Perchè la Juventus non sta facendo la Juventus
La Juventus sta rischiando di perdersi. O almeno di avvitarsi in un equivoco. La squadra fatica a raggiungere a mantenere il controllo degli spazi nelle due fasi e nelle varie situazioni di gioco. Il 4-3-1-2, che accomoda il talento di Dybala, ingolfa la manovra al centro, il 4-3-3 ha dato maggiori sicurezze in fase di possesso ma ha finito per defilare Cristiano Ronaldo. Le mezzali, anche per l'infortunio di Khedira, non garantiscono una trasmissione veloce del pallone. In più, e forse questo è il principale punto di contatto rispetto alla sua esperienza al Napoli, la Juve è vulnerabile quando gioca a ritmi bassi, quando cerca di amministrare. E i 14 gol subiti in stagione in una situazione di vantaggio, l'ultimo a Verona, lo confermano. E' la dinamica spesso simile a risaltare, al di là del dato numerico. In ben otto partite, poi, la Juve ha segnato il primo gol per poi subire l'1-1 nel giro di pochi minuti: dai 3 contro il Sassuolo ai 20 contro la Lazio.
Napoli, da 0-3 a 3-3 (prima dell'autogol)
I primi indizi arrivano alla seconda giornata, contro il Napoli che rimonta da 0-3 a 3-3 prima dell'autogol di Koulibaly. Particolarmente significativca la concatenazione di decisioni insicure che conducono al primo gol italiano di Lozano, il secondo del Napoli. Pjanic non segue il taglio, dietro De Ligt rallenta a posizionarsi, forse perché preoccupato da Mertens, e la diagonale non tiene. In questo modo, si riducono le possibilità di difendere su un pallone che arriva dalle fasce verso il centro. Infatti, quel ritardo scopre la linea di passaggio per Lozano, e taglia fuori Alex Sandro, impossibilitato a intervenire. Inoltre, già prima del passaggio, Pjanic non ha seguito Zielinski e Danilo non ha tagliato verso il centro per chiudere la linea di passaggio tra il polacco e Allan. Questa mancata copertura preventiva ha costretto Bonucci a uscire lateralmente aprendo il varco che Allan ha sfruttato per avviare l'azione.
Quelli che, alla seconda partita, potevano anche essere interpretati come fisiologici errori dovuti al cambio di filosofia, sono però continuati praticamente per tutta la stagione.
La Juve si abbassa e fatica a difendere i cross sul secondo palo
La difesa a zona sui cross che arrivano dalle fasce rimane incerta quando la linea si abbassa, quando la squadra prova a rallentare e contenere. E' nato così anche il gol subito all'ottava giornata contro il Bologna. Sul cross dalla destra, la linea difensiva della Juve si stringe molto nella zona della palla. In questi casi, la gestione dell'uno contro uno diventa decisiva. L'indecisione di Cuadrado che perde il duello aereo con Mbaye favorisce Danilo che raccoglie in area, sul secondo palo. Bonucci non fa in tempo a lasciare la posizione e chiudergli la linea di tiro.
Situazioni simili hanno generato il rigore del pareggio di Mancosu del Lecce al Via del Mare (nona giornata, 1-1) e la rete dell'Udinese che pure non cambia la sostanza del punteggio alla sedicesima giornata. La Juve vince 3-1, incassa la rete al 94′ ancora su un cross dalla destra che viene controllato da Nestorovski bravo a girare sul secondo palo verso Pussetto. Di nuovo, la linea difensiva è stretta nella zona della palla. La mancata aggressione sulle due linee di passaggio diventa un punto debole.
Un cross sul secondo palo ha provocato il fallo di mano di Alex Sandro e permesso alla Roma di accorciare le distanze all'Olimpico. E alla quindicesima giornata aveva portato al pareggio della Lazio, avviando la rimonta da 0-1 a 3-1. La Juve, che ha mantenuto il 62% di possesso palla nel primo tempo della sfida contro la Lazio, ha controllato la partita a ritmi alti. Nel finale di primo tempo, però, esce Bentancur per infortunio: l'ingresso di Emre Can toglie fluidità sulla fascia destra bianconera e complica anche la ri-aggressione del pallone. L'azione del pareggio si sviluppa da calcio d'angolo, battuto però corto; la chiave è il cross tagliato di Luis Alberto dal vertice dell'area che atterra sulla testa di Luis Felipe alle spalle di Alex Sandro.
