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Perché l’Inter non ha ridotto gli stipendi ai giocatori malgrado la crisi per il Covid

L’Inter è stato uno dei pochissimi club che non ha ridotto gli emolumenti ai propri giocatori e tesserati come è accaduto per molte altre società, in un’ottica di riduzione dei costi. A spiegare la motivazione principale, Beppe Marotta: “Non c’è stata pausa, tutti abbiamo lavorato fino al 20 agosto, con risultati più che soddisfacenti”
A cura di Alessio Pediglieri
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Beppe Marotta ha una risposta anche a chi si domanda perché l'Inter non abbia mai provveduto al taglio degli stipendi di giocatori e tesserati per far fronte alla crisi economica in corso a causa della pandemia di coronavirus. Un provvedimento che la maggior parte delle società, non solo in Italia ha adottato per far fronte alle mancate entrate successive ai tre mesi di lockdown e alle attuali restrizioni, tra cui le spese per sostenere i protocolli sanitari e le partite disputate a porte chiuse, senza conseguenti entrate da stadio.

Un controsenso per molti, soprattutto da parte di un club il cui amministratore delegato ha denunciato il rischio di fallimento dell'intero movimento, evidenziando un deficit che può toccare anche il 50% del fatturato. Un punto di non ritorno di cui la presente situazione rappresenterebbe unicamente la punta dell'iceberg. Ma davanti a questa corretta lettura della realtà calcistica italiana, l'Inter risulta una società che non ha mai optato per la riduzione delle spese legate agli ingaggi dei propri tesserati (soprattutto calciatori).

Il motivo è stato spiegato dallo stesso ad nerazzurro, anzi i motivi. Perchè la decisione di evitare il taglio degli stipendi è nata dal contesto in cui l'Inter si è ritrovata al contrario delle altre società di Serie A. I nerazzurri, infatti, sono stati gli ultimi a smettere di giocare concludendo la passata stagione solamente ad agosto inoltrato, per essere arrivati fino in fondo all'Europa League. Con la finale, persa, disputata contro il Siviglia in Germania.

Anche se tra le righe si può comprendere come la società abbia posto il problema ai propri tesserati, l'evidenza ha cancellato questa ipotesi: "Siamo l'unica società italiana che ha finito di giocare il 20 agosto. In questo modo i giocatori hanno fatto degli straordinari anche nell’ambito del tempo che hanno dedicato alla squadra. Non si è potuto negoziare una riduzione degli stipendi visto che luglio e agosto sono solitamente mesi dedicati alle vacanze e al riposo mentre i nostri hanno lavorato. Anche con ottimi risultati sportivi, con la finale di Europa League".

Motivazioni per le quali la società nerazzurra non ha potuto intervenire sugli stipendi come nella maggior parte delle altre società che hanno concordato trattenute pari ai mesi non giocati causa lockdown o a una riduzione legata alle mancate entrate da stadio e dagli inserzionisti pubblicitari: "L'unica cosa che abbiamo potuto fare è non aver pagato i premi che si erano stabiliti a inizio stagione".

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