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Perché nelle partite di Champions League stiamo vedendo così tante vittorie larghe: non è un caso

Rispetto alla precedente edizione della fase a gironi (quando era possibile azzardare calcoli per chiudere almeno secondi e qualificarsi agli ottavi) la diversità consiste essenzialmente in un fattore: il valore determinante della differenza reti. E non solo.
A cura di Maurizio De Santis
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Ventisei gol in 9 partite, in media quasi 3 a match. Anche il mercoledì di Champions League ha assicurato un buon numero di reti in partite che hanno lasciato con il fiato sospeso fino all'ultimo (è il caso della vittoria della Juventus a Lipsia per 3-2) oppure dall'esito pesante (il successo del 4-0 del Benfica contro l'Atletico Madrid). Il tonfo non è stato fragoroso e il ko è stato di misura (1-0) ma gli scivoloni di Real Madrid (a Lille) e Bayern Monaco (in casa dell'Aston Villa) pure hanno fatto molto rumore. Tra i risultati che hanno scandito la serata di Coppa ci sono anche il 3-0 rifilato dall'Atalanta allo Shakhtar Donetsk e il 3-2 del Feyenoord sul campo del Girona: hanno alimentato la convinzione che non è un caso se il tabellino annovera questa tendenza ad avere un maggiore atteggiamento offensivo e altrettanta ricerca della rete.

Perché? Lo spessore tecnico non eccelso di alcune squadre (il numero con la nuova formula è aumentato fino a 36) può essere una spiegazione ma, in realtà, rispetto alla precedente edizione della fase a gironi (quando era possibile azzardare calcoli per chiudere almeno secondi e qualificarsi agli ottavi) la diversità consiste essenzialmente in un fattore: trattandosi di campionato unico della prima fase che genera una classifica generale, la differenza reti diventa fondamentale per stabilire il futuro di una formazione della competizione. Ovvero, chiudere tra le prime otto (e qualificarsi direttamente agli ottavi) oppure dalla nona alla 24ª posizione (sperando così nei playoff) evitando l'eliminazione completa  (non c'è retrocessione nella Coppa inferiore) in caso di piazzamento tra il 25° e il 36° gradino della graduatoria.

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Cosa succede in caso di arrivo a pari punti nella classifica Champions

La differenza reti, dunque, in assenza del vecchio criterio sugli scontri diretti, è la discriminante principale per determinare la classifica esatta nel caso in cui due o più squadre dovessero terminare la prima fase con lo stesso numero di punti. Come si definisce la classifica avulsa? In base a una serie di parametri che vedono in cima la "migliore differenza reti" per poi passare a gol e vittorie complessive, con i numeri in trasferta che continuano a valere di più.

  1. Migliore differenza reti
  2. Maggiore numero di gol
  3. Maggiore numero di gol in trasferta
  4. Maggiore numero di vittorie
  5. Maggior numero di vittorie in trasferta
  6. Maggiore numero di punti ottenuti collettivamente dagli avversari
  7. Migliore differenza reti collettiva degli avversari
  8. Maggiore numero di gol segnati collettivamente dagli avversari
  9. Punti disciplina calcolati in base ai cartellini gialli e rossi ricevuti dai giocatori e dallo staff in tutte le partite della fase campionato (cartellino rosso 3 punti, cartellino giallo 1 punto, espulsione per due cartellini gialli in una partita 3 punti)
  10. Ranking più alto
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Ma c'è una novità ulteriore, che rende i calcoli anche più cervellotici, e prende in considerazione anche la forza delle avversarie sfidate. Entra in gioco qualora i punti da 1 a 5 non siano sufficienti. In cosa consiste? Se due squadre sono in perfetta parità fino al punto 5, per sbrogliare la matassa della classifica avulsa bisognerebbe sommare anzitutto i punti alla conclusione della fase campionato delle rispettive avversarie (criterio 6 e a seguire 7 e 8). A prevalere sarà la squadra che avrà affrontato gli "avversari più forti" ovvero quelle formazioni che nel complesso hanno accumulato un numero maggiore di punti.

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