Perché l’Italia non c’è ai Mondiali 2022 in Qatar
Il gol di Aleksandar Trajkovski nella notte del 24 marzo 2022 allo stadio ‘Renzo Barbera' di Palermo, rimarrà sempre una ferita aperta per il popolo italiano. La Nazionale azzurra vide sfumare in un secondo tutti i suoi sogni Mondiali. Per la seconda volta consecutiva l'Italia non potrà accedere alla fase finale del torneo dopo aver sfumato l'accesso già a Russia 2018. Sembravano lontani i tempi in cui le lacrime di Buffon a San Siro per quello 0-0 contro la Svezia avevano fatto emozionare milioni di tifosi. Era sembrato un incidente di percorso, quasi una sbandata, raddrizzata in parte dalla vittoria degli Europei itineranti che avevano riportato l'Italia del calcio sulle prime pagine di tutto il mondo 15 anni dopo il trionfo a Germania 2006.
E invece ci ha pensato la Macedonia del Nord a riportarci tutti nuovamente con i piedi per terra ricordandoci che non bisogna mai abbassare la guardia. I due rigori falliti da Jorginho contro la Svizzera nella fase a gironi, che hanno poi permesso agli elvetici di volare in Qatar come primi, avevano condannato l'Italia alla folle lotteria dei playoff che sembrava già una condanna visto che in caso di vittoria contro la Macedonia ad attendere gli azzurri ci sarebbe stato in finale il Portogallo di Cristiano Ronaldo.
E invece la realtà è stata ancora più cruda da digerire: i campioni d’Europa in carica non sono riusciti a battere una squadra che si trova al 65° posto nel ranking Fifa. Tutto finito in un lampo, come un brutto sogno, che riemerge oggi al via dei Mondiali. Italia abituata – ma mai abbastanza evidentemente – a fallimenti di questo tipo. Gli azzurri infatti hanno una tradizione non proprio positiva sotto questo aspetto. La nostra nazionale infatti dopo aver vinto i Mondiali dell’’82, 4 anni dopo uscì agli ottavi di Messico ‘86. Ci sono voluti 24 anni per vincere di nuovo un campionato del Mondo, ma dopo il trionfo del 2006 si sono susseguiti solo fallimenti: l’eliminazione ai gironi dei mondiali Sudafrica 2010 e Brasile 2014, nel mezzo l’umiliante finale di Euro 2012 persa 4-0 contro la Spagna e oggi la debacle di Qatar 2022.
L'iter di qualificazioni in vista del prossimo Mondiale: quando e dove si farà
Ora non resto altro da fare che guardare al futuro sperando che dopo due batoste come queste l'Italia possa finalmente capire l'enorme danno procurato a un intero sistema dopo la mancata qualificazione agli ultimi due Mondiali. L'obiettivo principale infatti ora dovrà essere quello di conquistare l'edizione 2026 della rassegna iridata in programma in Canada, Messico e Usa. In quell'occasione l'Europa avrà 3 posti in più per la fase finale rispetto ai 13 attuali.
Già, perché per la prima volta i Mondiali si giocheranno con 48 squadre, 16 in più rispetto alle 32 attuale. Molto probabile, però, che ci saranno ancora i playoff. E per gli azzurri l'unico modo per evitarli sarà quello di vincere il proprio girone per non incorrere in un nuovo incubo che sarebbe a dir poco drammatico per tutto il movimento. Ci sarà sicuramente qualche possibilità in più e se l'Italia dovesse mantenere invariata la sua posizione nelle prime dieci posizioni del ranking FIFA, allora sarà anche confermata come una delle teste di serie.
Il cammino dell'Italia nelle qualificazioni con eliminazione finale
L'Italia dunque considerata come un cantiere aperto ma che nonostante tutto ha tentato di avvicinarsi ai massimi obiettivi mondiali con quel che rimane da prendere al Ct Roberto Mancini. E infatti il rammarico grande riguarda proprio l'eliminazione dalla fase a gironi per le qualificazioni ai Mondiali 2022 in Qatar. Gli azzurri durante gli Europei sembravano invincibili e il passaggio del turno sembrava davvero una formalità. E invece la troppa euforia ha fatto calare la concentrazione nei giocatori, quasi come se si fossero dimenticati che quel flop di San Siro contro la Svezia non fosse mai esistito. E invece bisognava ripartire proprio da lì per garantire all'Italia nuovamente l'accesso ai Mondiali.
Dopo gli Europei infatti l'Italia era ferma al primo posto con 9 punti contro i 7 della Svizzera. Ma il cammino degli azzurri si complicò dopo il pareggio contro la Bulgaria al Franchi del 2 settembre 2021. La squadra di Mancini pareggiò successivamente anche lo scontro diretto contro la Svizzera prima di vincere contro la Lituania. Il pareggio al ritorno con gli elvetici con tanto di doppio rigore fallito da Jorginho fu una mazzata per gli azzurri che chiusero la fase a gironi da secondi dopo l'ennesimo pareggio in Irlanda del Nord. Il resto fa poi parte della memoria comune con il primo turno dei playoff contro la Macedonia perso a causa di quel gol di Trajkovski che negò agli azzurri anche la possibilità di giocarsi la finale con il Portogallo. In un momento i Mondiali erano persi.
