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Perché il rigore negato all’Atalanta contro il Lipsia è un caso limite: cosa dice il regolamento

L’Atalanta recrimina per un episodio controverso nel ritorno dei quarti di finale di Europa League, in cui è stata eliminata. Dani Olmo tocca di mano un pallone in area su una punizione di Malinovsky, ma l’arbitro non concede rigore neanche col VAR. Ecco il caso spiegato dal regolamento.
A cura di Enrico Scoccimarro
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Nel ritorno dei quarti di finale di Europa League tra Atalanta e Lipsia, con i nerazzurri sconfitti e dunque eliminati dalla competizione, c'è stato un episodio chiave che ha destato molta attenzione, ovvero il presunto calcio di rigore a favore della "Dea", sul risultato di 0-1. Su un calcio di punizione battuto da Malinovsky, c'è infatti un tocco di mano in area di Dani Olmo, che ha ravvivato le polemiche sulle decisioni prese dagli arbitri per quanto riguarda i falli di mano.

L'IFAB, l'organo che ha il potere di stabilire qualsiasi modifica e innovazione delle regole del gioco del calcio, in questi anni è tornato più volte a modificare questa casistica. Di conseguenza, c'è ancora molta confusione sul tema da parte dei tifosi, in quanto spesso non è chiaro se debba essere considerata o meno l'interpretazione dell'arbitro sulla volontarietà del calciatore in questione nell'impatto con il pallone con un braccio o una mano. Ma cosa dice esattamente il regolamento del giuoco del calcio in questo momento?

Falli di mano: cose dice l'attuale regolamento

Iniziamo col dire che i contatti "mani (braccia)/pallone" rientrano all'interno della regola 12 del regolamento e che le linee guida contenute nel testo per gli arbitri sono cambiate più volte nel corso degli ultimi anni. Si è infatti passati dal voler completamente eliminare la soggettività dell'interpretazione arbitrale in un primo momento, giudicando "punibili" tutti (o quasi) i tocchi con un braccio all'interno dell'area di rigore. Risultato: calci di rigore in quasi tutte le partite, con i calciatori che, fatti furbi, cercavano di puntare le braccia degli avversari in area per colpirli con il pallone.

L'IFAB è tornata dunque sui suoi passi, ma ha cercato una via di mezzo per garantire più oggettività possibile, a fronte però di un minimo di ragionamento sull'"atteggiamento del corpo" dei calciatori nel momento in cui impattano il pallone, in fase difensiva, con un braccio in area di rigore. Il punto chiave su cui si deve basare la concentrazione del direttore di gara è la "naturalezza"della posizione di braccia e mani. Ovvero, le braccia non devono aumentare lo spazio occupato dal corpo: per intenderci, braccia posizionate parallelamente lungo il busto o attaccate al corpo non sono da punire. In particolare, il testo recita: "Si considera che un calciatore stia aumentando lo spazio occupato dal proprio corpo in modo innaturale quando la posizione delle sue mani/braccia non è conseguenza del movimento del corpo per quella specifica situazione o non è giustificabile tale movimento". Se quindi un giocatore tocca il pallone nel momento in cui le braccia seguono l'andamento del corpo, è tutto regolare e il gioco prosegue.

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Diverso se le braccia si muovono verso il pallone prima del tocco, se si trovano perpendicolari al corpo o in un angolazione che le distanzia da questo, non rendendole più parallele. È chiaro come tutto questo sia piuttosto difficile da valutare in una frazione di secondo per un arbitro che per questo motivo, nelle competizioni di alto livello, è supportato dal VAR.

Il tocco di mani in area di Olmo del Lipsia: è rigore?

Tornando sull'episodio che ha generato anche l'incomprensione del tecnico dei nerazzurri Gian Piero Gasperini, dalle immagini possiamo notare chiaramente che l'intenzione di Olmo non è quella di colpire il pallone con le braccia, in quanto le ritrae il più possibile per evitare l'impatto: le braccia in questo caso non vanno verso il pallone, per intercettare il tiro. Tuttavia, è vero anche che la posizione delle braccia non è certo del tutto "naturale". Il giocatore del Lipsia, infatti, ha un braccio aderente in parte al corpo e l'altro leggermente staccato al momento del tocco. L'incomprensione del momento è poi incrementata anche dal fatto che appena prima dello stesso calcio di punizione diretto in questione, l'arbitro aveva fischiato un fallo di mano simile su un altro calcio piazzato.

In più, il tiro di Malinovsky è indirizzato verso la porta e le braccia fermano il pallone che sarebbe potuto finire anche in rete. Proprio per questo in caso di decisione per il calcio di rigore, infatti, Olmo sarebbe dovuto essere anche ammonito. L'episodio è controverso, perciò Lahoz viene richiamato al VAR, ma conferma la sua decisione presa in campo. Quello che fa propendere l'arbitro per il non rigore è il fatto che ci sia prima un contatto con il braccio destro, più aderente al busto, e subito dopo un altro con quello più distante. L'altro contatto, infatti, sarebbe consequenziale e deve essere valutato solo il primo, in quanto non è punibile un tocco di mano/braccio che avviene subito dopo aver preso il pallone con un'altra parte del corpo, in maniera regolare.

L'arbitro, Lahoz, alla on-field-review in occasione del rigore chiesto dall'Atalanta.
L'arbitro, Lahoz, alla on-field-review in occasione del rigore chiesto dall'Atalanta.

La decisione deve quindi essere presa esclusivamente sulla posizione naturale o meno dell'avambraccio destro di Olmo. Il calciatore spagnolo, a differenza di quanto mima l'arbitro, prende infatti il pallone con il pugno destro e non con la parte del braccio aderente al corpo. Insomma, il caso è davvero molto al limite e si tratta di una cosiddetta "zona grigia" in cui diventa fondamentale la sensazione e l'interpretazione del direttore di gara. Decisione comunque "supportabile", dunque, quella dell'arbitro spagnolo, che però aveva comunque tutti gli estremi per concedere un calcio di rigore all'Atalanta, che segnandolo avrebbe potuto rimettere in piedi la propria qualificazione.

La mimica dell'arbitro, Lahoz, che spiega perché non ha assegnato il penalty alla 'dea'.
La mimica dell'arbitro, Lahoz, che spiega perché non ha assegnato il penalty alla ‘dea'.
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