Provedel espulso in Sassuolo-Lazio e poi graziato dal VAR: perché è un grave errore dell’arbitro
La Lazio ha battuto agevolmente il Sassuolo alla ripresa del campionato dopo la sosta per le nazionali, ma in avvio di secondo tempo i biancocelesti hanno corso il serio rischio di compromettere una partita che avevano già in mano e che potevano portare a casa senza grossi patemi. Sul 2-0 al 15′ della ripresa infatti un'avventurosa uscita di Ivan Provedel ai limiti della sua area di rigore ha provocato il caos: il portiere biancoceleste una volta che si è visto scavalcare dal pallone, convinto di essere all'interno della sua area, lo ha afferrato con le mani in presa alta. L'arbitro Di Bello interrompe il gioco e sventola il cartellino rosso in faccia all'estremo difensore dei capitolini che continuava a professare la sua innocenza. Dopo diversi minuti il VAR smentisce la decisione presa in campo dal direttore di gara che è dunque costretto a tornare sui suoi passi e cancellare l'espulsione comminata in precedenza.
Un errore all'apparenza non così grave dato che dalle immagini al monitor la palla, nel momento in cui viene toccata da Provedel, è di pochissimi centimetri all'interno dell'area di rigore e che, nel caso il contatto fosse avvenuto fuori area, il cartellino rosso per DOGSO (chiara occasione da gol) a termini di regolamento sarebbe stato corretto. Ma l'errore diventa gravissimo nel momento in cui si ricostruisce la dinamica di ciò che è successo in quel momento sul terreno di gioco tra l'arbitro Di Bello e l'assistente Bottegoni che hanno decretato un'espulsione sulle sensazioni. Dato che, come evidenziato dall'ex arbitro Luca Marelli ai microfoni di DAZN, nessuno dei due era in una posizione tale da permettergli di valutare se il pallone afferrato dal portiere della Lazio fosse fuori o dentro l'area bianconceleste.
"Hanno combinato un bel pasticcio tra arbitro e assistente. Secondo me la colpa è più dell'assistente come si può vedere dall'immagine che testimonia il fatto che è stato l'assistente a chiamare l'arbitro nonostante per lui fosse impossibile stabilire se il pallone fosse fuori o dentro l'area di rigore al momento del tocco di Provedel. Ed è proprio per questo motivo che l'intervento di arbitro o assistente è stato quantomeno avventuroso. Perché l'assistente, al momento del contatto tra il pallone e Provedel, è lontano almeno sei/sette metri rispetto alla linea dell'area di rigore perciò non ha nessuna prospettiva. Di Bello non ha nessuna profondità e pertanto è impossibile che possano aver giudicato sulla base di una certezza. Sono andati a sensazione e in campo sulle sensazioni non si arbitra" ha infatti esordito Marelli ponendo l'obiettivo sull'errata posizione dell'assistente.
"Naturalemente se il pallone fosse stato toccato con le mani fuori area da Provedel il cartellino rosso per DOGSO (chiara occasione da rete) sarebbe stata corretto, in realtà però il pallone è stato toccato sulla linea che fa parte dell'area di rigore. Bottegoni sembra scusarsi con Provedel, da qui la sensazione che sia stato lui a chiamare l'arbitro affinché effettuasse l'espulsione del portiere della Lazio per aver toccato il pallone con le mani fuori dall'area di rigore . Un errore molto grave, non tanto per il fatto del dentro/fuori che è questione di pochi centimetri, ma per il fatto che non aveva nessuna prospettiva dato che si trovava completamente fuori posizione. Una cosa che può capitare perché i calciatori sono più veloci, ma segnalare un'espulsione in quella posizione è un errore che arbitralmente è molto, molto grave" ha infine chiosato Luca Marelli dopo Sassuolo-Lazio condannando l'operato di arbitro e assistente nell'episodio dell'espulsione di Provedel poi cancellata dal VAR.