Decisiva l'aggressione sul portatore di palla
L'idea di calcio di Sarri richiede un'elevata qualità nella circolazione del pallone, per restringere il campo e generare superiorità, e una pressione rapida sul portatore di palla. Quando uno dei due presupposti viene a mancare, la difesa si trova a gestire transizioni più complesse in campo aperto, e viene più facilmente attaccata in velocità.
Tuttavia, nel corso della stagione, la Juve ha faticato a mantenere una ri-aggressione veloce per tutti i novanta minuti. Sono spesso i periodi di ripiegamento in cui i bianconeri hanno mostrato le maggiori difficoltà nella protezione della propria area. Un esempio chiaro è arrivato nell'ultima partita a Verona.
Il gol di Borini, che pareggia l'iniziale vantaggio di Cristiano Ronaldo, matura dopo un passaggio filtrante favorito da un rimpallo che taglia fuori Cuadrado. Borini riceve nello spazio di mezzo a ridosso dell'area, e non viene chiuso velocemente dai difensori che gli concedono di inserirsi palla al piede e pareggiare in diagonale.
Almeno in un'altra occasione, allo Stadium contro il Sassuolo, si sono visti gli effetti negativi di meccanismi difensivi non ancora del tutto memorizzati. Messi sotto pressione e costretti a pensare in poco tempo, i difensori bianconeri sembrano incerti, sospesi tra il rispetto delle consegne e delle posizioni e la chiusura sull'uomo. In questo spiraglio, in occasione dell'immediato pareggio dei neroverdi dopo il vantaggio di Bonucci, si è inserito Boga che danza al limite dell'area spalle alla porta e aggira un Pjanic messo fuori causa con una finta rapida ma scolastica. Boga poi triangola con Caputo, il cui tocco di ritorno aggira una linea stretta in cui De Ligt si trova più esterno di Cuadrado sul lato debole, Bentancur è in ripiegamento ma non chiude la linea di passaggio, Bonucci si trova preso in mezzo e quando reagisce è ormai troppo tardi.
Gli errori in impostazione
La vulnerabilità aumenta, in maniera prevedibile, se l'azione avversaria nasce da un errore dei bianconeri in fasce di uscita bassa del pallone. Succede nello scontro diretto contro l'Inter alla settima giornata, quando il pressing alto dell'Inter induce Cuadrado a un lancio frettoloso, consente ai nerazzurri di recuperare il pallone nella trequarti offensiva e generare l'azione che porta al fallo di mano in area di De Ligt e al pareggio di Lautaro Martinez 14 minuti il gol del vantaggio di Dybala.
Tardivo e distratto anche il posizionamento della linea difensiva contro il Genoa alla decima. Cinque minuti dopo l'1-0 di Bonucci, un disimpegno in verticale di Alex Sandro viene intercettato, il pallone viaggia non pulitissimo verso il limite dell'area, Bonucci mette il corpo sulla linea di tiro di Kouamé ma ottiene solo di deviare la conclusione e di fatto spiazzare Buffon.
Sempre il terzino brasiliano perde il pallone che a Genova porta al pareggio di Caprari prima dello stacco sontuoso di Cristiano Ronaldo. L'azione che vanifica l'1-0 di Dybala si sviluppa da un pallone perso dal brasiliano: ne approfitta Ramirez che entra in area, e come in tante situazioni la difesa a quattro della Juve si concentra nella zona della palla ma consente comunque il cross basso. Una deviazione libera Caprari, a quel punto smarcato, sul secondo palo.
I calci da fermo
Questi momenti di passività, in cui i difensori non vanno incontro alla palla, condizionano la difesa a zona anche sui calci da fermo. Nella sfida interna contro il Parma, dopo l'1-0 di Cristiano Ronaldo alla fine del primo tempo, Cornelius firma l'1-1 al 55′ su corner a uscire di Scozzarella. "Sull’angolo abbiamo tutti calciatori fermi sia fisicamente che mentalmente" ha detto Sarri a Sky dopo la partita. In effetti, i giocatori della Juve sembrano aspettare il punto di caduta del pallone prima di reagire. Nel caso specifico, Cristiano Ronaldo ha la responsabilità principale, perché Cornelius agisce nella sua zona, mitigata semmai dalla distanza eccessiva con Rabiot che non ha modo di accorciare.