Pioli stoppa l’intervistatrice: “Si sbaglia, non leggo. Però ho amici che mi mandano messaggini”
Il Milan aveva due risultati su tre a disposizione per blindare il secondo posto alle spalle dell'Inter che sta ancora festeggiando lo scudetto, ed il pareggio per 0-0 in casa della Juventus non può che fare contenti i rossoneri e Stefano Pioli, che a quattro giornate dalla fine conserva cinque punti di vantaggio sulla squadra di Allegri. Nel dopo partita il tecnico rossonero, presentatosi rauco ai microfoni di DAZN, si dice soddisfatto della prova dei suoi, prima di stoppare l'intervistatrice Giorgia Rossi quando gli chiede come ha vissuto le voci delle ultime ore sui suoi sostituti al Milan l'anno prossimo, con Lopetegui in pole. "Credo che legga anche lei dei suoi possibili successori, come riesce ad isolarsi…", "Si sbaglia, perché non leggo più niente da tanto tempo" è stato lo scambio tra i due.
Pioli ha poi proseguito ammettendo che comunque qualcosa gli arriva: "Chiaramente però ho gli amici che mi mandano messaggini, gli dico di non mandarmeli ma me li mandano… Vivo tutto con grande concentrazione, perché so che conta solamente cercare di fare bene in tutte le partite. Per noi era importante oggi, quindi vivo con grande concentrazione e anche con la serenità di aiutare la squadra ad arrivare bene fino alla fine".
Il 58enne tecnico parmense – che ha riportato lo scudetto al Milan nel 2022 dopo un digiuno di 11 anni, diventando "on fire" per i tifosi del Diavolo, quegli stessi che adesso ne chiedono la testa – ha un altro guizzo quando poco dopo Stefano Borghi si rivolge a lui premettendo che "il tono un po' dimesso si capisce, è un momento particolare", al che viene subito stoppato: "No, no, dimesso perché non ho la voce, poi le altre cose fanno parte del calcio, si sa come vanno queste cose".
E queste cose vanno – Pioli lo sa bene – che un allenatore che in cinque anni di Milan ha portato a casa uno scudetto e due secondi posti (se non succedono ribaltoni improbabili nelle ultime quattro gare) sarà mandato via a furor di popolo. È la spietata legge del calcio, dove l'emotività della piazza spesso può portare a decisioni non sempre suffragate dai numeri: non sarà facile fare meglio per chi verrà dopo Pioli.