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Perché la Serie A non può tornare a 18 squadre: che cos’è il diritto di intesa che blocca tutto

La Lega Serie A ha bocciato a larga maggioranza la proposta delle big di ridurre il numero delle squadre partecipanti al campionato: è stato applicato il diritto di intesa. “Sennò qualcuno può decidere che giocano i biondi e non i neri, i belli invece che i brutti…”, spiega Adriano Galliani, che adesso sta dalla parte delle medio-piccole col suo Monza.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il tentativo di forzare la mano da parte di tre big di Serie A (Juventus, Milan e Inter), cui poi si è aggiunta anche la Roma, circa la riduzione delle squadre del massimo campionato, scendendo da 20 a 18, è miseramente fallito. L'assemblea di Lega andata in scena ieri in Via Rosellini a Roma ha bocciato in maniera schiacciante l'ipotesi: 16 i voti contrari, a fronte dei 4 favorevoli dei club proponenti. Sembrava che allo schieramento delle grandi potessero unirsi altre tre società della zona alta della classifica (Napoli, Lazio e Fiorentina), ma alla fine hanno deciso di restare dalla parte delle medio-piccole, decretando definitivamente la fine del progetto di cambiamento del format. È stato dunque applicato il diritto di intesa.

La Serie A resterà a 20 squadre: bocciato il tentativo di Juve, Milan e Inter
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Che cos'è il diritto di intesa

"Non è una questione di 18 o 20 squadre in Serie A – aveva detto in maniera molto critica Adriano Galliani, Ad del Monza prima dell'assemblea di Lega – La cosa fondamentale è la volontà di abolire il diritto di intesa. Sarebbe gravissimo che la Lega non lo abbia, è una cosa che non è mai esistita e che non esiste in Europa. Non si capisce come si possa chiedere una cosa del genere. Quando non hai più diritto di intesa, si può far giocare il campionato a 18, 20 o 32 squadre. Qualcuno può decidere che giocano i biondi e non i neri, i belli invece che i brutti… Trovo incredibile che se possiedi una cosa, decide un altro al posto tuo e tu la passi a lui".

Il diritto di intesa, che la Lega di Serie A è pronta anche a difendere in tribunale se necessario, non è altro che il potere di veto concesso a ogni singola componente del calcio italiano su qualsiasi modifica all'ordinamento federale che la riguarda. In pratica, se il Consiglio della FIGC – magari su input del presidente Gravina, spalleggiato come in questa occasione da qualche club – volesse cambiare format di un campionato (che sia di Serie A o B o C), avrebbe bisogno del voto favorevole della relativa Lega.

Adriano Galliani adesso sta dalla parte delle piccole, difendendo gli interessi del Monza
Adriano Galliani adesso sta dalla parte delle piccole, difendendo gli interessi del Monza

Intuitivamente è davvero difficile che questo avvenga quando si parla di ridurre le squadre dei campionati, visto che le società che rischiano di perdere la categoria – ovvero le medio-piccole – hanno tutto l'interesse a che la torta dei diritti TV e degli altri introiti appannaggio della serie di appartenenza sia a disposizione del massimo numero possibile di posti. Laddove invece l'interesse delle big – per intasamento del calendario e appeal degli incontri – è del tutto opposto, verso quella "superleghina" sarcasticamente denominata da Urbano Cairo al termine dell'assemblea.

Fosse per le grandi di Serie A, si tornerebbe anche a 16 squadre, come era fino al 1988, ma qua anche scendere a 18 (com'era dal 1988 al 2004) appare impresa ai limiti dell'impossibile, stando così le cose.

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