Perché la Juventus ha preso Rovella dal Genoa per 18 milioni anziché farlo gratis a giugno
Non c'è mercato di gennaio senza una plusvalenza salva-bilancio per il Genoa e il 2021 non fa eccezione. Ad aiutare il club di Preziosi, come spesso accaduto in passato, è la Juventus, che si è assicurata le prestazioni del centrocampista classe 2001 Nicolò Rovella. Costo dell'operazione: diciotto milioni di euro, ma niente cash, almeno nell'immediato. Nel computo, infatti, vanno inseriti i cartellini di Elia Petrelli (8 milioni pagabili in tre esercizi) e Manolo Portanova (10 milioni pagabili in tre esercizi), prodotti delle giovanili bianconere, che si trasferiranno alla corte di Ballardini. Piccolo particolare: Rovella aveva un contratto in scadenza a giugno e di fatto era già libero di accordarsi a parametro zero per cambiare squadra nella prossima stagione. Invece formalmente passerà ai campioni d'Italia, pur continuando a giocare in prestito col Genoa fino al 30 giugno 2022. Oltre al trasferimento dei due giovani del vivaio juventino, l'accordo prevede un bonus da riconoscere ai liguri fino ad un massimo di 20 milioni di euro, al maturare di determinate condizioni. Per la Juventus, l'operazione genera nell'immediato plusvalenze per 17,2 milioni di euro (9,6 milioni da Portanova e 7,6 milioni per Petrelli).
Juventus e Genoa, un asse già noto
L'affare Rovella è solo l'ultimo di una lunga serie di trasferimenti che hanno visto protagoniste Genoa e Juventus in questi anni. Il canovaccio è quasi sempre lo stesso: i genoani lanciano un giovane di prospettiva, i bianconeri lo opzionano o lo prelevano direttamente, in prestito con diritto di riscatto o a titolo definitivo, permettendo così al club di Preziosi di incamerare una plusvalenza fondamentale per far respirare le casse del Grifone, da anni in sofferenza. In principio fu Sturaro, passato dal Genoa alla Juventus nel luglio 2014 per 5,5 milioni di euro (con bonus fino a 3,5 milioni). Il giocatore restò a Genova in prestito fino a gennaio (con premio di valorizzazione per i liguri), accasandosi a Torino dopo sei mesi dall'acquisizione. Nel gennaio 2019, Sturaro tornò in prestito al Genoa, per un corrispettivo di 1,5 milioni con obbligo di riscatto fissato a 8,5 milioni e un possibile incremento di ulteriori 8 milioni.
Da allora, gli affari sull'asse Genoa-Torino si sono susseguiti di anno in anno. Nell'inverno del 2016 toccò a Mandragora fare la stessa spola per un totale di 8,97 milioni di euro tra costo storico e bonus, stando a quanto iscritto dal club piemontese nel proprio bilancio. L'anno successivo, la Juventus preleva (sempre a gennaio) il centrocampista Rincon, per un totale di 8 milioni pagabili in tre esercizi (e un possibile bonus da 1 milione). I rapporti si interrompono per un giro, salvo poi tornare saldissimi nell'estate del 2018, col passaggio del portiere Perin alla Juventus. Costo dell'operazione: 12 milioni pagabili in tre anni con ulteriori 3 milioni di possibili bonus. Il Genoa, in un'operazione a parte, ottiene dai bianconeri il prestito con diritto di riscatto di Favilli (per un corrispettivo di 5 milioni) e sei mesi dopo riporta a casa Sturaro, reduce dalle zero presenze allo Sporting Lisbona a causa di un grave infortunio dal quale stava recuperando. Infine, nel luglio 2019, la Juventus mette sul piatto 26 milioni di euro – sempre pagabili in tre anni – per avvalersi delle prestazioni di Cristian Romero, rimasto al Genoa in prestito (con premio valorizzazione fino a 5,3 milioni).
Perché il Genoa vende sempre a gennaio
Più che l'asse Torino-Genova, però, l'operazione Rovella rinverdisce un classico che non passa mai di moda, ovvero la cessione "salvifica" nel mercato di gennaio per il club di Preziosi. Basta spulciare lo storico dei trasferimenti degli ultimi anni per rendersene conto: Il già citato Sturaro nel gennaio del 2015, Mandragora e Perotti nella sessione invernale del 2016, Rincon ai bianconeri e Pavoletti al Napoli nel 2017, Pellegri al Monaco nel 2018, Piatek al Milan nel 2019 e Kouamé alla Fiorentina nel 2020, fino appunto ad arrivare all'ultimo della lista, ovvero Rovella. L'ennesimo giocatore finito nel "plusvalenzificio" invernale del Genoa, come ormai avviene da sette anni a questa parte. Per i rossoblù, però, non è una questione di valorizzare i propri talenti. È semmai una necessità di sistemare i conti in un bilancio che chiude al 31 dicembre (e non al 30 giugno come per la maggior parte delle società calcistiche italiane). Una particolarità che, paradossalmente, "allunga" di un mese il proprio esercizio.
Per capire i bilanci degli ultimi 15 anni del Genoa, è necessario fare un ripassino di codice civile. Gli articoli 2446 e 2447 fanno riferimento alla riduzione di capitale per perdite: il primo prevede che in caso di diminuzione del capitale di oltre un terzo, vada convocata l'assemblea per «gli opportuni provvedimenti»; il secondo invece stabilisce che, in caso di perdita al di sotto del minimo di 50 mila euro, vada deliberata «la riduzione del capitale ed il contemporaneo aumento del medesimo ad una cifra non inferiore al detto minimo, o la trasformazione della società». Fatta questa premessa, è bene ricordare che il Genoa chiude dal 2006 in regime di articolo 2446 o peggio ancora 2447. Preziosi ha ripianato le perdite finché ha potuto, poi nel 2013 si è accodato a tanti altri patron di Serie A con la cessione del marchio (e conseguente plusvalenza). Dal 2014, l'esercizio chiuso al 31 dicembre si avvale delle cessioni fatte a gennaio dell'anno successivo per poter sistemare i conti ed evitare gli «opportuni provvedimenti» previsti dal codice civile: aumentare il capitale, in sostanza, oppure ridurlo per ripianare le perdite (senza però andare al di sotto del minimo legale).
Una questione di buoni rapporti
Se è evidente il motivo per cui il Genoa debba vendere i propri gioielli ad ogni finestra invernale di mercato, resta invece ignoto il perché la Juventus, ma anche il Milan, l'Inter e altre big del calcio italiano vadano sistematicamente a salvare il club di Preziosi alimentando un giro di plusvalenze che ormai può essere definito nuovamente una bolla. Una girandola che non può avere solo dei pro, ovviamente, perché nel passaggio di giocatori c'è sempre qualcuno che lascia il Genoa e qualcun altro che deve andare lì, generando una plusvalenza per la Juventus, il Milan, l'Inter o chissà chi altro. Per ogni Rovella, insomma, c'è un Valietti, un Lapadula o uno Sturaro di ritorno, il cui peso però verrà dilazionato tramite ammortamento e non incamerato direttamente come per le plusvalenze. È un gioco che vale la candela? Per il Genoa, evidentemente, sì. E come spiegò l'allora dirigente genoano Perinetti, una volta ufficializzato l'acquisto di Sturaro, le motivazioni non sono puramente economiche: «Noi dobbiamo guardare all’investimento, ai rapporti, alle collaborazioni, e siamo convinti che questa sarà un'operazione felice dal punto di vista tecnico e assolutamente gratificante dal punto di vista economico, nel tempo».