“Qualcuno riesce anche a dire che CR7 era un problema”. A Chiellini e Bonucci fischiano le orecchie
Il problema della Juventus era Cristiano Ronaldo. A leggere a ritroso la narrazione dell'addio di CR7 ai bianconeri e all'Italia sembra di trovarsi in una dimensione parallela, totalmente svincolata dalla realtà. E la realtà, quella vera, è raccontata dal campo: a Bergamo – ma era già accaduto a Old Trafford – il campione portoghese è stato decisivo con le sue reti. Ne ha fatte 3 delle 5 che il Manchester United ha rifilato all'Atalanta. Tutte decisive: quella del 3-2 e, più ancora, la doppietta nel 2-2 che ha permesso alla squadra di restare in vetta alla classifica del girone di Champions League.
Cinque centri in quattro incontri di Coppa, una goccia nel mare dei 139 realizzati in carriera nella competizione che è casa/cosa sua. Eccezion fatta per il guizzo contro lo Young Boys alla prima giornata (vanificato da un passaggio avventato di Jesse Lingard), il lampo al 95° col Villarreal è l'amuleto magico che ha reso un po' meno complesso il cammino degli inglesi. E se oggi i Red Devils hanno un pezzo di qualificazione agli ottavi in tasca lo devono al cinque volte Pallone d'Oro che c'è quando serve, quando occorre la zampata del migliore. Era a centro area, pronto alla battuta, al momento del tacco di Bruno Fernandes che ne ha innescato il tiro. Era lì, a mettere pressione alla difesa della ‘dea' nell'assalto finale.
I numeri non dicono tutto, né bastano a colmare le lacune della formazione di Solskjaer, ma spiegano bene quanto sia imprescindibile avere in rosa un calciatore del rango di Cristiano Ronaldo in rosa. E come – per usare la battuta di Rio Ferdinand condivisa sui social – reputarlo un "problema" sia folle. Non è solo questione di talento e di tecnica ma di voglia di vincere sempre, non mollare mai, spingersi oltre i limiti, cercare un gancio in mezzo al cielo e prenderlo al volo perché tutto può cambiare.
A Torino gli è riuscito solo in parte: fu lui a ribaltare l'Atletico Madrid dopo la sconfitta pesante in Spagna ma non è stato sufficiente perché la squadra scollinasse il crinale dei quarti e degli ottavi nella sua esperienza con Allegri, Sarri e Pirlo. Ed è finita malissimo, con l'aggravante della crisi economica e di uno sforzo a bilancio non compensato dai risultati del campo. "Sarebbe stato meglio se fosse andato via prima", le parole di Giorgio Chiellini a cui hanno fatto eco quelle di Leonardo Bonucci ("con lui ci siamo persi").
Frasi che stridono con ciò che Ronaldo, a 36 anni, ha mostrato di rappresentare (ancora) al Manchester United. "Qualcuno riesce anche a dire che era un problema", è la chiosa polemica di Gasperini al termine della sfida di Champions. Una tirata d'orecchio ai bianconeri e, al tempo stesso, un attestato di stima ulteriore nei confronti del campione. Parole ricambiate dallo stesso CR7 che ha elogiato il modo in cui il tecnico (abbracciato alla fine del primo tempo) fa giocare l'Atalanta e, implicitamente, ha lasciato trapelare come in realtà il problema della Juve fosse proprio questo: non avere un'identità di gioco adeguata e calciatori in grado di affermarla.