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Perché l’assenza di De Rossi nel film di Totti fa rumore (ma non sorprende)

Quello tra Francesco Totti e Daniele De Rossi è stato ed è un rapporto vero. Tante le battaglie condivise in campo con la casacca della Roma, con qualche momento di tensione negli ultimi anni, quando il Pupone ha ricoperto il ruolo da dirigente. Amicizia solida che ha sempre vissuto di momenti veri, lontano dalla luce dei riflettori.
A cura di Marco Beltrami
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C'è un grande assente in "Mi chiamo Francesco Totti". Nel docu-film che racconta la vita calcistica e non, dell'ex numero 10 giallorosso non c'è spazio per Daniele De Rossi. Nessun riferimento a colui che ha condiviso con il Pupone 18 stagioni all'interno della Roma, raccogliendone anche l'eredità, pesantissima, da capitano. In tanti si sono chiesti il motivo di questa scelta in un racconto in cui invece non sono mancati anche altri personaggi importanti che hanno affiancato l'icona romanista in giallorosso. Il rapporto tra Totti e De Rossi, è sempre stato molto solido e forte, nonostante non siano mancati momenti difficili, come quello ai tempi dell'esperienza da dirigente del primo. Un feeling unico che non ha necessitato particolare réclame e che forse anche per questo non è stato inserito nel docufilm.

C'è il Principe Giannini, il primo idolo e modello, c'è Antonio Cassano, con il quale ha stabilito un bel rapporto in campo e fuori, e persino l'amato e poi odiato Spalletti. Nel docu-film sulla vita di Francesco Totti fa rumore e non poco l'assenza di Daniele De Rossi, uno che ha condiviso il campo con lui per ben 16 stagioni, più altre due alla Roma, con il Pupone dirigente. Il centrocampista prima vice-capitano, è poi diventato l'erede del numero 10 dal quale ha ereditato la fascia. Tantissime le battaglie condivise in campo, anche con la Nazionale con un titolo Mondiale vinto fianco a fianco.

totti de rossi

Cosa ha rappresentato Totti per l'erede De Rossi

A raccontare cosa Totti abbia rappresentato per De Rossi, ci ha pensato il primo in occasione della presentazione del suo libro "Un capitano": "C’erano tanti altri giocatori importanti, affascinanti. C’era Batistuta… ma lui lo guardavo con occhi particolari poi fortunatamente ho smesso perché quella cosa ormai è passata, perché diventato un compagno di squadra e un amico (anche perché pensavo pure male se mi guardava troppo…). All’inizio è tipo sogno, già per dove sei perché stai giocando per la Roma, già perché stai vicino a uno che fa quello che avresti voluto fare tu poi dopo passa e raccontarlo adesso fa più effetto".

Prima fianco a fianco, poi l'erede. De Rossi ha raccolto da Francesco Totti l'incarico di capitano (disse "credo che sia l’unico che possa indossarla. Abbiamo camminato insieme per tanti anni ed era lui il mio successore") . Una responsabilità enorme ma anche un motivo d'orgoglio per chi stagione dopo stagione si è legato sempre più a quello che un tempo era il suo idolo, diventandone anche amico: "L’eredità di Totti? Leggerissima, anche perché quando cantavano ‘un capitano, c’è solo un capitano', sai che non è diretto a te (ride, ndr). La gente ogni tanto mi dice ‘anche tu sei bravo'. Ma io non ho problemi o gelosie, essere il capitano della Roma è una grande responsabilità. Fare il capitano dopo di lui è stato un bel peso, ma anche un onore. Poi non è che non ci dormo la notte ma è una responsabilità importante".

L'omaggio di Daniele De Rossi a Totti, dopo il ritiro

E così "capitan futuro" è diventato "capitan presente", nella stagione 2018/2019, non prima però di aver reso omaggio al numero 10 nel giorno del suo addio al calcio nella stagione 2016/2017. Difficile per De Rossi trattenere l'emozione al termine di quel memorabile Roma-Genoa, con il saluto dell'Olimpico al suo "Re": "Oggi c’è spazio solo per le bandiere e per gli stendardi dedicati a Francesco: ci tenevo fosse così. Ci sono persone che non fanno una carriera, una vita normale. Posso solo capire quanto sia difficile rimanere per 25 anni nella stessa squadra. Ha vinto uno Scudetto, ha unito una città che si disunisce per tutto. Totti è un amico che non vedrò più quotidianamente, mi mancherà non trovarlo più nello spogliatoio seduto su quella panchina. L'omaggio dell'Olimpico? Una cosa del genere non l'ho mai vista, se una città intera ha una reazione del genere per l'addio di un calciatore significa che non è stato solo un calciatore. La reazione non è normale perché la persona non è normale, non ha fatto una carriera normale. Noi possiamo solo stargli vicino e cercare di commuoverci il meno possibile anche se sarà difficile".

