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Petardo manda in ospedale Juankar, il Panathinaikos si rifiuta di giocare e grida al complotto

Caos durante Olympiacos-Panathinaikos con un calciatore della squadra ospite finito in ospedale per un petardo esploso nella zona dove si stava riscaldando. Match sospeso anche se il club biancoverde punta il dito contro il medico del match.
A cura di Marco Beltrami
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Caos in Grecia. La supersfida tra Olympiacos e Panathinaikos, grande classico del massimo campionato di calcio, si è chiusa con ampio anticipo e in malo modo. Tutto a causa di un brutto episodio costato caro ad uno dei protagonisti del match. Un petardo lanciato dai tifosi di casa, ha causato dei danni ad un calciatore ospite. L'arbitro italiano Maresca è stato spinto dopo circa due ore a sospendere il match definitivamente, ma non sono mancate feroci polemiche.

Ad avere la peggio è stato il terzino sinistro del Panathinaikos Juan Carlos Pérez López, meglio conosciuto solo come Juankar. Quest'ultimo faceva parte di un gruppetto di calciatori biancoverdi che si stava riscaldando a bordo campo sotto il settore più caldo dei tifosi dell'Olympiacos. Ad un certo punto proprio dagli spalti è arrivato un petardo che è esploso nei pressi di quella zona stordendo proprio i sostituti del Panathinaikos.

Il giocatore iberico è caduto a terra, con i compagni che subito si sono avvicinati a lui per assicurarsi sulle sue condizioni. Inevitabile dunque il ritorno negli spogliatoi per Juankar: i primi esami a cui è stato sottoposto hanno evidenziato una perdita parziale dell'udito e uno shock labirintico, un trauma all'orecchio interno che solitamente provoca instabilità, nausea e vertigini.

Dopo l'incidente i giocatori della formazione biancoverde si sono ritirati negli spogliatoi, rifiutandosi di rientrare in campo. L'arbitro dunque è stato costretto a sospendere definitivamente il match. Il compagno di squadra di Juankar, Aitor Cantalapiedra, ha raccontato ai microfoni di ‘Carrusel Canalla' su SER come sono andate le cose: "Juankar si stava riscaldando, hanno segnato il gol del pareggio e hanno iniziato a lanciare petardi e razzi. Ha avuto la sfortuna che uno gli sia caduto molto vicino. Due anni fa mi hanno lanciato una pietra, l'anno scorso hanno lanciato un petardo contro il nostro portiere… Quest'anno abbiamo detto ‘se succede qualcosa dobbiamo fermare il gioco. Se non lo fermiamo continuiamo a giocare come se nulla fosse successo'. Lui non riusciva nemmeno ad alzarsi".

Ora si attende il verdetto ufficiale sulla partita, anche se è scoppiato un caso legato al medico che ha refertato Juankar. Secondo la società biancoverde Christos Gogos avrebbe cambiato opinione sull'esterno spagnolo parlando di condizioni in via di miglioramento. Una situazione che potrebbe dunque condizionare poi il verdetto del giudice sportivo, sulla presenza o meno delle condizioni per giocare: "Il medico di gara ha cambiato il suo parere iniziale secondo cui il nostro calciatore non era idoneo a giocare e ora riferisce che Juancar sta meglio. Il Panathinaikos richiede per iscritto il parere del medico di gara, affinché possa essere intrapresa un'azione legale nei suoi confronti". Come se non bastasse poi la società biancoverde ha postato delle foto che sottolineano i legami tra Gogos e i vertici dell'Olympiacos in passato, un riferimento quasi complottistico.

Insomma la Federazione avrà il suo da farsi con il giudice sportivo che si baserà anche sul referto del direttore di gara italiano Fabio Maresca, divulgato da gazzetta.gr. Nella nota è sottolineato il cambio di opinione del medico, ma anche la pressione di entrambe le squadre nei suoi confronti: "60 minuti dopo l'incidente il ​​medico di gara visitò nuovamente il giocatore n.3 e mi disse che le sue condizioni erano migliorate, ma secondo il giocatore stesso non riusciva ancora a reggersi in piedi. Il medico di gara non è riuscito a decidere se il numero 3 del Panathinaikos potesse o meno competere, con l'attrezzatura medica che aveva in campo. Quindi ha iniziato a scrivere la dichiarazione allegata il 22 ottobre e l'ha firmata 40 minuti dopo. Poiché entrambe le squadre spingevano il medico di gara a cambiare la sua decisione e poiché erano trascorse più di due ore dall'interruzione, intorno alle 23:05 ho contattato i club, l'osservatore della Super League e le autorità di polizia che, da parte mia, erano presenti. Non c'erano le condizioni perché la corsa potesse ripartire”.

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