Perché Megan Rapinoe è il simbolo del calcio mondiale del 2019
Se c'è un personaggio che ha lasciato un segno indelebile nel 2019 calcistico quella è Megan Rapinoe. La calciatrice statunitense, che fino a qualche mese fa era sconosciuta ai più, è uno dei capitani della nazionale femminile di calcio, è portabandiera dei diritti LGBTQ e già prima dei Mondiali di questa estate in Francia aveva avuto da ridire sulle posizioni conservatrici di Donald Trump. Non solo gol e corse sulla fascia, ma battaglie per i diritti di tutti e interesse per il sociale: anche per questo per la rivista Sports Illustrated è il personaggio dell'anno e non potremmo essere più d'accordo su questa scelta.
Anche lei, come Colin Kaepernick, non canta l’inno per protesta (una volta ha dichiarato che preferisce pensare alle persone di colore che hanno perso la vita come Trayvon Martin, Michael Brown e Tamir Rice) e in diverse situazioni ha dimostrato che il modo migliore di usare la propria notorietà è quella di essere un megafono per tante battaglie sociali: dopo aver ricevuto il Pallone d'Oro ha invitato Cristiano Ronaldo, Lionel Messi e Zlatan Ibrahimovic a unirsi alla sua lotta contro il razzismo e il sessismo nel mondo dello sport. Non proprio una cosa banale, insomma.
La calma che fa trasparire mentre è circondata da una frenesia mediatica che avrebbe provocato a chiunque dei disturbi fa capire molto di questa ragazza, che nel bel mezzo di un Mondiale di calcio ha sfidato a viso aperto il presidente degli Stati Uniti affermando "I’m not going to the fucking White House" in risposta alla domanda sulla visita della squadra alla carica più importante del paese se avesse vinto i Mondiali. Avrebbe potuto prendere le distanze e scegliere di adottare il mantra ("Sono concentrato sul calcio") che sentiamo ogni qualvolta c'è da parlare di situazioni un po' più complesse ma ha abbracciato un'altra linea e la sta portando avanti quasi come una missione.
Dopo la risposta di Trump ("Megan dovrebbe vincere prima di parlare"), la Rapinoe ha segnato una doppietta nei quarti di finale contro le padrone di casa della Francia e quando tutti si aspettavano un altro attacco frontale ha risposto una serie di ringraziamenti "alle mie compagne di squadra, allenatori e alla Federazione calcistica degli Stati Uniti per avermi permesso di essere la persona che sono in campo e per quella che sono fuori". Un sottinteso sottile, ma piuttosto chiaro.
La Rapinoe ha dimostrato che si può essere star e celebrità anche parlando di vita reale, di diritti e di discriminazioni; tanto che alla cerimonia dei Fifa Best 2019 di settembre ha pronunciato un discorso brutalmente onesto e radicale per condannare il razzismo e l'omofobia e ha lanciato un appello appassionato a tutta l'élite calcistica:
Ci sono alcune storie che mi hanno colpito di più Sterling e Koulibaly, che hanno attaccato il razzismo che li affligge da sempre. La ragazza iraniana che si è suicidata, tutti coloro che combattono l'omofobia. Queste sono le storie che mi ispirano, ma mi rendono anche triste: io penso che, se vogliamo avere dei cambiamenti, è necessario che anche altri, oltre a Sterling e Koulibaly, siano arrabbiati come loro. E la stessa cosa vale per chi difende i diritti LGBT, o la tutela delle calciatrici. Noi abbiamo tanto successo, a qualsiasi livello. Quello che voglio dire a tutti è: condividete il vostro palco. Usate questo splendido sport per cambiare davvero il mondo. Fate qualcosa, fate altre cose: abbiamo un potere incredibile. Per me è naturale dare dei messaggi sia dentro che fuori dal campo. Questo fa parte del mio ruolo e delle mie responsabilità, tutti noi abbiamo grande rilievo nel calcio, di gran lunga lo sport più importante. Dobbiamo usarlo per portare cambiamenti positivi, dobbiamo rendere il mondo un posto migliore, fare il contrario sembrerebbe un po' egoista.
Il suo cenno alle posizioni di Raheem Sterling e Kalidou Koulibaly sul razzismo, la "Blue Girl" iraniana Sahar Khodayari e la calciatrice gay Collin Martin, oltre alle calciatrici LGBTQ e la battaglia per la parità di retribuzione, è una vera e propria chiamata alle armi, una sfida per tutte quelle voci che spesso si sono sentite sole e che ora hanno in lei un megafono importante. La 34enne di Redding ha prestato il suo volto e la sua notorietà per la comunità, per il progresso e per i diritti di tutti. Megan Rapinoe è tra le più amate dalle sue compagne di squadra ma oltre ai gol, e grazie ai gol, continuerà a tenere i riflettori accesi su tematiche e situazioni decisamente più importanti e che contano molto di più del calcio. Ne siamo certi.