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L'addio di De Rossi, le lacrime di Totti e il celebre ‘Io non volevo'

I due sono stati accomunati anche dal finale di esperienza alla Roma "turbolento". Anche il centrocampista, come quello che per tanti anni è stato il suo capitano, è stato "accompagnato" alla porta, dopo il mancato rinnovo che ha messo sul piede di guerra tutta la tifoseria. Memorabile quanto accaduto in occasione di Roma-Parma del 2019, ultima per Daniele De Rossi all'Olimpico sotto gli occhi di quel Totti diventato ormai dirigente. I due si sono abbracciati a bordo campo, e le telecamere hanno intercettato un "Io non volevo", pronunciato dal Pupone, nei confronti dell'amico, con tanto di lacrime. Una scena che ha fatto discutere e non poco: cosa c'era dietro quella frase? La conferma della volontà dell'ex numero 10 di non mandare via quello che per anni in campo è stato il suo gemello, in controtendenza con il resto della dirigenza.

Tutto ribadito anche da un memorabile post su Instagram: "Oggi è un giorno triste. Oggi si chiude un altro capitolo importante della storia dell’As Roma, ma sopratutto di Roma…della nostra Roma. In questi anni ne abbiamo passate tante insieme, siamo cresciuti insieme, diventando prima di tutto uomini, poi calciatori, per poi infine diventare genitori. Ma sapevamo che questo momento prima o poi sarebbe arrivato. Voglio solo dirti che sei stato e che rimarrai per sempre il mio fratello di campo acquisito. Ti auguro il meglio in ogni cosa che farai…perché sono sicuro che la farai alla grande, come tutto quello che hai fatto finora. Ti voglio bene Dani".

Totti dirigente e le tensioni prima del ritiro di De Rossi

In quel "ne abbiamo passate tante" probabilmente rientra anche quanto accaduto proprio nelle ultime due stagioni, culminato nelle lacrime di Totti all'addio del suo erede. Un'inchiesta di Repubblica infatti ha ricostruito quanto accaduto a partire dall'agosto 2018 quando De Rossi avrebbe già chiesto la rescissione del contratto non avendo digerito l'arrivo di Nzonzi, considerato il suo possibile sostituto. A dicembre la situazione sarebbe anche precipitata dopo una presunta mail dell'ex preparatore atletico Lippie a Pallotta, in cui quattro senatori, tra cui anche De Rossi, avrebbero chiesto l'addio del mister Di Francesco, del Direttore sportivo Monchi e di Francesco Totti. Per quanto riguarda il Pupone la motivazione è legata a quella che viene definita come una "presenza ingombrante", capace di trasmettere percezioni negative.

L'ex capitano e numero 10 venne informato poi del contenuto della mail, con la situazione che inevitabilmente è precipitata. Dopo il ko con il Porto in Champions, Pallotta ha messo alla porta Di Francesco, Monchi, ma anche il medico sociale Del Vescovo e il fisioterapista Stefanini, quest'ultimo molto legato a De Rossi. Una situazione che ha contribuito ad alimentare qualche tensione tra i due amici, fino alle emozioni e lacrime della notte di Roma-Parma, anticipate anche da alcune telefonate tra i due con Totti che volle spiegare al suo erede "Hanno fatto un gioco sporco, non ti ho mai tradito". Se De Rossi all'epoca ha minacciato querele, la Roma attraversò un comunicato ufficiale non ha perso tempo per smentire il tutto prendendo le distanze.

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Totti e De Rossi amici veri

Quello che è certo è che quello tra Totti e De Rossi è stato un rapporto d'amicizia vero, in cui non sono mancate anche le divergenze di vedute e i momenti difficili. Un feeling forte e unico che De Rossi dopo il ritiro ha raccontato così ai microfoni di GQ: "Abbiamo giocato vent'anni assieme, ci siamo abbracciati dopo i gol, ci siamo frequentati fuori dal campo, abbiamo avuto anche delle sonore litigate, è capitato di non parlarci per un mese, pure l'anno scorso, ma poi è sempre finita a risate. Vita vera, non recitata. È un periodo che ricordo come un incubo. Mi sentivo come il bambino che assiste ai litigi tra mamma e papà. Di Totti le ho detto, con Spalletti ho condiviso tanto, ci siamo pure scannati, ma conservo grande stima per lui. Mi infastidiva l'assurdità della situazione: la squadra vinceva eppure Spalletti veniva fischiato, dall'altro lato qualcuno si azzardava a dire che Totti non volesse il bene della Roma".

E i due, entrambi fuori ora dalla Roma ma con un futuro tutto da scrivere in cui magari potrebbero tornare in giallorosso, si sono ritrovati in campo in occasione dell’ultimo compleanno del Pupone lo scorso 28 settembre. Prima la partitella di calcio a 8 e i festeggiamenti, a confermare che quello tra Totti e De Rossi è un rapporto forte, e che forse non ha bisogno di essere “reclamizzato” o spettacolarizzato anche in un prodotto televisivo.

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