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Perché le squadre di Serie A sono in rivolta contro il protocollo e minacciano di non allenarsi

Secondo la società di Serie A nel protocollo ci sono delle norme lacunose riguardo gli allenamenti collettivi. Un problema riguarda il ritiro pre-campionato, nel protocollo è scritto che i calciatori una volta ripresi gli allenamenti collettivi debbano rimanere in ritiro, cosa che non piace né ai club né ai giocatori stessi. Molte società ritengono questo protocollo inapplicabile e chiedono l’intervento del Premier Conte che presto dovrebbe incontrare il numero uno della FIGC Gravina.
A cura di Alessio Morra
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Gli allenamenti individuali sono iniziati la scorsa settimana, la prossima torneranno quelli di gruppo. Il campionato dovrebbe riprendere il 13 giugno, nonostante la presa di posizione forte dell’Udinese. Sembra in discesa la strada della Serie A, ma la realtà è un’altra. Molte società non sono favorevoli al protocollo studiato dal Comitato tecnico scientifico e approvato dalla Federcalcio e minacciano di non riprendere gli allenamenti collettivi.

La protesta delle società di Serie A

Con tanti distinguo parecchie società della Serie A si sono dette contrarie alla ripresa degli allenamenti. L’Inter guida il fronte degli scontenti. L’a.d. Marotta è stato chiaro: “Non vogliamo fare polemica, ma semplicemente con queste regole non saremmo in grado di andare in ritiro. Per questo chiediamo che le norme siano cambiate o non avremo alternative”. Il Milan segue a ruota, con una nota ha criticato il protocollo, ma non ha espresso una posizione netta, forte come quella dei nerazzurri. Ma anche altre società hanno fatto sapere che non effettueranno gli allenamenti collettivi se il protocollo resterà invariato: come il Napoli, l’Atalanta, il Verona, il Cagliari, il Brescia, il Sassuolo, la Fiorentina e le due squadre di Genova.

Il protocollo così sarebbe inapplicabile

Secondo le società ci sono delle lacune sugli allenamenti collettivi e troppe difficoltà a livello logistico in particolare in quello che dovrebbe essere il ritiro pre-campionato. Il documento viene considerato inapplicabile e se non sarà modificato i club potrebbero anche non iniziare il ritiro lunedì prossimo.

Perché i club di Serie A non vogliono applicare il protocollo

Uno dei punti che crea maggiori discussione è il ritiro che non piace a tanti club di Serie A, essi ritengono sia meglio continuare con la formula del ritorno a casa dei calciatori al termine dell’allenamento, che è stata sperimentata già dai club che hanno iniziato gli allenamenti individuali.

Altro nodo: gli allenamenti

L’idea di potersi allenare al massimo in gruppi di 7 o 8 giocatori è considerata limitante e non piace né ai club né agli allenatori che vogliono far provare ai calciatori schemi, inoltre i giocatori devono riabituarsi anche giocando delle partitelle.

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Cosa fare in caso di positività

I club non accettano anche un’altra norma, quella più spinosa, quella che prevede che in caso un giocatore sia trovato positivo tutta la squadra debba finire in quarantena, perché così si bloccherebbe tutto di nuovo. Le società pretendono il modello dalla Bundesliga che lascia la possibilità di isolare solo la persona positiva ai controlli.

L’incontro tra Conte e la FIGC

La protesta comunque è sorprendente perché era noto da qualche giorno il protocollo sanitario, Protocollo approvato dalla FIGC, che ha dovuto correggere pochi punti rispetto a quello originario. E viene da chiedersi come mai ci sia stato questo fronte comune? Si può pensare che i 20 club di Serie A desiderino avere maggiori certezze e per farlo hanno bisogno di chiamare in gioco anche il Presidente del Consiglio. E Conte forse già in questo weekend avrà un incontro con Gravina, il numero uno della FIGC. In questo modo le società di Serie A porrebbero tutta una serie di problemi al Premier, che ha la parola decisiva sulla ripresa del campionato. In poche parole le società vogliono delle certezze in questo momento, non solo sul protocollo, e solo una persona gliele può dare: Conte, che deciderà se il campionato ripartirà.

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