Perché gli ottimi ascolti della nuova Champions sono un grosso problema per il futuro della Serie A
È partita con il botto la nuova Champions League dal punto di vista degli ascolti televisivi. Dopo il primo turno, tra tutte le partite delle squadre italiane e quella in chiaro, la massima manifestazione europea ha fatto registrare più ascolti di un'intera giornata di Serie A. E si trattava solo della prima giornata.
Se la quarta giornata del campionato italiano aveva fatto registrare 4.800.000 di spettatori cumulati su DAZN, ecco che le partite delle italiane (Inter, Juventus, Milan, Atalanta e Bologna) su Sky e Prime Video più PSG-Girona, trasmessa in chiaro su TV8, ha toccato quasi i 5 milioni e questo potrebbe rappresentare un grosso problema per il futuro della Serie A.
I numeri della prima giornata di Champions preoccupano la Serie A
La prima uscita delle italiane nel nuovo formato della Champions League ha portato in dote questi numeri di spettatori medi per Sky e Amazon: Inter 1.300.000 di spettatori, Milan 1.196.000, Juventus 1.122.000, Bologna 313.000, Atalanta 430.000 e PSG-Girona (partita in chiaro su Tv8) 624.000.
Se rapportiamo il complessivo (4.985.000 spettatori medi) al numero totale degli spettatori dell'ultimo turno di campionato su DAZN, 4.800.000 per la 4ª giornata, si nota come quest'ultimo sia inferiore. Di poco, ma inferiore. Evidentemente, sugli ascolti "pesa" il fatto che ci siano solo tre squadre con ampi bacini d'utenza, ma, allo stesso modo, bisogna sottolineare il fatto che due partite non siano andate in prime-time ma alle 18.45. Questo sottolinea che, dalla prospettiva delle tv, per quello che è il prodotto sportivo oggi è più conveniente investire sulla Champions League che sulla Serie A.
A questo bisogna aggiungere che, in base ai dati forniti da Sky, c'è grande interesse anche per i programmi d’approfondimento pre e post partita: nella giornata di martedì 643mila spettatori medi per il post-partita delle 23, condotto da Federica Masolin con i commenti dei talent di Sky Sport, e 332 mila spettatori medi per il pre gara.
Quale futuro per i diritti tv della Serie A?
Il nocciolo della questione, se così si può dire, è che il prossimo bando per i diritti per il prossimo triennio della Champions League sarà nel 2026 mentre quello della Serie A sarà nel 2029, visto che la Lega ha venduto i diritti su base quinquennale.
Quando l'organizzazione che gestisce il massimo campionato professionistico di calcio italiano tornerà a vendere i propri diritti tv si ritroverà un prodotto vecchio e deprezzato e con un competitor di fatto nuovo, che è la nuova Champions, molto più appetibile e di valore per cui i broadcaster sarebbero disposti a spendere cifre alte.
La prospettiva di strappare un contratto su cifre vicine al miliardo per il triennio, quello attuale è di 900 milioni a stagione, è quasi utopistica e potrebbe essere un grave problema: se questo non dovesse accadere e le cifre sarebbero più basse, a quel punto molte società potrebbero davvero vedere a rischio la loro tenuta economica soprattutto perché non sembrano esserci scossoni all'orizzonte di nessun tipo.
La Serie A ha un grosso problema, perché persino la Champions League appena ha visto il pericolo all'orizzonte (ricordate la Superlega?) ha capito che era il momento di rigenerare il prodotto mentre il massimo campionato italiano è fermo, immobile, e non lascia trasparire sussulti di nessun tipo.