Perché Van Dijk ha scritto Virgil dietro la maglia e non il cognome: è una storia triste
Virgil Van Dijk è stato l'autore della rete che ha regalato al Liverpool la Carabao Cup (la Coppa di Lega inglese). Un colpo di testa in torsione che ha avuto l'effetto di una frustata, sia perché ha indirizzato la palla nell'angolo dove il portiere non poteva intervenire sia perché quella ‘spizzata' al 118° minuto ha messo in ginocchio il Chelsea e fatto esplodere i Reds. Una giocata pregevole per senso della posizione, scelta di tempo e precisione: come il classico jolly che ribalta le sorti della mano e fa saltare anche il banco, è valso (anche) l'ultimo trofeo per Jurgen Klopp alla guida della squadra (ha già annunciato l'addio a fine stagione).
La rete del successo ha acceso i riflettori sul colosso olandese della difesa. C'è un particolare che non è passato inosservato: nella parte posteriore della maglietta, all'altezza delle spalle, non è indicato il cognome (come per gli altri calciatori) ma solo il nome di battesimo. Perché? Non è un vezzo né una trovata di marketing, in realtà dietro quella scelta c'è una storia personale abbastanza triste, una motivazione strettamente personale e legata a una vicenda familiare difficile.
Van Dijk non ha voluto che sulle sue spalle comparisse il cognome del padre con il quale non è più in buoni rapporti dall'adolescenza. Aveva 12 anni quando accadde qualcosa che lo segnò profondamente e provocò uno strappo insanabile con il papà. Lo ha raccontato suo zio, Steven Fo Sieeuw, in una recente intervista: la separazione dei genitori fu una vicenda traumatica per l'allora giovanissimo Virgil e i due fratelli. Il padre, che in seguito si è risposato, è stata una sorta di presenza fantasma nella vita del ragazzo (poi divenuto calciatore della nazionale ‘arancione' e del Liverpool).
Quando il padre andò via di casa, visse la situazione con la sensazione di abbandono anche perché, a lungo, l'assenza della figura paterna ha lasciato un vuoto importante nella sua vita. Una lacuna colmata all'affetto della madre. "In tutta questa storia – sono le parole dello zio – la mamma è stata un'eroina per Virgil. Non togli il cognome paterno dalla divisa se non hai una motivazione molto forte. E la decisione di Virgil è tale da rendere bene l'idea come si sia sentito".
Lo zio di Van Dijk ha avuto un ruolo importante nel percorso di crescita, ma insiste ancora sul fatto che sua madre ha il grande merito di aver portato avanti la famiglia da sola con grande determinazione e altrettanto coraggio. "Lavorava a tempo pieno e tre figli di cui occuparsi, non aveva mai un minuto per se stessa. Mi dispiace per Virgil, so quanto abbia sofferto".