Perché per l’Italia andare ai Mondiali sarà più difficile che vincere gli Europei
Non era mai successo che una Nazionale dopo aver vinto un grande torneo internazionale dovesse dopo pochi mesi affrontare nell’ordine: partite decisive per la qualificazione ai Mondiali che si sarebbero tenuti solo un anno dopo, un’altra competizione internazionale come la Nations League e adesso degli spareggi difficilissimi per poter partecipare a Qatar 2022, con l’inopinato destino molto possibile di saltare di nuovo i Mondiali dopo quelli già mancati di Russia 2018.
Non era mai successo ed è successo proprio a noi, l’Italia, con i pro e i contro che ci prendiamo in toto e a cui cerchiamo in qualche modo di mettere una pezza. È successo prima di tutto per colpa della pandemia, che ha spostato in avanti l’Europeo itinerante del 2020 e ha creato un effetto di accelerazione al calendario che non si fermerà fino al fischio finale del Mondiale di Doha. Purtroppo l’Italia di Mancini, per forza di cose non brillante come durante la cavalcata europea, ha avuto ben due match point contro la Svizzera per potersi qualificare. Due rigori che Jorginho, praticamente infallibile fino al momento in cui ha sbagliato il rigore in finale degli Europei contro Pickford, ha sbagliato.
Dopo il secondo errore di fronte a Sommer, sembrava davvero un brutto film, con una trama che è diventata ancora più difficile e contorta dopo il sorteggio per gli spareggi mondiali. L’avversario più facile (sulla carta) al primo turno era la Macedonia del Nord (presa), quello più difficile al secondo turno era il Portogallo (preso, ma anche la Turchia non scherza). Dobbiamo giocarci un Mondiale in un due partite secche, di cui la seconda fuori casa, contro una squadra difficile da affrontare, a noi inferiore ma con giocatori molto tecnici che possono metterci in difficoltà, per poi andare in casa di una delle squadre migliori al mondo per negare a Cristiano Ronaldo quello che può essere l’ultimo Mondiale della sua carriera (o in alternativa andare in un bollente stadio turco contro una squadra che ha appena battuto il Portogallo fuori casa).
Ma se gli avversari sono questi, noi come siamo messi? I due laterali di difesa titolari e campioni d’Europa non ci saranno. Di Lorenzo si è infortunato nell’ultima di campionato, Spinazzola non ha ancora una data di rientro. Contro la Macedonia del Nord mancherà anche la coppia di centrali, Bonucci – Chiellini, che si spera di recuperare per Oporto.
Della difesa di Wembley scenderà in campo il solo Donnarumma, passato in pochi mesi da eroe patrio e craque inestimabile del calcio mondiale a secondo portiere del PSG per buoni tratti della stagione, nonché colpevole dell’uscita della squadra parigina dalla Champions League.
Il centrocampo negli uomini è intatto, ma nessuno dei tre titolari, Barella, Verratti e Jorginho sembra essere al meglio della forma. L’attacco è più o meno lo stesso degli Europei, con un Berardi in palla e con Insigne e Immobile più o meno sullo stesso livello. Il problema è che il nostro attacco già questa estate era discreto e nulla più.
Ci sarebbero dei volti nuovi a cui poter fare affidamento? I nomi più interessanti del campionato che questa estate non erano presenti in rosa sono Lorenzo Pellegrini, Sandro Tonali e Gianluca Scamacca, ma con grande rispetto non sembrano uomini che in questo momento della loro carriera possono sconvolgere l’Estadio do Dragao e portarci di forza ai Mondiali (ripeto, la partita con la Macedonia del Nord sarà già durissima). Quelli su cui puntavamo forte per crescere in un colpo solo, Zaniolo e Raspadori su tutti, stanno facendo il primo una stagione mediocre, il secondo sui suoi standard ma niente di più.
Poste tutte queste condizioni e questa situazione contestuale, gli spareggi sono complessi come pochi altri momenti per la Nazionale italiana di calcio. Si potrebbe arrivare addirittura a dire che riuscire ad arrivare ai Mondiali di Qatar 2022 sarebbe un fatto ancora più clamoroso e sorprendente della vittoria degli Europei questa estate.
Ci mancheranno alcuni uomini fondamentali, lo stato di forma, la brillantezza, quella forza mentale che è scattata fin dal 3-0 alla Turchia e la voglia di rivincita che avevamo a giugno. Siamo pochi, in alcuni casi poco preparati per partite così difficili e così pesanti, senza un vero uomo in forma strepitosa e con attaccanti che non danno nessuna garanzia. Se l’Italia di Mancini arriverà in Qatar riuscirà in una seconda enorme impresa, anche questa da scrivere nel libro d’oro dell’Italia del pallone.