Perché no, le linee del fuorigioco tracciate al VAR sul gol annullato a Rabiot non sono storte
No, le linee del fuorigioco tracciate dal Var non sono storte. Non lo sono quelle relative al gol segnato da Rabiot della Juventus contro la Sampdoria, né altre ancora che con l'aiuto della tecnologia aiutano gli arbitri a dirimere i casi più controversi di off-side. È impossibile che accada una cosa del genere.
Perché? Sono generate al computer, calibrate e proiettate sul campo di gioco con ‘l'occhio di falco', ‘Hawk-Eye'. Si tratta di una serie di immagini acquisite attraverso le telecamere presenti all'interno dello stadio che, elaborate dal sistema informatico, permettono di disegnare linee virtuali (di colore rosso e blu) e valutare con certezza l'esatta posizione del corpo dei calciatori (il difendente e l'attaccante).
In occasione della rete realizzata dai bianconeri a Marassi un intervento del direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, durante la trasmissione Pressing ha generato dibattito. "Sono storte", è l'obiezione mossa dal giornalista a corredo del fotogramma finale scaturito dalla video assistenza e verificato in cabina di regia dagli arbitri.
La riflessione sul caso da moviola è stata accolta con scetticismo in studio. Com'è possibile che quelle diagonali siano sbagliate? C'è forse un errore nelle coordinate? No.
Il giocatore attaccante (nell'episodio specifico, Vlahovic) è davvero più vicino alla porta che sta attaccando rispetto all'avversario (il difensore della Samp) quando riceve il pallone? Sì, non vi sono dubbi a riguardo.
L'angolo di visione, la distorsione della lente e la curvatura del campo sono tutti parametri immagazzinati dal software che li utilizza per calcolare e generare la ‘vera posizione di fuorigioco' su due livelli.
Il primo è bidimensionale: per decisioni di chiaro off-side la linea di colore blu è disegnata all'altezza esatta dell'ultimo giocatore difendente.
Il secondo, quello che prende in esame le situazioni più difficili da dirimere, è valutato in base alla tecnologia "crosshair", "mirino": sull'immagine prodotta appaiono due linee che sono sistemate per il difendente e per l'attaccante e includono anche parti del corpo sollevate da terra (spalla, porzione del braccio, testa o ginocchio). Il posizionamento del mirino è manuale ma l'unità di misura utilizzata (pixel) fa sì che l'esatta posizione della linea di fuorigioco e le parti del corpo siano tracciate con precisione dal Var.
L'eccezione sollevata non è del tutto sbagliata ma è la prova della fallacia dell'occhio umano nella percezione delle immagini rispetto alla prospettiva ricavata con precisione tecnologica. La suggestione visiva dipende dall'angolazione della telecamera che può essere non perfettamente in linea con l'ultimo difensore così da farlo sembrare più indietro o più avanti di quanto non sia in realtà rispetto alla ricostruzione grafica con le linee orizzontali tracciate sul rettangolo verde.
