Perchè i calciatori non possono scommettere: il regolamento spiegato
Il calcio italiano scosso dal caso ‘scommesse illecite‘. La pausa dal campionato avrebbe dovuto portare attenzione nei confronti della Nazionale Italiana, alla ricerca del pass per EURO 2024, ma è esplosa questa vicenda con l'indagine su Nicolò Fagioli e l'irruzione a Coverciano per chiarire le posizioni di Sandro Tonali e Niccolò Zaniolo. I nomi dei due calciatori azzurri, insieme a quello di Zalewski della Roma, sono stati fatti dall'agente fotografico Fabrizio Corona, a sua volta convocato dalla polizia come persona informata dei fatti. Una vicenda a dir poco intricata e sulla quale, al momento, si sa molto poco a livello ufficiale.
Si è parlato subito di squalifiche ai calciatori e sanzioni ai club ma per mettere qualche punto fermo a livello giuridico ha parlato a Fanpage.it Paco D'Onofrio, professore Associato dell'Università degli Studi di Bologna e avvocato specializzato in diritto sportivo, che ha assunto la difesa di atleti, dirigenti e società nei principali processi sportivi, da Calciopoli al Calcioscommesse, con una continua attività di assistenza nei confronti dei procuratori sportivi ed occupandosi di doping.
D'Onofrio, la domanda madre: ma i calciatori possono scommettere?
“I calciatori non possono scommettere nel perimetro degli eventi del loro sport. Oltre al calcio si può fare. La norma nasce partendo dal fatto che un tesserato, appartenente ad un sistema sportivo, possa avere influenze e quindi scommetti su qualcosa che ti è vicino. Questo non è considerato opportuno. Se sono un calciatore posso scommettere su altri eventi perché non c’è vicinanza. Le indagini devono evidenziare questo: in uno dei casi c’è stata un’ammissione, ma bisogna vedere che strada prenderanno”.
Si è parlato di tre anni di squalifica e un’ammenda: cosa rischiano realmente i giocatori, norme alla mano.
"Questa è l’indicazione tabellare, ovvero quella scritta sul codice, sulla quale possono incidere circostanza di tipo aggravante e attenuante. Per esempio, in senso attenuante, conta molto lo spirito collaborativo della persona sottoposta a indagini perché la federazione non dispone di mezzi ispettivi come lo Stato (intercettazioni, interrogatori, le forze dell’ordine) ed è come se chiedesse ai suoi consociati di essere vigili nel rispetto delle regole. Gli stessi soggetti incolpati, se danno notizie di altri fatti di cui sono a conoscenza e aiutano le indagini, possono ottenere sostanziosi sconti di sanzione. Bisognerà capire se queste persone vorranno solo rispondere della loro posizione o contribuire a fare maggior chiarezza su altri episodi. A quel punto ci potrebbe essere anche una riduzione della sanzione originaria. La norma parla di ‘almeno 3 anni’ ed è molto rigorosa ma è un’indicazione che tiene conto anche di queste cose che ho appena detto".
Lo stesso vale per chi gioca all’estero o solo per chi gioca in Italia?
"La sanzione si estende per due ordini di motivi: il primo per evitare facili elusioni, mettiamo caso che il prossimo anno un calciatore vada a giocare all’estero e compie una serie di illeciti per la FIGC sapendo che non varranno dove andrà; e il secondo perché il sistema dell’ordinamento sportivo è considerato un unico ambito, quindi una sanzione comminata in un sistema federale vale anche per gli altri. Vale sia per questo tipo di situazioni che per il doping, ad esempio".
Cosa rischiano i club e le persone che, eventualmente, erano a conoscenza di quello che stava accadendo?
"La norma sulle scommesse, come la norma sull’illecito sportivo, prevede una responsabilità anche per chi pur non facendo parte dell’irregolarità fosse a conoscenza. Il cosiddetto ‘obbligo di denuncia’. Questo è compito della procura federale e non statale, che non ha questo tipo di esigenza: per la federazione sarà importante capire se, a prescindere dai protagonisti o gli eventuali colpevoli (in questo momento sono persone indagate e c’è la presunzione di innocenza), qualora si accertasse un’eventuale responsabilità bisognerà capire se altri ne fossero a conoscenza. Compagni di squadra, dirigenti, allenatori: in quel caso c’è una responsabilità per non aver denunciato pur avendo contezza di ciò che stava accadendo. In quel caso ci potrebbe essere un allargamento per omessa denuncia, che prevede almeno sei mesi di squalifica. C’è il rischio dell’effetto domino, con altri soggetti coinvolti a vario titolo. In questo momento ci sono cose che non possiamo sapere e dobbiamo aspettare per avere delle informazioni in più".
Quanto cambia scommettere in generale e scommettere su una partita della propria squadra: che distinzione c’è.
"Non è un aggravante codificata e nel codice non c’è scritto esplicitamente ‘se scommetti per la tua squadra è peggio’ ma è più grave. Siccome la logica della norma, la sua ratio, è quella di evitare che un soggetto che sia a conoscenza dell’andamento di una partita o ne sia il protagonista e possa essere facilitato: se la scommessa è relativa ad una partita in cui il giocatore è protagonista, è della sua squadra, viene considerato un aggravante. Non è scritto espressamente ma a differenza dei giudici penali quelli sportivi nell’individuare la sanzione hanno dei margini più ampi: quindi nell’esercitare questa discrezionalità tengono conto di una serie di circostanze anche non espressamente specificate perché è il principio dell’etica. Puoi sbagliare e oltre a quello potresti essere ‘non etico’: già scommettere non è corretto e se scommetti lo è ancora meno. Un aggravante non codificata, ed è una circostanza frequente nel diritto sportivo".
Come si procederà adesso: quali sono i prossimi passaggi per questa vicenda?
"Si stanno muovendo le due procure, quella statale che ha dei tempi più ampi rispetto a quelli federali che hanno esigenze di tempi più rapidi per arrivare ad una conclusione. In questo momento credo che stiano acquisendo gli atti per verificare se procedere nei confronti di questi soggetti o ipotizzare che ci siano altri coinvolgimenti. Ha 60 giorni per la chiusura con possibilità di proroga di 40 ed eventualmente di altri 20. Se ci sarà la certezza del coinvolgimento di altri soggetti ci sarà una proroga altrimenti a breve arriveranno le prime comunicazioni. In realtà prima del deferimento arriva una comunicazione che si chiama ‘avviso di conclusione delle indagini preliminari’. Quando arriva quella comunicazione, la parte sa che verrà deferita e dà la possibilità di patteggiare. È una novità che c’è da qualche anno e la sanzione può essere ridotta del 50%".
Quando dobbiamo aspettarci delle novità più concrete da parte della procura.
"Ogni posizione è autonoma, benché il filone di indagine è lo stesso e non è escluso che possano essere collegati un unico processo sportivo come fu per Calciopoli o per il calcioscommesse. Al momento ogni posizione è autonoma: c’è un calciatore che si è autodenunciato ad agosto e in base a quello che sappiamo l’apertura c’è stata a settembre: da lì vanno conteggiati i primi 60 giorni, e poi ci potrebbero essere delle proroghe (40 + 20 autorizzati dal CONI). Bisogna capire che tipo di sensibilità investigativa la procura porterà avanti. Il processo sportivo, però, deve terminare entro 90 giorni dal deferimento: normalmente sono molto celeri e questo termine non rischia mai di essere superato".