Processo Aemilia, Vincenzo Iaquinta si sfoga via social: “Vittima della giustizia italiana”
Vincenzo Iaquinta si sfoga sui social e torna a parlare del processo ‘Aemilia' che lo ha visto convolto insieme al padre Giuseppe (condannato a 13 anni per associazione mafiosa) e punito con due anni di reclusione per detenzione illegale di armi. "Una volta si può sbagliare, due inizia a diventare accanimento giudiziario. Mi sento vittima della giustizia italiana".
Nel suo sfogo su Instagram, l'ex campione del mondo 2006 spiega il proprio punto di vista: "Sono un uomo stanco, le mie gambe non corrono più ma la mia testa sì e corre veloce. Sto cercando una soluzione non la pietà, un miracolo o la compiacenza di altri. Voglio solo giustizia, verità." Il tutto a difesa del padre che oggi si trova recluso e che in appello si è visto ridurre la pena solo di sei anni rispetto alla sentenza di primo grado (in cui l'accusa chiedeva 19 anni).
L'accorato appello continua a difesa del genitore: "Mi chiamerò da oggi in poi Giuseppe Iaquinta" conclude nell'audio di oltre cinque minuti "condannato da innocente" perché, sostiene l'ex attaccante tra gli altri di Udinese e Juventus, "è stato condannato da uomini che non hanno giudicato in base alla realtà dei fatti. Si può sbagliare una volta ma due inizia a diventare accanimento giudiziario"
La sentenza del processo Aemilia
Il videomessaggio di Iaquinta arriva a pochi giorni dal giudizio in appello del processo ‘Aemilia' avvenuto lo scorso 17 dicembre. Il processo di secondo grado era iniziato lo scorso 13 febbraio ed era durato per 10 mesi. Una serie di udienze che fu fermata per il problema legato alla pandemia di Covid. Adesso è arrivata la sentenza in cui è stata confermata la condanna a due anni per Vincenzo Iaquinta, al quale è stato concesso però il beneficio della sospensione condizionale della pena detentiva. Nella stessa giornata si è arrivati anche al giudizio per il padre, Giuseppe, la cui pena è stata ridotta da 19 a 13 anni.