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Perché la Juventus deve (e può) vincere l’Europa League per dare un senso alla stagione

I bianconeri pronti all’esordio in Europa League questa sera contro il Nantes. Il presente della Juventus è buio, ma il futuro può essere luminoso a partire dalla lotta per cercare di vincere l’Europa League.
A cura di Jvan Sica
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La Juve questa sera è di scena allo Stadium contro il Nantes per la partita di andata degli spareggi di Europa League. Ma qual è il presente della Juventus? Nebbia, nebbia fitta, perché se la difesa è d’obbligo e le risposte alle accuse necessarie, è anche vero che il dolo e gli errori sono troppo evidenti per poter tirare fuori un sorriso e tornare alla situazione di partenza, giocandosela sul peso specifico che il seguito juventino ha in Italia.

Se il presente è così, cosa può essere il futuro? Da quel che si è capito John Elkann sta per guidare le fila dell’azienda prima ancora della squadra per i prossimi anni, grazie a persone fidate che ha messo in dirigenza e in consiglio di amministrazione. E se questo è vero, Elkann lo ha già detto: vuole una Juve giovane, italiana, sostenibile economicamente e capace non più di acquistare dall’estero molto spesso lo scarto a parametro zero, pagando poi stipendi fuori scala per il calcio italiano, ma di vendere al miglior offerente giovani campioni che crea in casa. Lo vogliamo chiamare un Salisburgo d'élite o un Napoli 2.0, fate voi, ma i due modelli citati sono in questo momento delle bussole che non possono non essere seguite.

Detto questo però c’è un futuro che è più vicino alla Juve, a questa Juve nello specifico, un futuro che potrebbe addirittura far leggermente cambiare rotta a quel futuro anteriore che Elkann prospetta e desidera. Il futuro a breve termine si chiama Europa League, ovvero un trofeo di altissimo valore che quasi mai le squadre italiane hanno giocato con congnizione di causa, oltre che con impegno.

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Resta memorabile la risposta di un allenatore italiano dopo una sconfitta patita giovedì sera nel secondo più importante torneo europeo per club. Al giornalista che gli chiedeva conto della sconfitta e del non utilizzo degli uomini migliori, il nostro, ribaldo e con la ragione pratica dalla sua parte, obietta: “Non giocano i titolari in Europa League il giovedì, perché il primo obiettivo di questa stagione è arrivare in Europa League”. Un sillogismo così astruso che i migliori filosofi del pensiero debole si stanno scervellando ancora oggi.

Questa Juve non può avere quell’atteggiamento, che in fondo era la nostra risposta provinciale a una crisi economica, tecnica e di idee del nostro calcio che ci ha travolto dall’inizio del nuovo millennio in avanti (l’Europa League è del 2009, proprio quando noi eravamo tra i marosi del nulla mente la Premier League diventava l’NBA del calcio e la Spagna creava il nuovo calcio). Questa Juve ha tutti i mezzi a disposizione per vincere l’Europa League e deve avere l’obiettivo ben presente nelle dichiarazioni e nella volontà di ognuno, senza lasciar al caso un torneo per lei a questo punto decisivo.

Se la Juve, che ha tutto per vincere anche la forma crescente dei calciatori migliori nel momento giusto, vince l’Europa League, il progetto per il futuro vira di qualche grado e inizia con altri auspici e altri obiettivi. La squadra lancia una sorta di messaggio al calcio europeo e a sé stessa, per cui non si può essere semplicemente ancelle della Premier League e a questo punto inferiori in Italia anche a società-squadre come Napoli, Milan e, se si da una regolata, l’Inter. Se la Juve vince si dovrà ripartire da una Coppa prestigiosa e da una squadra in grado di vincerla. Non può essere l’anno zero e non può essere tutto da buttare. Forse poche altre volte la Juve si era trovata in una situazione del genere, ma ha un grande vantaggio, può giocarsi sul campo un futuro migliore. Sta ad Allegri e ai calciatori giocare l’Europa League con la concentrazione e la voglia che merita, per non pentirsene.

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