e tornerebbe alla carica per inserirsi tra Paris Saint-Germain e Benfica, oggi prime a punteggio pieno nel girone e attese dallo scontro diretto della prossima giornata.
Più che il danno attuale, però, la Juventus dovrebbe guardarsi le spalle dal danno potenziale. Oggi non solo si vede in campo una squadra non all'altezza dell'accesso agli ottavi di Champions League, ma pure una squadra che rischia seriamente di non tornarci, in Champions. E quello sì che sarebbe un danno enorme, per le casse bianconere. Significherebbe rinunciare in partenza a circa 50 milioni di euro, la differenza tra l'ottantina di milioni che anche negli ultimi anni di insuccessi sono stati garantiti ai bianconeri e la trentina di milioni messa sul piatto di chi vince l'Europa League. Questo, però, supponendo che la Juventus di Allegri riesca a far strada, nell'Europa di Serie B. Tra i circa 10 milioni quasi del tutto compromessi per quest'anno e la prospettiva di non poter accedere all'eldorado della Champions League nel prossimo, concedersi un secondo anno fallimentare vorrebbe dire buttar via almeno 60 milioni di euro.
Allegri-Juventus, un bivio sotto la lente della Uefa
Un buco del genere, per la Juventus, sarebbe meglio evitarlo. Soprattutto dopo l'ultimo report di Exor, che indica per il club perdite pari a 132 milioni di euro nel periodo gennaio-giugno 2022 e che – se questo dato non dovesse essere rettificato nel bilancio bianconero – porterebbe il rosso complessivo dell'esercizio 2021/22 oltre i 250 milioni di euro, sommandolo ai 119 milioni di perdite del primo semestre. Peggio dell'anno precedente, quando si erano sfiorati i 210 milioni totali. In più, con gli occhi della Uefa ben aperti sui conti di Madama.
La Juventus ha infatti sottoscritto un settlement agreement triennale che parte da una sanzione di 3,5 milioni di euro non condizionati, a cui aggiungere altri 20,5 milioni in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, ovvero il riequilibrio tra i costi della rosa e i ricavi, alla base dei nuovi regolamenti sulla sostenibilità finanziaria che vanno a sostituire il fair play finanziario. Senza la Champions e i suoi ricchi introiti, rientrare in questi parametri potrebbe dover significare ridimensionamento. Con o senza Allegri, il cui esonero a questo punto potrebbe essere il minore dei mali.