Perin: “Noi calciatori stufi di passare per superficiali. Il Covid è una malattia subdola”
Non ci sta a passare per untore né essere etichettato come il calciatore che interpreta con leggerezza la profilassi fuori dal campo. Mattia Perin, portiere del Genoa che nelle scorse settimane s'è trasformato in un focolaio a causa dei casi di positività al coronavirus (ben 22 tesserati, di cui 17 giocatori), è tornato sull'argomento replicando in maniera polemica rispetto a quanto accaduto nei giorni scorsi, alle illazioni sull'applicazione del protocollo in seno al Grifone e sull'atteggiamento della squadra. Fu lui il primo caso conclamato all'interno del gruppo prima della trasferta al San Paolo, quel che è accaduto è noto, comprese le polemiche che accompagnarono la formazione azzurra nella settimana che l'avrebbe condotta alla sfida con la Juventus e alle conseguenze disciplinari scaturite dalla mancata disputa del match.
La cosa che più mi dà fastidio è il luogo comune su noi calciatori che non saremmo abbastanza attenti e superficiali – ha ammesso Perin nelle interviste del dopo gara di Verona -. Abbiamo ricevuto degli attacchi incomprensibili. La realtà è che il coronavirus è una malattia subdola, non sai mai dove la prendi e come la prendi.
La Serie A ha evitato la tagliola dello stop alle attività agonistiche abbarbicata al protocollo che le consente – per effetto anche della normativa Uefa recepita dalla Lega di categoria – di andare in campo e proseguire la stagione. Si andrà avanti così almeno fino a quando sarà possibile, con la formula e le regoli attuali.
Siamo giocatori ma siamo anche persone normali – ha aggiunto l'estremo difensore del Genoa -. Come le altre persone andiamo a cena perché i ristoranti sono aperti ma sempre siamo sempre protetti indossando la mascherina. Ogni tanto dobbiamo alzare la testa e dire quello che pensiamo perché ci siamo stufati di passare per quelli che scherzano e ridono e sono superficiali. Siamo persone come tutti quanti e affrontiamo le cose con grande dignità e umiltà.