Perché le squadre dell’Arabia Saudita hanno speso di meno sul mercato: è cambiata una regola
Non è stato un calciomercato all'insegna delle squadre saudite. Se lo scorso anno l'Arabia Saudita aveva lasciato il segno con contratti milionari e proposte arrivate a tutti i big d'Europa, questa volta tutto è stato diverso: non si sono trasferiti grandi nomi e non c'è stato l'esodo di massa che qualcuno aveva preannunciato soltanto pochi mesi fa, nonostante la potenza economica del club sia rimasta la stessa. La Saudi Pro League ha introdotto una regola diversa che tutela i giocatori locali e ha condizionato per forza di cose il mercato, almeno in questa sessione estiva.
La nuova regola della Saudi Pro League
Innanzitutto i vertici del campionato hanno concesso a ogni squadra di avere un massimo di dieci stranieri all'interno della rosa, aumentando il numero di due unità rispetto alla passata stagione. Ma gli slot in più sono stati in qualche modo condizionati da un'altra regola, ancora più importante e stringente: per permettere ai giocatori arabi di emergere e di poter giocare nella massima serie, in Arabia Saudita ogni club dovrà avere almeno 11 giocatori locali al suo interno.
Praticamente quasi metà della rosa (che potrà essere composta da 25 elementi contro i 30 concessi un anno fa) dovrà essere formata da giocatori sauditi. Il cambiamento è stato introdotto per cercare di promuovere i giovani talenti sauditi, evitando così che le squadre (soprattutto le quattro più importanti della lega) fossero formate esclusivamente da giocatori stranieri. In questo modo almeno 11 slot saranno riservati a sauditi, una condizione che ha portato le squadre a operare meno sul mercato: con la rosa più corta e questi nuovi paletti c'è stato poco spazio per gli investimenti ingenti visti nel corso dell'ultima estate, anche se la Saudi Pro League ha lasciato la porta aperta per l'arrivo dei più grandi calciatori d'Europa.