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Mondiali in Qatar 2022

Psicodramma Lukaku dopo gli orrori ai Mondiali: piange inconsolabile e sfascia la panchina

Il crollo verticale del Belgio ai Mondiali porta il nome e il volto di Romelu Lukaku. Il gigante belga ha fallito in modo incredibile almeno 4 palle gol contro la Croazia, crollando nel post partita tra rabbia e frustrazione. Mettendo nel peggiore dei modi la parola ‘fine’ alla Generazione d’Oro belga.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'uscita dai Mondiali del Belgio è un fallimento totale e porta il volto e il nome di un giocatore: Romelu Lukaku. Sui piedi e sulla sua testa del gigante belga si sono spente nella ripresa le tutte le speranze di proseguire nel sogno iridato, condannando la Nazionale della "Generazione d'Oro" ad un tristissimo addio. La fine di un'era, conclusasi nel peggiore dei modi.

La Generazione d'Oro del Belgio ammaina così ufficialmente la bandiera uscendo a testa bassissima ai Mondiali in Qatar. Anche contro la Croazia, nella partita decisiva per la qualificazione agli ottavi e proseguire nell'avventura iridata i Diavoli Rossi non sono riusciti a esprimere un buon calcio, faticando e subendo agonismo e qualità avversarie. L'emblema della manifesta incapacità di sovvertire il crudele destino è nella partita (e nel Mondiale) di Romelu Lukaku. Voluto fermamente dal ct Martinez che lo ha convocato e tenuto in rosa malgrado una forma fisica più che precaria, il gigante nerazzurro ha mostrato tutti i suoi problemi fisici nei 45 minuti contro la Croazia, dove ha sbagliato l'impossibile.

Poteva e doveva essere lui il classico salvatore della patria, chiamato a risolvere la situazione già disperata e invece si è tramutato in un giudice spietato. Almeno quattro occasioni da gol fallite in modo imbarazzante, per un bomber che è apparso del tutto irriconoscibile, che alla fine è crollato sotto il peso delle responsabilità e della pressione, consapevole di quanto accaduto. Uscendo dal terreno di gioco, coprendosi il volto con la maglia della Nazionale e consolato da Henry mentre il Belgio salutava il Mondiale. Frustrazione e rabbia, esplose in un furioso colpo dato alla panchina, che racchiude la conclusione di tutto e lascerà per sempre un'amarissima fotografia di sè e del Belgio.

Lukaku è stata la punta dell'iceberg di un Mondiale da cancellare del tutto, di un addio amarissimo per una squadra tra le più forti e complete di sempre della storia del Belgio e che oggi si ritrova a salutare il calcio internazionale senza alcun trofeo in bacheca. Dando, alla fine, ragione a capitan De Bruyne che aveva scoperchiato il problema, evidenziando una realtà lapalissiana: il meglio era stato già dato 4 anni fa. Una verità che, pur se scomoda, era davvero davanti agli occhi di tutti: per età media la squadra dei Diavoli Rossi è fra le più anziane del Mondiale  con 27,8 anni e ben 11 convocati sono Over 30.

Parole del capitano che avevano creato più di un semplice malumore all'interno dello spogliatoio con le successive smentite nell'estremo tentativo di mantenere il gruppo coeso senza far entrare polemiche ulteriori a quelle che già hanno accompagnato l'avventura sotto tono in Qatar per una mancanza di gioco e di personalità a tratti inspiegabili. Con un Girone difficile ma non certo impossibile e che ha visto approfittarne un Marocco più concreto e solido. Così, con una vittoria (di misura) sul Canada, una sconfitta e un pareggio l'addio è diventato una amarissima realtà.

La disperazione di Lukaku a fine match: è l'emblema del fallimento mondiale del Belgio
La disperazione di Lukaku a fine match: è l'emblema del fallimento mondiale del Belgio

In patria la delusione è stata cocente, ancor più degli stessi giocatori in campo, visto che nella Generazione d'Oro si erano riversate tutte le speranze e le aspettative di un Paese che con la propria Nazionale mai è riuscita a imporsi a livello europeo e mondiale. Con l'uscita mesta in Qatar, tutto è rimasto inevaso, nessun successo reale ma solo carezze alla storia per una fine che nessuno si sarebbe atteso realmente. I fenomenali Diavoli Rossi avevano fatto le prime prove generali alle Olimpiadi di Pechino nel 2008, poi avevano iniziato a crescere, fino a fare realmente sul serio dalle qualificazioni a Brasile 2014 fino a oggi, ma senza raccogliere nulla di concreto. Vertonghen e Mertens, Witsel e Alderweireld, Eden Hazard e Kevin De Bruyne, Courtois e Carrasco. E lo stesso Lukaku. Mai più si presenterà una generazione di tale cristallino talento, ma purtroppo rimarranno gli eterni incompiuti: immensi campioni, senza trofei.

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