Le due precedenti eliminazioni e due mondiali flop chiusi già nella fase a gironi
Un film già visto secondo qualcuno dato che l'Italia è riuscita a mancare l'accesso ai Mondiali per la seconda volta consecutiva dopo il flop di Russia 2018. In quel caso fu fatale la Svezia agli spareggi che vinse all'andata 1-0 prima di imporre il pareggio agli azzurri al ritorno in un San Siro pieno che dovette ingoiare il boccone amaro di una delusione a dir poco cocente. Un flop clamoroso quello degli azzurri che ha fatto il seguito alle altre due incredibili eliminazioni nella fase a gironi dei Mondiali 2010 e 2014. Nel primo, quello in Sudafrica, dopo le prime due partite a dir poco deludenti, l’Italia aveva conquistato appena due punti contro il Paraguay all’esordio (1-1 gol di De Rossi) e l’altro contro la modesta Nuova Zelanda (anche in quel caso il match terminò 1-1).
Per passare al turno successivo era dunque necessario battere la terza squadra del girone: la Slovacchia. E invece gli azzurri furano battuti 3-2 dalla squadra di Hamsik all'esordio assoluto in un Mondiale. L’Italia venne umiliata ed eliminata al primo turno con appena due punti in un girone dov’erano presenti Slovacchia, Nuova Zelanda e Paraguay. Scenario che si è poi ripetuto 4 anni dopo in Brasile quando gli azzurri iniziarono bene il girone battendo l'Inghilterra 2-1 prima di crollare contro la modesta Costa Rica e l'Uruguay mancando ancora l'accesso agli ottavi.
Il calcio in Italia è lontano anni luce dal resto d'Europa
Il calcio in Italia è considerato ancora un cantiere. Lavori in corso, parole, frasi fatte e discorsi già noti, fanno ormai parte della nostra quotidianità. Il calcio non si evolve e gli interessi economici hanno sempre maggiore valenza rispetto alle reali esigenze di tutto il movimento che fa fatica a riuscire a crescere con serenità e pazienza i giovani campioni del domani. I vivai sono diventati dei serbatoi per le prime squadre, ma solo sulla carta. All'atto pratico infatti sono pochissimi i club italiani che utilizzano i prodotti del proprio settore giovanile nel corso della stagione.
Basti pensare ai giovani tra i 15 e i 21 anni scesi in campo nella stagione 2011/2012, su 2387, appena 101 giocano in Serie A, mentre il 44% di loro è finito a giocare fra i dilettanti, mentre il 30% si trova tra gli svincolati. In poche parole: un disastro generazionale. Ma il dato più preoccupante è quello relativo all’impiego dei calciatori italiani U21 in Serie A: appena l’1,5% del totale. Complessivamente i nostri azzurrini hanno giocato 18.874 minuti complessivi in Serie A. Se vi sembrano tanti, sappiate che in Francia hanno giocato 5 volte più dei nostri. E pensare che in tanti si auspicavano una rivoluzione nel 2015 quando la FIGC diede vita alla rete dei Centri Federali Territoriali.
L’obiettivo era quello di rappresentare il polo territoriale per la valorizzazione e la formazione tecnico-sportiva-educativa dei ragazzi dai 13 ai 14 anni. I centri purtroppo però ad oggi sono “appena” 49 e anche l'introduzione del progetto relativo alle squadre B è stato un autentico flop dato che solo la Juventus lo ha accolto sfruttando al massimo la possibilità di far giocare la seconda squadra bianconera in Serie C con la possibilità di far emergere anche elementi nuovi da poter integrare alla squadra principale. Insomma, nulla che potesse far pensare a una rivoluzione di un sistema che fa acqua da tutte le parti, ben lontano dalle vicine Francia e Germania, così come la Spagna, che invece hanno investito tanto sui giovani.
Basti pensare che i transalpini sono rinomati per essere capofila di una scuola di giovani calciatori che negli anni ha dato alla nazionale innumerevoli calciatori oggi campione assoluti di questo sport. L’esempio più celebre è il Centro tecnico federale di Clairefontaine, dove vengono formati i migliori ragazzini tra i 13 e i 15 anni residenti nella zona di Parigi: fu inaugurato nel 1987. E che dire della federcalcio tedesca che nel 2001 rivoluzionò i settori giovanili, obbligando le società di Bundesliga e Bundesliga 2 a dotarsi di una squadra in tutte le categorie a partire dagli Under 12. I tedeschi hanno costruito più di 300 centri federali, e oggi riescono a visionare ogni anno circa 600.000 ragazzi.