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Caso Juve, le news su plusvalenze e stipendi

Perché ora la Juventus rischia fino all’esclusione a tavolino dalle coppe europee

Mancanza di metodo e operazioni reiterate, queste le contestazioni ai danni della Juventus sul caso plusvalenze. E la Uefa tiene d’occhio l’evolversi della situazione.
A cura di Benedetto Giardina
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«Un sistema fraudolento in partenza». Questo è ciò che la Juventus, secondo la Corte federale d’appello, ha messo in piedi con le plusvalenze incrociate. Un sistema che non è stato ravvisato, invece, in altre società. Non in quelle coinvolte in questo procedimento, verrebbe da precisare, perché il calcio italiano si regge da anni sulle plusvalenze e nel passato recente c’è chi ha finito per essere radiato, partendo da situazioni di questo tipo. Per ora, però, paga la Juventus. Paga perché gli elementi raccolti dalla Procura federale sono quelli dell’inchiesta Prisma avviata per far luce sui conti dei bianconeri, già nel mirino della Consob, che interviene sui bianconeri perché quotati in Borsa a differenza di tutti gli altri club coinvolti.

I punti chiave: nessun metodo e alterazioni ripetute

Due sono i punti chiave della sentenza d’appello, che ha portato ad una penalizzazione di 15 punti in classifica per la Juventus. Il primo, «è l’assenza di un qualunque metodo attendibile» e questo rientra appunto nella creazione di un «sistema» basato sulle plusvalenze. Lo sottolinea anche la Consob, come specificato nelle motivazioni della Corte federale d'appello: «si giungeva a programmare sistematicamente la realizzazione di plusvalenze prescindendo dall’individuazione stessa del soggetto da scambiare, spesso indicato con una semplice “X” accanto al nome del giocatore della FC Juventus S.p.A. da cedere e ovviamente accanto al numero prestabilito di plusvalenza da realizzare». Tutto questo va ad inserirsi «in un quadro chiaramente sintomatico di una ricerca artificiale di plusvalenze artificiali».

L'ex presidente, Andrea Agnelli, ha pronunciato dinanzi al CdA il discorso di congedo. Con lui lasciano anche l'ad, Maurizio Arrivabene, e il vice-presidente, Pavel Nedved.
L'ex presidente, Andrea Agnelli, ha pronunciato dinanzi al CdA il discorso di congedo. Con lui lasciano anche l'ad, Maurizio Arrivabene, e il vice-presidente, Pavel Nedved.

Il secondo punto su cui si focalizza il collegio giudicante è la valutazione degli effetti di tali comportamenti «sistematici e ripetuti». Perché oltre all’aver bypassato il metodo, secondo la Corte federale d’appello, la Juventus ha anche reiterato questo schema. Le intercettazioni, in questo senso, sono «sintomatiche e ricognitive della ripetuta intenzionalità della società FC Juventus S.p.A. nel non aver utilizzato (nelle stagioni 2019/20 e in partite 2021) alcun metodo di valutazione dei prezzi degli scambi» e, seguendo questo schema, si arriva ad «un’alterazione ripetuta dei valori di bilancio e del significato informativo dello stesso». Anche la sanzione, a questo punto, deve tener conto «della natura ripetuta e prolungata della violazione che il quadro probatorio emerso è in grado di dimostrare».

La Juventus e le altre: casi differenti

Questo «sistema», nel procedimento attualmente in corso – e che la Juventus porterà al Collegio di garanzia dello sport del Coni – non è stato ravvisato nelle altre società oggetto di deferimento. «Può accadere – si legge nelle motivazioni della decisione – per le ragioni più disparate, che si assista ad una operazione atipica, una tantum. Ma non può accadere che sistematicamente sia invertito il processo». Infatti, per tutti gli altri club coinvolti in questo procedimento, emergono profili di operazioni «sospette», ma privi del carattere di reiterazione su cui si fonda il giudizio ai danni della Juventus.

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Intanto, la documentazione acquisita dalla Procura di Torino non coinvolge direttamente Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Pescara e il fu Novara, quest’ultimo ormai radiato. Per ognuna di queste società, inoltre, vi sono delle attenuanti. Nel caso della Sampdoria, «l’unica intercettazione di rilievo risulta essere quella contenente un riferimento riguardante l’operazione Audero-Peeters-Mulé», però si tratta «di una sola operazione, certamente sospetta, ma per la quale non può raggiungersi (quanto meno dal lato della UC Sampdoria) certezza di illiceità e che comunque non appare sufficiente per sostenere una accusa rivolta ad una sistematica alterazione dei bilanci». Per Parma, Novara e Pescara, «non può esservi alcuna sistematicità da contestare in una singola operazione», così come con i club esteri. Le altre, invece, sono «società sostanzialmente non presenti nelle intercettazioni», ad eccezione di un cenno sul Genoa «senza la partecipazione diretta di alcun responsabile di tale società».

Sul caso Juventus vigila anche la Uefa

Se quello della Juventus è un «sistema» che oltre all’alterazione dei bilanci, ha portato «all’inevitabile alterazione del risultato sportivo», allora è inevitabile che le carte di questo procedimento finiscano in mano alla Uefa. Lo scorso 1 dicembre, la Prima Camera del Club Financial Control Body ha avviato un’indagine formale per una potenziale violazione dei regolamenti sul fair play finanziario.

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La Juve, va ricordato, è sotto regime di settlement agreement, come altri club europei. L’accordo prevede una multa da 3,5 milioni con ulteriori 19,5 milioni sospesi e subordinati al rispetto dei parametri, più una trattenuta pari al 15% dei premi derivanti dalla partecipazione alle competizioni continentali. Se l’organo di controllo della Uefa dovesse ravvisare una situazione finanziaria diversa da quella presentata al momento di stipulare il settlement agreement, potrebbero essere adottate altre misure anche a livello disciplinare: dall’ammenda alle restrizioni sulle liste, fino all’esclusione dalle competizioni in corso o future. Un «sistema» che potrebbe costare alla Juventus un posto in Europa – e i relativi milioni ad esso legati – a prescindere da quel che riuscirà a fare in campionato, con 15 punti in meno.

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