Perché Kean è stato scaricato dalla Juventus che ora si mangia le mani per il vice-capocannoniere
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Doppietta all'Inter, 15 gol in campionato su 22 presenze. Moise Kean è l'attaccante del momento in Serie A di cui è vice-capocannoniere (Retegui è a 16), se n'è accorto anche il ct della Nazionale, Luciano Spalletti, che era al Franchi per assistere al recupero di campionato. Gli riesce tutto o quasi, è in stato di grazia. A Firenze sembra rinato, in carriera non aveva mai segnato così tanto: sono 19 le volte che ha gonfiato la rete in stagione, compresa la manciata di centri fatti nelle coppe. Forse solo al Paris Saint-Germain (17 marcature) s'è avvicinato per numeri e costanza di rendimento a quote del genere.
A Torino, invece, si chiedono dove abbia tirato fiori "tutta questa scienza" (come si dice in gergo), mordono le mani per averlo venduto (chissà quanto sarebbe servito alla luce dei problemi cronici in avanti dei bianconeri) e, soprattutto, a un prezzo di costo: 13 milioni di euro. Una miseria, considerato che avere in rosa chi la butta dentro è merce rara e impagabile. E adesso si dibattono tra gli acciacchi cronici di Milik, l'insoddisfazione per Vlahovic e la necessità di spendere ancora (e tanto) per il prestito di Kolo Muani. Se Moise continua così, implementando il bottino di reti, a fine stagione la sua valutazione esploderà in maniera esponenziale garantendo ai toscani una plusvalenza notevole qualora arrivassero proposte indecenti sul tavolo del club. E alla Juve l'ennesima porzione di rimorsi.
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"Ho lavorato sodo trovando una squadra e una società che mi vuole bene", le parole di Kean a margine della vittoria contro i nerazzurri. Non menziona mai la Juve, evita domande a trabocchetto e risposte che possono essere indiscrete. Lascia che a parlare sia il campo come non gli è riuscito in bianconero. Questione di testa, di maturità, di feeling e di contesto dove non hai molto tempo per crescere e abbastanza spazi per metterti in mostra. Lo fai subito oppure sei spacciato. E se addirittura si staglia dinanzi a te la sagoma imponente di Cristiano Ronaldo, complice una strategia differente della società, puoi far nulla se non caricare i bagagli per cercare fortuna altrove.
A Kean è successo esattamente questo: dicevano che era bravo, non hanno avuto remore nel privarsi di lui. L'anno di prestito al Verona doveva servirgli per farsi le ossa ma, quando avrebbe potuto spiccare il volo in bianconero, s'è visto tarpare le ali. La Juve, che aveva bisogno di monetizzare, nel 2019 riuscì a scucire quasi 30 milioni all'Everton e disse addio al ragazzo (che non era ritenuto maturo abbastanza) con una pacca sulla spalla.
Salvo richiamarlo dopo la diaspora di CR7: nell'estate del 2021 arrivò in prestito dagli inglesi per 7 milioni, 2 anni dopo ne servirono 30 per riacquistarlo. Poteva essere la volta buona. L'amore, però, non è mai sbocciato. Né c'era stato il conforto dei numeri dalla sua parte: una stagione senza segnare (mai, su una ventina di presenze) in scia rispetto a esperienze che, sommate tutte assieme, avevano fruttato al massimo 14 centri in 82 match. E, quando nell'estate del 2024 c'era da fare un po' di conti sulla carta per quadrare bilanci e indirizzare nuove scelte, Kean venne ceduto ai Viola. Per sua fortuna.