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Perin: “Tornare a giocare? Prendersi la responsabilità delle vite altrui è un peso” 

La Serie A valuta se ci sono le condizioni per tornare in campo ultimare la stagione. Tra le società e i calciatori le posizioni sono differenti nonostante l’unanimità annunciata dalla Lega Calcio. Mattia Perin del Genoa spiega: “Io sarei per riprendere ma la salute deve essere messa al primo posto”.
A cura di Maurizio De Santis
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Ripartire, quando e in quali condizioni? Vale davvero la pena mettere a repentaglio la propria incolumità col rischio di subire infortuni? Ci si può davvero allenare in sicurezza e poi andare in campo evitando i contagi? Che senso ha restare isolati per due mesi e passa nei centri sportivi senza avere alcuna possibilità di interagire perfino coi propri familiari? Sono alcune delle perplessità molto forti che ronzano in testa ai calciatori in queste settimane che dovrebbero accompagnare la ripartenza del campionato.

Condizionale d'obbligo, visto che tra commissione medico/scientifica del Governo e Federcalcio va trovata la quadra intorno al protocollo che scandirà la vita sportiva e le abitudini del "gruppo squadra". C'è dell'altro, ovvero le opinioni contrastanti dei giocatori che si dividono tra coloro che sono pronti a rimettersi al lavoro per il nuovo fischio d'inizio e quanti, invece, conservano reticenze.

  • Le parole di Daniele Gastaldello del Brescia sono la testimonianza diretta di come la frangia ostativa abbia molto più seguito (sotto traccia) di quanto si pensi e toccano diversi aspetti della vicenda, dalle motivazioni personali ai timori per la salute.
  • Quelle di Mattia Perin del Genoa (ma ancora di proprietà della Juventus) tracciano i contorni della situazione e s'inseriscono nel solco della fiducia scaturita dall'esempio della Germania. L'estremo difensore del Grifone ha parlato durante un evento organizzato dalla Università Luiss.

Abbiamo idee diverse, qualcuno vorrebbe ricominciare, altri hanno paura – ha ammesso Perin -. A me manca tantissimo il calcio. Io sarei per riprendere ma la salute deve essere messa al primo posto. I protocolli che vengono fatti sono per proteggerci tutti. L’importante sarà saper gestire la situazione come in Germania e prendersi la responsabilità delle vite altrui pesa per chiunque.

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