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Quando Allegri alla Juventus spiegò i problemi di Conte in Champions

Nel corso della sua esperienza alla Juventus, Massimiliano Allegri si rese protagonista di uno dei suoi show in conferenza stampa in occasione di una sfida di Champions, sottolineando le difficoltà trovate al momento dell’arrivo in bianconero. I giocatori reduci dalla gestione Conte sembravano tesi e quasi impauriti in vista dei match europei.
A cura di Marco Beltrami
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La Champions si è rivelata spesso e volentieri indigesta per Antonio Conte. Tra Juventus, Chelsea e Inter, l’allenatore non è riuscito ad andare oltre i quarti, collezionando anche un’eliminazione agli ottavi e tre alla fase a gironi, le ultime due sulla panchina nerazzurra. Cosa c'è alla base di questi risultati deludenti? Oltre all'aspetto tattico, con il ricorso costante ad un 3-5-2 poco funzionale in Europa, sotto accusa anche l'atteggiamento del mister nei confronti della sua squadra. A tal proposito torna attuale un celebre sfogo di Massimiliano Allegri che ne raccolse l'eredità sulla panchina della Juventus.

Antonio Conte ha fatto il suo esordio in Champions da allenatore sulla panchina della Juventus. Nelle sue due avventure sulla panchina bianconera, prima ha raggiunto i quarti dove è stato battuto dal Bayern, e poi è stato eliminato alla fase a gironi, con la memorabile disfatta sul campo ghiacciato contro il Galatasaray. Dopo le dimissioni a sorpresa dell’estate successiva, il suo posto fu preso a sorpresa da Massimiliano Allegri che alla prima annata in bianconero riuscì a spingersi fino alla finale di Champions dove fu sconfitto dal Barcellona. Complessivamente il toscano centrò poi, due quarti di finale, un ottavo e un’altra finale persa contro il Real Madrid.

Nel marzo 2019, Allegri in conferenza stampa si rese protagonista di uno dei suoi show. Alla vigilia del match valido per gli ottavi di Champions contro l'Atletico Madrid, dopo il ko dell'andata per 2-0, e con i bianconeri ad un passo dall'eliminazione (in realtà poi arrivò l'impresa, con il 3-0 firmato CR7 e la qualificazione ai quarti dove la Juve si arrese all'Ajax), il tecnico della Vecchia Signora rispose per le rime a chi parlava di rischio "fallimento" da parte della sua squadra: "La Champions è l’obiettivo della Juventus, ma non quest’anno: da quando sono qui, per noi è sempre stato un obiettivo". Nelle sue parole anche un riferimento tutt'altro che velato al passato targato Conte e all'ambiente trovato nello spogliatoio al suo arrivo, alla vigilia delle gare continentali: "La prima volta che sono arrivato alla Juventus e ho giocato una partita di Champions, c’era gente che era bianca come questo pallone, non le strisce nere ma quelle bianche perché aveva paura di giocare con il Malmö".

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Un eccesso di "pressione" dunque deleterio per la squadra, che in Champions anche contro un avversario di caratura inferiore, sentiva il peso della responsabilità. Parole che sono tornate d'attualità anche dopo l'ultimo flop europeo dell'Inter, eliminata dalla massima competizione continentale ai gironi anche nella stagione 2020/2021. La sensazione che hanno dato i nerazzurri è quella di aver rinunciato a quel pizzico di spensieratezza soprattutto in occasione del doppio confronto contro un avversario alla portata come lo Shakhtar, in cui non sono stati capaci di segnare, al netto di episodi sfortunati e parate importanti dell'estremo difensore ucraino. Troppa tensione, troppo nervosismo, quello che il mister sembra infondere alla squadra. Una situazione che è venuta fuori anche in occasione delle interviste post-partita della massima competizione continentale.

Inevitabile dunque un paragone con il suo erede nell'esperienza alla Juventus, venuto fuori anche per un altro aspetto, ovvero quello relativo alla capacità di sapersi adattare alle situazioni a livello tattico. Fabio Capello infatti sull'argomento dichiarato: "Gasperini è un allenatore ragazzi. Intelligente. Ha capito che doveva cambiare qualcosa tatticamente, ha capito che non poteva giocare come l'altro anno. È questa la forza dell'allenatore. Allegri è uno che cambiava tatticamente, che leggeva la partita. E mi fermo qui".

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