Perché Solberg ha preferito la Juventus U23 alla proposta del Chelsea
Si chiama Elias Solberg e la Juventus l'ha acquistato come nuovo elemento da aggiungere alla rosa della squadra bianconera U23. Un talento norvegese classe 2004 che di ruolo gioca come esterno alto offensivo. La Juventus aveva già puntato da gennaio uno dei giovani più interessanti del panorama calcistico norvegese che negli ultimi anni ha destato maggiore rilevanza specie dopo l'esplosione di Erling Haaland. La Serie A, già a partire dall'inizio di questa stagione, aveva abbracciato Hauge con il Milan che ha prelevato il giovane attaccante norvegese che ha ben figurato con la prima squadra allenata da Pioli in diverse uscite.
Oggi Solberg però rappresenta l'ennesimo colpo di mercato della Juventus, capace di convincere questi giovani talenti ad accettare di giocare con la squadra B bianconera piuttosto che avere subito spazio in prima squadra. Solberg era infatti seguito anche dal Chelsea che aveva sondato il giocatore prima che quest'ultimo decidesse di accettare proprio l'offerta della Juventus. Prima di Solberg anche Aké, preso dal Marsiglia, aveva accettato di giocare con la Juventus U23 piuttosto che considerare le proposte di altri top club europei.
I giovani talenti preferiscono l'U23 della Juve ai top club
Solberg proviene dalla squadra della seconda serie dell'Ullensaker/Kisa IL ed sera stato seguito da Chelsea, Molde, Midtjylland e Brondby, club che avrebbero potuto garantirgli sicuramente un posto in prima squadra. Fa specie che un club italiano, oggi, possa essere preferito ad una società inglese come i Blues che spesso ha avuto il coraggio di far debuttare giovani talenti anche in Premier League. La Juventus ha costruito in questi ultimi anni una considerazione notevole in Europa e la squadra U23 è diventato il serbatoio ideale per far crescere tanti giovani interessanti al fianco dei campioni della prima squadra.
Pirlo ha dato dimostrazione di considerare molto i prodotti della squadra B e le presenze con la Juventus di Cristiano Ronaldo dei vari Frabotta, Portanova, Dragusin, Di Pardo, Rafia, Fagioli e tanti altri, ne sono la chiara dimostrazione. Già a gennaio il club bianconero era riuscito a prendere Marley Aké dal Marsiglia che aveva totalizzato 26 presenze tra Ligue 1, coppe nazionali e Champions League con il club francese. La Juventus era riuscito a vincere la concorrenza del Brugge nonostante il club belga avesse prospettato al giovare un utilizzo in prima squadra. Come fa dunque la Juventus a convincere questi talenti ad accettare la squadra B?
I vantaggi della squadra B della Juventus
Il progetto Juventus U23 sta portando anche dei vantaggi economici al club bianconero che ha sfruttato la possibilità di poter usufruire di una squadra B per compiere delle plusvalenze importanti. Stephy Mavididi, ad esempio, comprato nel 2018 per 1 milione e mezzo di euro, è stato venduto al Montpellier per più di 6 milioni. E che dire dell’attaccante nordcoreano Kwang-song Han, comprato per 4 milioni di euro dal Cagliari, e venduto in Qatar dopo un anno per 7 milioni. Mattias Andersson, difensore svedese, fu invece ceduto al Sion per 4 milioni tre anni dopo essere stato pagato 250mila euro. Nessuno di questi ha mai giocato in prima squadra. Senza dimenticare Simone Muratore poi, cresciuto nelle giovanili della Juventus e ceduto all’Atalanta per 7 milioni di euro.
Dal punto di vista sportivo i giocatori accettano invece la Juventus anche perché l’idea di base del club è quella di mantenere il controllo dei propri giovani, gestirne la crescita “in casa” facendoli allenare anche con la prima squadra e giocare in campionati veri (la Serie C) contro giocatori esperti non con coetanei. Un qualcosa che non possono garantirgli altri club europei. Un modello che riprende molto quello spagnolo con le squadre B in Segunda Division. Un vantaggio importante sia per il club che per lo stesso giocatore. Da una parte infatti arriveranno plusvalenze da tutti quei talenti che non riuscirebbero subito ad affermarsi ai più alti livelli, ma che avranno mediamente più minuti rispetto a chi va in prestito e allo stesso tempo si saranno allenati con i campioni di A. Un modello in crescita che a breve potrebbe anche coinvolgere altri club italiani.