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Perché Roberto Baggio è sparito dal calcio, fuga improvvisa: “Non volevo vedere più nessuno”

Roberto Baggio è sparito dal calcio giocato dopo l’addio nella gara del 16 maggio 2004 tra Milan e Brescia. Il Divin Codino ha raccontato alcuni retroscena inediti: “Non volevo vedere più nessuno”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Era il 16 maggio del 2004 quando San Siro ebbe l'onore di salutare per l'ultima volta Roberto Baggio come calciatore. In quel pomeriggio di fine campionato si giocava Milan-Brescia. A nessuno importava di come sarebbe finita quella partita o chi avrebbe segnato, quella era la giornata del ‘Divin Codino'. La celebrazione del campione assoluto, colui il quale rappresentava l'essenza del calcio, della sua purezza. Tutto accadde sul palcoscenico della Scala del Calcio, e non poteva essere altrimenti per un artista del genere. Tutto lo stadio in piedi ad applaudirlo in un abbraccio simbolico che rappresentava il mondo intero. Al minuto 84 Gianni De Biasi lo sostituì per concedergli il giusto tributo, l'ovazione che Roberto Baggio meritava. Una mano alzata al cielo, nulla più, com'era nel suo stile, prima che l'emozione prendesse il sopravvento.

Dopo 643 partite e 291 gol realizzati lasciò il calcio con tanto di Pallone d'Oro conquistato nel 1993 e tante giocate che sono rimaste indelebili nella memoria collettiva. Oggi Roberto Baggio ha deciso di fare un passo indietro, restare nell'ombra, in un calcio completamente cambiato da quel 16 maggio 2004 e che forse già negli ultimi anni della sua carriera stava mutando in maniera rapida. Celebre, nel corso di questi anni, è stata la foto pubblicata da sua figlia sui social in cui si vede Baggio dedicarsi alla vita di campagna con al fianco la sua Fiat Panda. Nel corso della prima puntata della serie tv di Alessandro Cattelan targata Netflix ‘Una semplice domanda', lo showman piemontese si reca proprio a casa di Roberto Baggio, ad Altavilla vicentina. L'incontro con il ‘Divin Codino' inizia con un preghiera buddista, prima di un caffè e di una lunga parentesi sulla nuova vita del numero 10 per eccellenza.

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Cattelan viene travolto dallo stupore quando Baggio lo conduce con sé attraverso una stanza della sua casa in cui mostra un'enorme collezione di oche e anatre costruite da lui. Un garage in cui trascorre gran parte delle sue giornate lontano dalla campagna: "Questo è il mio regno – dice Baggio – Qui saldo, lavoro il legno, ho la passione per le cose vecchie da caccia e ogni tanto mi diverto a costruire anatre in sughero e in legno". Un autentico fortino di anatre e oche in legno costruite dallo stesso Baggio: "Non riesco a contarle, mi perdo – dice il Divin Codino – È la raccolta di tanti e tanti anni, dietro a ogni pezzo c'è la storia di una famiglia e a me questa cosa mi tocca perché da una parte l'ho vissuta". 

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La conversazione poi prosegue quando Roberto Baggio decide di far salire Cattelan nella sua famosissima Panda per un tour delle campagne limitrofe a bordo dello storico 4×4 più famoso nell'automotive italiana. Un'auto, quella di Baggio, che l'Italia intera ha conosciuto grazie a quello scatto pubblicato da sua figlia sui social che non ha fatto proprio piacere al ‘Divin Codino': "Non ho i social, ogni tanto mia figlia però mi mette nei casini – dice Baggio – Il video della panda? Una sorpresa anche per me, era arrivata una foto da un mio amico e io ero arrabbiato perché non capivo da dove arrivasse – spiega – È stata una roba inaspettata. Nella Panda io ci vado nei boschi".

A questo punto però la conversazione viene incentrata tutta sul calcio, la sua grande passione: "Com'è stato essere figli di Baggio? Non così semplice, inevitabilmente sono tutti paragoni – sottolinea – Io quando portavo mio figlio a giocare a 7 anni, non ti dico i commenti. Era veramente imbarazzante per me e figurati per lui. Accompagnavo lui a vedere le partite, poi ho smesso perché volevo evitare di sentire certe cose".

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L'emozione diventa tanta però quando ripensa alla sua carriera, al suo addio al calcio, e tutto ciò che ha dovuto sopportare in tanti anni di infortuni che hanno tormentato il suo percorso: "Del calcio mi manca giocare, era la vita, però purtroppo come tutte le cose belle arriva un giorno che devi ovviamente smettere – racconta Baggio – Io sono stato un po' costretto perché alla fine era diventato problematico anche allenarmi, ma non ho rimpianti". Baggio ricorda poi il giorno del suo addio al calcio a San Siro. Un'emozione unica per tutti gli amanti del calcio e di coloro i quali hanno sempre ammirato questo straordinario campione:

"L'ultima partita Milan-Brescia alla fine ho detto ‘finalmente' e per arrivare a questo… – spiega – Venivo da vent'anni di dolori e infortuni di tutti i tipi". Al termine della partita poi, la fuga che non ti aspetti: "Il giorno che ho smesso la domenica sono andato in Argentina – ha rivelato – Mi sono detto che avrei preso le mie cose e sarei andato via così almeno si dimenticano – e poi conclude – Io sono andato veramente fuori dal mondo non volevo più vedere nessuno e volevo stare da solo, alla fine è stata una liberazione".

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