Piqué racconta il terrore nello spogliatoio dello United: “Keane perse la testa, me la feci sotto”
Non se la passa bene Gerard Piqué al Barcellona: il 35enne difensore catalano, che negli ultimi tempi ha fatto parlare di sé più per la vicenda della separazione con Shakira dopo il tradimento che per le sue gesta sul campo, è ormai ai margini della squadra, panchinaro fisso come peraltro gli aveva anticipato Xavi prima dell'estate. Piqué quest'anno è sceso in campo in due sole partite con la squadra blaugrana, un tempo nel facile impegno col Viktoria Plzen e l'intero match di Liga col Cadice, ugualmente una passeggiata.
Come si vede impegni non di cartello, che fanno capire come le prime scelte al centro della difesa siano i vari Araujo, Christensen e Garcia. Un crepuscolo triste per un calciatore che il Barcellona aveva voluto riportare a tutti i costi a casa nel 2008 – quando aveva 21 anni – dopo che giovanissimo aveva lasciato il settore giovanile catalano per andare a firmare il suo primo contratto da professionista col Manchester United. Per il 17enne Gerard fu come saltare una decina di gradini tutti assieme, venendo catapultato in una realtà che fino a quel momento aveva visto solo in TV, con personalità fortissime come quella del ‘cattivissimo' Roy Keane, uno che ha costruito un'intera carriera sul mordere gli avversari in campo.
Se qualcuno pensa che l'ex mastino di centrocampo fosse tutt'altra persona fuori dal terreno di gioco, beh, si sbaglia. Un aneddoto raccontato da Piqué qualche tempo fa su ‘The Players' Tribune' fa capire la durezza di Keane anche nei confronti di un imberbe compagno di squadra: "In una delle mie prime partite all'Old Trafford ricordo di essere stato nello spogliatoio, con l'equipaggiamento pronto e una grande tensione addosso. Immaginate: io, 18 anni, seduto in quella minuscola stanza ad infilarmi i calzettoni accanto a Ruud Van Nistelrooy, Ryan Giggs e Rio Ferdinand. Volevo essere invisibile. Ho solo pensato: fai quello che devi fare e passa inosservato".
"Eravamo seduti ad aspettare che il mister venisse a parlare con noi e io ero seduto accanto a Roy Keane – continua il racconto di Piqué – Lo spogliatoio era così piccolo che le nostre gambe quasi si toccavano. Non c'era proprio spazio. Silenzio di tomba. Improvvisamente si sentì qualcosa vibrare. Molto dolcemente. Bzzzzz… Bzzzzzzz… Roy iniziò a guardarsi intorno. Bzzzzzzzz… Merda! Ho capito che ero io. Era il mio cellulare. L'avevo lasciato in modalità vibrazione nella tasca dei pantaloni, nella borsa da palestra appesa alla gruccia, appena dietro la testa di Roy Keane".
A questo punto l'episodio diventa un horror, almeno dal punto di vista dello spagnolo: "Roy non sapeva da dove provenisse il rumore. Non riuscì a trovare il telefono e iniziò a cercarlo in tutto lo spogliatoio come un pazzo. I suoi occhi continuavano a guardare ovunque cercando di scoprire da dove provenisse quel rumore. Avete presente la famosa scena del film Shining, quando Jack Nicholson appare all'improvviso con la testa fuori dalla porta? Ecco come appariva. Poi gridò: ‘Di chi è questo telefono?'. Silenzio di tomba. Ha chiesto di nuovo. Ancora silenzio. Chiese per la terza volta scandendo le parole: ‘Di chi. È. Questo. Maledetto Telefono?!?'. Alla fine, come un bambino piccolo e nel modo più delicato possibile, dissi: ‘Mi dispiace molto. È mio'. In quel momento Roy perse completamente la testa! È impazzito davanti a tutti! È stato impressionante. Me la feci sotto. Ma è stata una buona lezione…".