Perché il Barcellona non ha potuto riprendere Messi nemmeno da svincolato (e con il suo sì)
Il Barcellona rivoleva Messi e Messi rivoleva il Barcellona. Ma il Barça, per riportare a casa Messi, aveva parecchio lavoro da fare. Un déjà-vu di quanto accaduto nel 2021, tra un rinnovo sul tavolo e il continuo tira e molla con la Liga, che ha portato al nulla di fatto e all'addio dell'icona azulgrana, trasferitosi al Paris Saint-Germain. Due anni dopo, salutata Parigi, Laporta gli ha riaperto… la porta. Ma ancora una volta, c'è di mezzo la situazione finanziaria del club a creare problemi. E prima che si ripeta un film già visto, l'argentino ha deciso di non aspettare, accettando la proposta dell'Inter Miami per il suo approdo nella MLS statunitense.
Le mosse del Barcellona per liberare spazio salariale
Pique si è ritirato dal calcio giocato a stagione in corso. Sergi Busquets e Jordi Alba non hanno rinnovato il contratto. Dal 1° luglio non andrà in onda Barça Tv. In più le ormai note "leve economiche" tramite la cessione di quote di società partecipate, ma anche il nuovo accordo con Goldman Sachs per finanziare il progetto Espai Barça per rinnovare il Camp Nou e l'area circostante (con i blaugrana che nella prossima stagione traslocheranno a Montjuic).
Tutto questo non è bastato per riportare Messi a Barcellona, al di là del comunicato con cui il club catalano ha chiuso la questione, lasciando intendere che si tratti di una «decisione presa da Messi di voler disputare un campionato con meno pretese e più lontano dall'attenzione e dalla pressione a cui è stato sottoposto negli ultimi anni». In realtà, nella sua intervista a Mundo Deportivo, Messi spiega come non ci sia stata mai «una proposta formale, scritta, firmata, perché non c'era ancora niente e non si sapeva se sarebbe stato possibile o meno».
La Liga, secondo quanto dichiarato dall'argentino, avrebbe dato l'ok al piano di rientro del Barcellona ed è effettivamente così, sebbene i presidente della Liga, Javier Tebas, lo scorso 28 aprile si sia espresso in ben altri termini riguardo alla possibilità di un ritorno della Pulga tra i culé, ritenendo «molto complicato» un suo approdo alla corte di Xavi proprio per il tetto di spesa imposto ai club della massima serie spagnola, un tetto che ha condizionato le operazioni di mercato del Barça nelle ultime stagioni.
È proprio per questo che l'argentino ha dovuto lasciare la Catalogna una volta scaduto il proprio contratto, non essendoci spazio nei limiti salariali imposti dalla Liga per un suo eventuale rinnovo. Uno spazio che Laporta ha cercato in questi due anni di creare in ogni modo, ma che alla fine non è bastato per ridare la 10 azulgrana al capitano della nazionale campione del mondo in carica.
Il Barcellona poteva ingaggiare Messi?
Nell'ultima sessione invernale, il limite di spesa per il Barcellona è stato fissato a 648,8 milioni di euro, il secondo in tutto il calcio spagnolo alle spalle dei 683,5 milioni del Real Madrid. Questa cifra comprende: stipendi, bonus, diritti d'immagine, commissioni per gli agenti, ammortamenti dei cartellini, contributi, previdenza, diritti di licenza e altre remunerazioni (in alcune occasioni anche il 25% della clausola di acquisto del cartellino di un neo tesserato). Ora, Messi dice che la questione economica «non è mai stata un problema»; ma per poter spendere sul mercato, il Barça deve liberare spazio. Gli addii alle bandiere che hanno vinto tutto quel che c'era da vincere, in questo senso, erano l'unica mossa concreta attuabile in tempi brevi. Perché di "leve economiche", la Liga, non vuole più sentirne parlare, al punto da aver fissato un limite pari al 5% del giro d'affari per poter essere tenute in considerazione nel conteggio dei limiti di spesa.
Senza più questo stratagemma, l'unica strada è liberare spazio. Solo con la risoluzione del contratto di Jordi Alba, il Barcellona ha potuto sciogliere ogni indugio sui rinnovi dei vari Gavi e Araujo, entrambi provenienti dal settore giovanile azulgrana. Anche senza la conferma di Sergio Busquets, però, la sostanza rimane identica. Perché vanno iscritti nella lista per la stagione 2023/24 anche Marcos Alonso, Sergi Roberto, Baldé e Iñaki Peña, senza contare il 32enne svincolato Iñigo Martinez, che dal 6 giugno scorso non è più un calciatore dell'Athletic Club ed è in procinto di trasferirsi da Bilbao a Barcellona. Per riuscire ad inserire anche Messi, in questo mosaico, serve ulteriore spazio.
Con un altro freno per chi eccede i limiti salariali, che possono sostenere spese pari al 40% di quanto liberato se continuano a superare i paletti. Esempio pratico: se un'ipotetica cessione di Lewandowski dovesse generare un saldo positivo di 50 milioni tra conguaglio e risparmio dello stipendio, ma i costi del club non dovessero scendere al di sotto della soglia indicata dalla Liga, allora il Barça potrebbe spendere comunque sul mercato 20 milioni.
Una speranza, sì, ma si tratta di aspettare e, appunto, di sperare che certe operazioni vadano in porto in tempi brevi. Ancora una volta, come due anni fa, quando si aspettavano tagli, cessioni e spalmature, ma alla fine Messi ha annunciato in lacrime il proprio addio all'amata Barcellona. Una situazione che non ha voluto ripetere, sciogliendo subito gli indugi: va all'Inter Miami e il Barça proverà a liberare spazio per altri rinforzi.