Perché Spezia-Pescara si è giocata a porte aperte nonostante il decreto per il Coronavirus
Questione di tempistiche. Se il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri fosse arrivato prima anche il match tra Spezia e Pescara si sarebbe disputato a porte chiuse. E invece la partita tra i liguri e gli abruzzesi si è giocata regolarmente proprio mentre veniva ufficializzata la chiusura degli eventi sportivi al pubblico fino al prossimo 3 aprile. Una situazione quantomeno curiosa, con i calciatori e gli addetti ai lavori che al Picco hanno comunque rispettato tutte le direttive anti-Coronavirus.
Perché Spezia-Pescara si è giocata a porte aperte
Perché Spezia-Pescara si è giocata a porte aperte? Come mai la sfida del Picco si è disputata regolarmente con tifosi e giornalisti, nonostante il decreto arrivato dal governo sulla chiusura degli eventi sportivi al pubblico fino al 3 aprile? Le restrizioni per limitare al massimo i rischi di un contagio anche in occasioni degli eventi sportivi, e dunque le partite a porte chiuse diventeranno effettive a partire dalla giornata di domani. Spezia-Pescara dunque è l'ultima partita ad essere stata disputata in condizioni normali fino al 3 aprile, quando a meno di ulteriori provvedimenti, la situazione all'interno degli stadi dovrebbe tornare alla normalità.
Spezia-Pescara ultimo match prima della chiusura delle porte, ma con le limitazioni Coronavirus
Il match valido per il posticipo del turno infrasettimanale di Serie B, si è dunque disputato sotto gli occhi di entrambe le tifoserie. Di certo non si è registrata l'affluenza di altre occasioni, anche perché il timore di possibili contagi probabilmente ha fatto restare a casa numerosi tifosi. Calciatori, staff tecnici e addetti ai lavori si sono attenuti alle disposizioni governative, e infatti sono stati messi in atto tutti i provvedimenti finalizzati a garantire la sicurezza: niente strette di mano, né con i bambini-mascotte, ne al momento dei saluti tra le squadre e con gli arbitri. Grande attenzione poi a bordo panchine.