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Psicodramma Jorginho sui rigori, cambia ancora la rincorsa e va in crisi: abbiamo un problema

Jorginho in confusione, non sa più come tirare i rigori. Se l’Italia non è già qualificata ai Mondiali di Qatar 2022 è colpa della sua “maledizione” dal dischetto.
A cura di Maurizio De Santis
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Due calci di rigori sbagliati, l'uno all'andata in Svizzera e l'altro allo stadio Olimpico. Entrambi pesanti. Entrambi decisivi. Finì 0-0 a Basilea, non si è andati oltre il risultato di 1-1 a Roma. Uno psicodramma perché adesso la Nazionale si gioca tutto a Belfast contro l'Irlanda del Nord, dovrà lottare contro lo spauracchio dei playoff da evitare che fa di nuovo capolino quattro anni dopo la Svezia. Se l'Italia non è già qualificata ai Mondiali di Qatar 2022 è colpa della "maledizione" dal dischetto che sembra aver avviluppato Jorginho. Le legge di Murphy descrive in pieno qual è la situazione in cui si trovano lui e la squadra: Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo.

Colpa del caos che ha in testa e della confusione nella quale è piombato dopo la finale di Wembley. Colpa dei demoni con i quali ha provato a fare i conti ma senza trovare la soluzione. Colpa di quei brutti pensieri che gli hanno tolto la certezza del suo marchio di fabbrica: quel saltello con il quale aveva mandato ko la Spagna. Colpa del senso di smarrimento che lo ha preso e lo ha portato a cambiare rincorsa, modo di calciare e calibrare la forza nell'impatto con la palla.

Le mani grandi di Donnarumma neutralizzarono anche l'errore commesso contro gli inglesi, che già cantavano It's coming home, e trasformarono la disperazione in gioia. Da allora il centrocampista del Chelsea non è stato più lo stesso almeno con la maglia dell'Italia addosso perché con i Blues la sfumatura, quel vezzo caratteristico dagli undici metri, gli permise di riscattarsi in Supercoppa Europea contro il Villarreal. Anche in Champions contro il Malmö – ma in quel caso accantonò il saltello – sembrò guarito.

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Invece, no. Jorginho non è bastato per liberarsi dall'incantesimo. E con l'Italia ha sentito di nuovo la terra tremare e franare sotto i piedi. Sommer, il portiere che si allena con gli occhiali magici, anche questa volta non ha avuto bisogno di ricorrere né ad effetti speciali né ai trucchi del mestiere. Ha semplicemente studiato l'avversario. Lo ipnotizzò all'andata con una furbata, non cadendo nella trappola del saltello, è rimasto freddo e lucido anche all'Olimpico. Non lo è stato l'Azzurro: calcia forte, anche troppo, alzando mira e traiettoria. Preda dei suoi demoni.

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