Perché Messi esulta indicando il cielo: parla alla persona che gli ha cambiato la vita
Leo Messi si è caricato sulle spalle l'Argentina nella notte più difficile e delicata di questo avvio ai Mondiali e non ha fallito l'appuntamento con il destino, trascinando la Seleçiòn alla prima vittoria in Qatar, contro il Messico che rilancia a pieno titolo la possibilità di approdare agli ottavi. Il suo gol nella ripresa ha spalancato le porte al successo, poi ricamato dalla prodezza di Fernandez per il 2-0 finale e ancora una volta, la Pulga si è lasciato andare durante i festeggiamenti al ricordo a lui da sempre più caro.
Ogni volta che segna e ogni volta che deve ringraziare per quanto fatto in campo, che sia con la maglia del Barcellona, del PSG o della sua Nazionale, Leo Messi ha un solo gesto e un solo sguardo: gli indici puntati in alto e gli occhi puntati al cielo, in segno di ringraziamento. Eterno, a chi gli ha cambiato per sempre la vita e che lui non ha mai più dimenticato.
Dietro a questa liturgia c'è una persona precisa, sua nonna Celia, la madre di sua madre, morta quando la Pulga aveva appena dieci anni, ma che ha avuto il tempo di lasciare un segno indelebile nella memoria del piccolo Leo. Fu sua nonna a credere prima di chiunque altro in quel giovane e minuto ragazzino che aveva una gran voglia di giocare al pallone ma che per tutti era troppo basso, esile e inadatto per quello sport. Nel lontano 1992 fu nonna Celia a convincere il primo tecnico di Leo, Salvador Ricardo Aparicio, del Club Grandoli – vicino a Rosario – a puntare proprio sul nipotino, allora sconosciuto a tutti.
Fu sempre nonna Celia che spinse Leo a insistere nella sua passione, ad accompagnarlo ai primi allenamenti, due-tre volte a settimana, a seguirlo sempre da vicino, fino a convincere i genitori a comprargli un paio di scarpe per poter giocare a pallone. Così, grazie soprattutto a nonna Celia, il mito di Leo Messi nasce e si diffonde: prima nel Central Cordoba, poi nei Newell's Old Boys, infine in Europa con il Barcellona e, ora, nel PSG. Tutto grazie a nonna Celia che però non potrà mai vedere il suo adorato nipote conquistare l'Europa e il mondo del calcio, stroncata dall'Alzheimer proprio alla viglia della partenza per la Spagna.
Eppure, Messi non l'ha mai dimenticata e l'ha sempre ricordata negli oltre 700 gol segnati in carriera: mani alzate, sguardo verso il cielo in segno di amore e riconoscenza eterna. Il medesimo gesto che si era visto anche in occasione del primo gol in Qatar, segnato su rigore all'Arabia, poi reso vano dal ritorno saudita e dal sonoro k.o. rimediato al debutto mondiale. Gesto puntualmente ripetuto anche per la rete contro il Messico che, questa volta, ha spalancato le porte al successo dell'albiceleste. Molti si sono chiesti a chi si stesse rivolgendo la ‘Pulga', la risposta è sempre la stessa da vent'anni a questa parte: alla cara nonna Celia.