Perché il 3-2 dell’Argentina alla Francia era da annullare (ma l’arbitro non si è accorto di nulla)
Il gol del 3-2 segnato da Lionel Messi nella finale dei Mondiali contro la Francia poteva essere annullato da regolamento. No, non c'entra la posizione di partenza di Lautaro Martinez (valutata come regolare) ma un dettaglio che è sfuggito o al quale l'arbitro, Szymon Marciniak, non deve aver dato peso interpretandolo come ininfluente ai fini dello sviluppo e della finalizzazione dell'azione.
Per la ricostruzione dell'episodio è necessario allargare il campo visivo rispetto al particolare che tiene l'obiettivo puntati sull'attaccante dell'Inter e sulla Pulce. È il 108° minuto, Argentina e Les Bleus sono sul 2-2: un doppio guizzo di Mbappé ha riportato i transalpini in partita e allungato la sfida.
L'Albiceleste attacca, è Messi a innescare il compagno di squadra disegnando un assist preciso e calibrato. Lautaro è in posizione leggermente defilata, si smarca, riceve e controlla, si coordina e calcia. Hugo Lloris respinge ma è Lio ad arrivare prima di tutti sulla palla e fa gol, nonostante il disperato tentativo di Jule Kounde di deviare la sfera (è al di là della linea di porta).
Il braccio del direttore di gara che indica il centrocampo toglie ogni dubbio: la rete viene convalidata. L'Argentina si porta in vantaggio quando manca una manciata di minuti alla fine dell'incontro ma ha rischiato la beffa clamorosa per eccesso di entusiasmo da parte di alcuni calciatori. Si tratta di un paio di quelli non titolari che seguono con grande partecipazione emotiva la partita.
Le immagini e il ricorso al regolamento restituiscono l'esatta dimensione del pericolo corso dalla nazionale di Scaloni. La maggiore parte dei giocatori sudamericani sono all'interno dell'area tecnica, due di loro si spingono oltre e mettono piede in campo in quel breve lasso di tempo che passa tra la conclusione di Lautaro e il tap-in di Messi. In base alle norme vigenti quella disattenzione, quell'euforia incontenibile poteva comportare l'annullamento del gol.
Perché? Lo spiega la norma 3.9 enunciata nel regolamento del gioco del calcio elaborato dall'Ifab (e recepita anche nella versione applicata in Italia): prende in esame l'ipotesi del Gol segnato con una persona in più sul campo di gioco:
Se, dopo che è stata segnata una rete, l’arbitro si accorge, prima che il gioco riprenda, che c’era una persona in più sul terreno di gioco nel momento in cui la rete è stata segnata, l’arbitro non convaliderà la rete se la persona in più era un calciatore titolare (entrato o rientrato senza autorizzazione), di riserva, sostituito o espulso o un dirigente della squadra che ha segnato la rete.
Qualora Marciniak avesse annullato come sarebbe ripreso il gioco? L'ultima frase della regola dà un'indicazione precisa anche al riguardo: "Il gol il gioco viene ripreso con un calcio di punizione diretto dal punto in cui si trovava la persona in più".
Marciniak poteva rivedere la sua decisione e, a gioco ripreso, non convalidare a posteriori la rete? No, lo spiega un altro comma della stessa norma che recita così:
Se, dopo che una rete è stata segnata e il gioco è ripreso, l'arbitro si rende conto che una persona in più era in campo quando la rete è stata segnata, la rete non può essere annullata. Se la persona in più è ancora in campo l'arbitro deve: interrompere il gioco; far rimuovere la persona in più; ricominciare con una rimessa a terra o un calcio di punizione a seconda dei casi.
In buona sostanza, l'ansia da parte dei calciatori in panchina di festeggiare un gol ancora non realizzato poteva rovinare tutto. E ha aggiunto pathos a un match rivelatosi un'altalena di emozioni: prima che l'Albiceleste alzi la Coppa battendo una sequenza di rigori perfetta, a casa e allo stadio si freme sia per la rete della possibile vittoria dei sudamericani sia per l'ennesimo centro di Mbappé (116°) che rimette tutto in discussione. La punta francese realizzerà una tripletta, metterà il pallone in bacheca, sarà implacabile anche dal dischetto ma resterà inconsolabile per la delusione provata.