Perché Napoli, Milan e Inter tutte ai quarti di Champions League non sono solo un caso
La tanto vituperata, derisa, bistrattata e criticata Serie A porta tre squadre ai quarti di finale di Champions League, il torneo più importante del mondo per i club, per il quale si muovono fondi e imperi economici colossali. Questo è il dato di fatto e bisogna adesso fare contesto per capire se è un fatto casuale oppure la traccia di qualcosa che può restare. Lo scorso anno non abbiamo portato nessuna squadra ai quarti ma si era affacciato in Champions dopo tanti anni il Milan, una squadra che ne ha fatto la storia. L’Inter era uscita, non demeritando, contro il Liverpool poi finalista e la Juve invece era stata di nuovo bloccata dall’incapacità di imporre la sua forza agli ottavi contro il Villareal.
Nel 2020-2021 tutte fuori agli ottavi, con l’Atalanta che aveva giocato due buone partite contro il Real Madrid. Atalanta che nella stranissima Champions League della pandemia era riuscita ad arrivare ai quarti, a un minuto dal far fuori il anche Paris Saint Germain.
Se si mettono insieme evidenze comparate degli ultimi tre anni viene fuori che la serie A è un campionato di livello medio e soprattutto con squadre che non riescono a imporsi tra le grandi d’Europa. Ma la traccia di cui si diceva all’inizio c’è: Atalanta di Gasp, Napoli 2022-2023, Milan con la sua strategia di diventare una sorta di Salisburgo deluxe e l’Inter ancora desideroso di esserci di Zhang dicono tutte qualcosa di importante e di accomunabile.
Fino ad oggi le strade per cercare di dare fastidio alle grandissime o comunque essere stabili tra le prime otto in Champions League potevano essere due. La prima è quella di lanciarsi nell’agone del mercato selvaggio contro proprietà arabe, americane, asiatiche e puntare all’uomo che fa alzare il livello della squadra. Potremmo parlare di strategia Juve-Cristiano Ronaldo. La seconda strategia è quella di puntare invece su una buona-ottima rosa, senza il campionissimo generazionale, ma con un allenatore all’avanguardia, che cerca un gioco ultramoderno e potenzialmente vincente. Questa è la strategia Juve-Sarri.
Come ha ben compreso chi ha seguito il ragionamento, la Juventus ha cercato di fondere le due strategie, saltando definitivamente in aria poi con il tempo, perché far coesistere il campionissimo e le idee di condivisione di un allenatore contemporaneo è praticamente impossibile.
Le squadre che abbiamo citato prima però ci hanno fatto intravedere una terza via, che adesso noi percorriamo con tre squadre ai quarti di finale di Champions League. Si parte da un gruppo forte e costruito con grande intelligenza nella scelta dell’uomo e del calciatore, senza campionissimo generazionale che accentra tutto su di sé, capace di condividere l’idea e sacrificarsi uno per l’altro.
I due 0-0 di Londra del Milan e di Oporto dell’Inter rispecchiano questa filosofia di calcio e di approccio alle partite. Certo, poi un palo può far andare la palla dentro e cambia tutto, ma non deve cambiare quello che si è capito vedendo quelle due partite. E poi c’è il Napoli, che non ha sofferto come le altre due, ma che proprio sulla condivisione massima e del gruppo che diventa intelligenza collettiva e connettiva si basa.
Si dice sempre che una squadra deve diventare più della somma dei singoli. Le tre squadre italiane ai quarti lo hanno dimostrato attraverso modi e strategie diverse, ma seguendo la medesima logica.
E poi c’è l’idea di calcio sostenibile. L’Inter ha un debito astronomico, gli ultimi dati parlano di -578 milioni di euro sommando diverse annate. Il Milan al 30 giugno 2022 aveva un rosso di 66,5 milioni di euro, così come al 30 giugno 2022 il disavanzo del Napoli era di 51,9 milioni di euro.
Tutte e tre le squadre, partendo da un bilancio negativo, è da anni (l’Inter almeno da quest’anno ma già Marotta ha detto che questa sarà la strada per gli anni futuri), che hanno iniziato un lavoro di sostenibilità finanziaria vendendo a un prezzo alto giocatori cresciuti nelle loro fila e acquistando o cercando di acquistare il meglio che il calcio giovane o di secondo (anche terzo) livello riesce a produrre. Maignan, Tomori, Thiaw, Theo Hernandez, Leao, Barella, Dumfries, Lautaro, Meret, Kim, Lobotka, Kvaratskhelia, Osimhen sono calciatori che valgono enormemente di più rispetto a quanto sono arrivati e molto probabilmente saranno le vendite necessarie per far restare sostenibile il progetto, mettere a posto i bilanci e continuare a puntare a questi risultati.
Questo trittico italiano ai quarti non è un caso e deve diventare un modello, migliorabile e trasformabile, ma con dei punti cardinali da considerare. Riuscire a sostenere il calcio contemporaneo, senza continui innesti di liquidità è un passo. L’altro è saper scegliere sul mercato in base a quello che la squadra ha bisogno. In terzo luogo è creare un gruppo coeso che sappia lavorare secondo l’intelligenza collettiva e connettiva. Sono tre piccole evidenze che ci portiamo verso i quarti di finale, sperando che non venga tutto disperso in futuro.