Perché Ibrahimovic poteva giocare nel Napoli ma non è successo

Se Zlatan avesse ascoltato in diretta le parole del direttore sportivo del Napoli, lo avrebbe fulminato scagliandosi addosso l'anatema. Cosa ha detto di così grave Cristiano Giuntoli? Ha liquidato la questione ‘Ibrahimovic in azzurro' spiegando che, al netto di contatti che pure c'erano stati (caldeggiati da Carlo Ancelotti, allora in panchina) e della disponibilità del calciatore a giocare al San Paolo, nell'ex tempio di Diego, "avevamo faccende più serie a cui pensare".
Ecco, basterebbe questo per essere incenerito dallo svedese. Lo avrebbe fatto con una battuta delle sue, magari la stessa che riservò alla dirigenza rossonera quando il Milan decise di privarsi di lui e (assieme a Thiago Silva) si ritrovò a Parigi. "Davvero il club non ha più soldi? Siete messi proprio male… Vi serve un assegno?".
Ad alimentare il rimpianto per ciò che poteva essere (e non è stato) sono stati prestazione sontuosa nel 3-1 inflitto alla squadra di Gattuso, doppietta personale, e le parole di Jennifer Wegerup, autrice della prima biografia di Zlatan Ibrahimovic. Nell'intervista durante il programma ‘Si gonfia la rete' di Raffaele Auriemma ha confermato tutti i retroscena sull'interesse del campione per la maglia dei partenopei.
Molti alla sua età, dopo aver vinto così tanto e aver guadagnato così bene, sarebbero contenti. Lui no: ha sempre fame, vuole essere il numero uno, questo fa la differenza. Ibrahimovic a Napoli? Lui ama la città, ci sarebbe stato un bel rapporto d'amore. Dispiace, purtroppo non è andata così.

Già, dispiace… e come. Grazie a Ibra il Milan ha fatto passi da gigante. È lui ad aver preso per mano la squadra conducendola lungo quel sentiero che le ha permesso – imbattuta da 20 gare – di arrivare in vetta alla classifica di Serie A, candidarsi alla vittoria dello scudetto e lottare – come obiettivo minimo – per un posto in Champions. Il Napoli che aveva altro a cui pensare di più importante, invece, è sesto in classifica e – a giudicare dai concetti espressi da Gattuso – ha poco veleno e in campo va con la testa del ‘professore', pieno di sé, peccando in mentalità vincente.