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Piccini ha vissuto un incubo all’Atalanta: “Mi facevano sentire un invalido”

Cristiano Piccini ha raccontato la sua difficile esperienza nell’Atalanta di Gasperini, lasciando tutti sorpresi con le sue dichiarazioni.
A cura di Marco Beltrami
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Vuole riprendersi tutto, recuperando il tempo perduto. Cristiano Piccini è tornato a vedere il sole dopo un lungo periodo di buio, in cui ha dovuto fare i conti con la sfortuna. Un grave infortunio ha rischiato di compromettere definitivamente la sua carriera, proprio sul più bello, quando era entrato anche nel giro della Nazionale. Il 29enne ha chiuso il 2021 nel migliore dei modi tornando anche al gol con la maglia del Valencia, contro l'Elche, per un'iniezione di fiducia importante in vista del nuovo anno. E con la maglia dei "pipistrelli" Piccini ha ritrovato quella serenità che sembrava perduta nel periodo all'Atalanta, in cui le cose non sono decisamente andate nel migliore dei modi.

L’esterno cresciuto nella sua Fiorentina, e passato poi per Carrarese, Spezia e Livorno aveva cercato e trovato fortuna all’estero con Betis, Sporting Lisbona e Valencia. Nel 2019 però ecco la rottura della rotula e l'inizio di un calvario che avrebbe potuto anche impedirgli il ritorno in campo. E invece nel 2020 la possibilità di tornare in Italia in grande stile all'Atalanta, squadra brillante e sempre più protagonista in Italia (e in Europa). Impossibile dire di no, anche per cercare di mettersi maggiormente in mostra per Roberto Mancini e la sua Nazionale, con l'obiettivo di tornare in azzurro con costanza.

Le aspettative e le premesse del trasferimento sono state completamente disattese, e alla fine il bilancio di Piccini in nerazzurro racconta di una sola presenza, ovvero i 59′ contro lo Spezia. Poi solo panchine e ancora tanta sfortuna, a causa di altri problemi fisici. Il calciatore ha definito il suo calvario come una "guerra mentale e fisica per due lunghi anni". Se potesse tornare indietro Cristiano forse non accetterebbe il prestito all'Atalanta.

Il motivo? È lui stesso a raccontarlo in un'intervista al quotidiano spagnolo AS: "Il trasferimento all'Atalanta è stato un mio errore. Gasperini mi amava pur sapendo che ero fermo da un anno. Sono andato a Bergamo per due giorni a fare le visite mediche. E videro che avevo mancanza di forze e problemi che non erano ancora stati superati. Ma hanno deciso di assumermi. L'idea era di concedermi un mese di riqualificazione prima di entrare a far parte del team. Però ho firmato il contratto e il giorno dopo mi hanno messo ad allenarmi con la squadra come se niente fosse".

Una decisione però che si è rivelata prematura per il ragazzo che ne ha subito pagato le conseguenze: "Ho fatto un doppio allenamento perché era la pre-season. Dopo tre giorni il mio ginocchio ha iniziato a gonfiarsi e sono arrivati i primi discorsi: ‘Abbiamo sbagliato a farti firmare, non sei pronto…'". E Piccini si è sentito fortemente a disagio: "Mi facevano sentire un invalido e sembrava che il problema fossi io, quando sapevano benissimo come erano andate le cose. Entro tre giorni ero già fuori dalla squadra. Ho giocato una partita per 60 minuti. Ero zoppo. Non so nemmeno come ho fatto a restare in campo. Ho giocato perché non c'era nessun altro. È arrivato un momento in cui non mi sono nemmeno allenato con loro, ho lavorato con la seconda squadra".

Insomma l'esperienza bergamasca si è rivelata infernale per Piccini che ora spera di ritrovare lo smalto dei tempi migliori al Valencia, sia fisicamente che mentalmente: "È stato un incubo. Avevo bisogno di aiuto e ho trovato tutto tranne l'aiuto. Sembra che volessero affondarmi invece di aiutarmi. Ho chiesto di tornare a Valencia perché ero molto vicino a cadere in depressione".

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