Perché l’Ats ha fermato l’Inter per Covid: “Rischio di varianti più contagiose”
L'ATS di Milano ha sospeso ogni attività dell'Inter fino al 22 marzo dopo le positività al Covid-19 di Stefan De Vrij e Matias Vecino che hanno così portato a quattro il numero di calciatori positivi nel gruppo squadra nerazzurro (gli altri due sono Handanovic e D'Ambrosio). La decisione dell'Agenzia di Tutela della Salute milanese che obbliga giocatori e staff tecnico a isolarsi per "l'intero periodo di incubazione pari a 14 giorni" ha reso di fatto impossibile la disputa del match di campionato contro il Sassuolo (in programma sabato 20 marzo alle 20.45) che, alla luce di quanto avvenuto in occasione di Lazio-Torino, la Lega Serie A ha già provveduto a rinviare a data da destinarsi (probabilmente ad aprile) e ha imposto il divieto ai calciatori nerazzurri di raggiungere le proprie nazionali la prossima settimana.
Si aspettavano dunque solo le motivazioni per le quali l'ATS di Milano avesse deciso di prendere questa ferrea decisione. Motivazioni che sono state rese note dal quotidiano La Repubblica che ha pubblicato il documento inviato all'Inter dall'ATS nel quale viene spiegato che "È in corso nel gruppo squadra un focolaio Covid 19 con una trasmissione virale attiva" e vista la velocità con cui il virus si sta diffondendo nella squadra nerazzurra l'ATS milanese segnala "l'elevato rischio di circolazione di varianti virali più contagiose".
A tal proposito i medici stanno analizzando i quattro tamponi fin qui risultati positivi (negativi invece i tamponi effettuati nella giornata di giovedì i cui esiti sono arrivati sabato mattina) per capire se possa trattarsi ad esempio della variante inglese del virus, più aggressiva nella diffusione. Bisognerà dunque attendere l'esito di queste analisi e l'esito dei tamponi a cui si sottoporranno calciatori e staff nelle giornate di venerdì e di sabato) per sapere se la diffusione del virus è stata contenuta e se dunque il pericolo "focolaio" è stato definitivamente scongiurato.