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Caso Juve, le news su plusvalenze e stipendi

Perché solo la Juventus è stata punita per le plusvalenze tra tutte le squadre coinvolte

Delle nove squadre coinvolte nel processo sportivo per le plusvalenze fittizie la Corte d’Appello della FIGC ha punito severamente soltanto la Juventus: ecco perché la sentenza di primo grado è stata ribaltata solo per il club bianconero.
A cura di Michele Mazzeo
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La decisione della Corte d'Appello della FIGC in merito alla riapertura del processo sportivo sulle false plusvalenze ha interessato soltanto la Juventus (che si è vista comminare una pesante penalizzazione di 15 punti nell'attuale classifica della Serie A 2022-2023) e i suoi dirigenti (con l'attuale d.s. Cherubini, il suo predecessore Paratici, l'ex presidente Agnelli, Arrivabene, Nedved e tutti gli altri membri dimessisi lo scorso 28 novembre dal CdA bianconero che hanno ricevuto un'inibizione). La nuova sentenza ha dunque ribaltato quella emessa dal Tribunale Federale Nazionale il 15 aprile 2022 che aveva prosciolto dalle accuse il club piemontese e le altre dieci squadre allora coinvolte (Empoli, Genoa, Napoli, Sampdoria, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli, Chievo e Novara), ma soltanto per quanto riguarda la Juventus.

In attesa che la Corte Federale d'Appello presieduta da Mario Luigi Tosello renda nota le motivazioni della revoca della precedente sentenza e di cosa abbia spinto l'assise a comminare le pesanti sanzioni al club bianconero e ai suoi dirigenti (tra ex e attuali), viene inevitabile chiedersi perché solo la Juventus è stata punita per le plusvalenze tra tutte le squadre coinvolte dopo essere stata assolta in primo grado? Perché la nuova sentenza non ha riguardato anche le altre 10 società prosciolte in primo grado insieme ai piemontesi? La risposta a queste domande arriverà solo quando saranno rese pubbliche le motivazioni ufficiali da parte della Corte ma dando uno sguardo alla richiesta di riapertura del procedimento sportivo fatta dalla Procura della FIGC guidata dal procuratore Giuseppe Chinè e alle decisioni prese in sede d'Appello, il motivo sembra essere abbastanza chiaro.

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Quanto emerso nell'inchiesta Prisma portata avanti dalla Procura di Torino in merito alle plusvalenze false ha infatti cambiato la situazione della Juventus davanti agli occhi della giustizia federale: rispetto allo scorso 15 aprile 2022 (quando è stata emessa la sentenza di primo grado dal Tribunale della FIGC) infatti sono emersi nuovi elementi probatori riguardo alla condotta fraudolenta della società bianconera.

La posizione delle altre otto squadre ancora coinvolte nel "caso plusvalenze" (il Napoli è stato escluso perché all'epoca si esaminava solo l'affare Osimhen che non coinvolge la Juve mentre il Chievo è fallito) invece è rimasta praticamente identica a quella già valutata dalla Corte in primo grado. Guardando le richieste del Procuratore Chinè infatti era già chiaro che i nuovi elementi probatori a sua disposizione grazie a quanto emerso dall'inchiesta Prisma riguardassero soltanto i piemontesi: nelle richieste di sanzioni alla Corte d'Appello della FIGC infatti soltanto quelle per la Juventus differivano rispetto a quanto chiesto nel procedimento di primo grado (con la richiesta di 9 punti di penalizzazione, poi inasprita dalla Corte che ne ha comminato ben 15 punti di penalizzazione) mentre per le altre otto compagini coinvolte le richieste erano identiche al precedente grado di giudizio sportivo (solo ammende).

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Dato ciò, e vista la pesante penalizzazione decisa dalla Corte Federale d'Appello, sembra dunque che, dopo quanto emerso dalle indagini dell'inchiesta Prisma, la Juve abbia messo in atto un vero e proprio sistema strutturato, in cui le presunte plusvalenze fittizie erano un modus operandi abituale e funzionale all'alterazione dei bilanci, mentre non sarebbe così per le altre otto squadre coinvolte (Empoli, Genoa, Sampdoria, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli e Novara) nel processo sportivo per le plusvalenze false. Ovviamente, come già annunciato dalla società, la Juventus farà ricorso contro questa nuova sentenza al Collegio di Garanzia del Coni che non sarà chiamato ad entrare nel merito delle motivazioni ma soltanto a stabilire se la revoca della sentenza precedente è ammissibile o meno.

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