Perché le calciatrici degli Stati Uniti non cantano l’inno nazionale ai Mondiali: critiche feroci
Ancora una volta, la terza dall'inizio dei Mondiali di calcio femminili, gli Stati Uniti hanno fatto notizia non per i risultati sul campo ma per il fatto che gran parte delle calciatrici sono rimaste in silenzio durante l'esecuzione del loro inno nazionale. Era già accaduto all'esordio contro il Vietnam (3-0), la scena si è poi ripetuta nel secondo incontro con l'Olanda (1-1) ed infine anche oggi, nell'ultimo incontro del girone contro il Portogallo, conclusosi con un pareggio per 0-0 che qualifica agli ottavi di finale la principale favorita – quote dei bookmakers alla mano – per la vittoria finale.
Le immagini hanno mostrato alcune calciatrici borbottare appena l'inno, mentre altre sono rimaste immobili e non si sono messe la mano sul cuore quando la telecamera le inquadrava ad una ad una prima del fischio d'inizio. In particolare, Andi Sullivan, Naoi Girma, Emily Fox, Sophia Smith, Crystal Dunn e Trinity Rodman (figlia del grande Dennis ex campione NBA) sono rimaste in silenzio prima della partita di apertura contro il Vietnam e da allora si sono ripetute quando schierate dal 1′.
Anche lo staff tecnico è rimasto in silenzio. La vicenda ha sollevato parecchie polemiche negli Stati Uniti, attirando critiche anche feroci nei confronti delle ragazze allenate da Vlatko Andonovski, accusate di mancanza di patriottismo.
Ma perché le calciatrici americane non cantano l'inno nazionale? Oltre a battersi per la parità di retribuzione con i maschi, la nazionale di calcio femminile degli Stati Uniti da tempo sostiene a gran voce cause legate ai diritti civili, con in prima fila la leggenda Megan Rapinoe. La 38enne pluricampionessa del mondo ed ex Pallone d'Oro negli ultimi anni è diventata sostenitrice molto attiva dei diritti LGBTQ, dell'uguaglianza salariale e del movimento Black Lives Matter.
La presa di posizione delle giocatrici sarebbe dunque legata alla battaglia contro le discriminazioni e le disuguaglianze sociali negli Stati Uniti. Rapinoe, che sta giocando il suo ultimo Mondiale, ha detto nel 2019 che "non si sarebbe mai messa la mano sul cuore" e "non avrebbe mai più cantato l'inno nazionale".
Nel mentre, questa fortissima generazione di calciatrici statunitensi si candida a scrivere il proprio nome nella storia del calcio: in caso di successo finale, potrebbe infatti diventare la prima squadra sia maschile che femminile a vincere tre Mondiali consecutivi, dopo aver trionfato in Canada nel 2015 e in Francia nel 2019.