Perché gli arbitri hanno un segno nero sul viso: è un forte messaggio di denuncia
In campo con un segno nero sul viso. È così che tutti gli arbitri italiani designati si presenteranno nelle partite in cui sono designati, a cominciare dall'anticipo di Serie A, Inter-Parma. Perché lo fanno? Dietro questo gesto c'è un forte messaggio di denuncia, un modo simbolico per dire basta alla violenza sui direttori di gara. Il caso dell'aggressione subita da un fischietto durante un match di Terza Categoria laziale ha spinto i vertici dell'AIA (l'associazione di categoria) a prendere posizione in maniera tangibile, andare oltre il semplice biasimo e tenere – grazie anche a quello sbuffo sul volto – l'attenzione accesa sulla situazione di grave pericolosità a cui molti direttori di gara sono esposti, in particolare nelle serie minori, laddove i controlli delle forze dell'ordine e l'organizzazione del servizio di sicurezza è inevitabilmente più blanda rispetto ad altre categorie.
Ad annunciare ufficialmente la decisione è stato il presidente dell'associazione, Carlo Pacifici: ha chiarito che l'iniziativa sarà messa in atto per alzare la voce (metaforicamente) contro quanto accaduto di recente a Edoardo Cavalieri, arbitro della partita Corchiano-Cellere, picchiato da un calciatore per un fuorigioco e duramente strattonato. Le percosse ricevute sono state tali da ricorrere a cure mediche: in ospedale gli hanno diagnosticato la frattura del braccio. È per esprimere solidarietà al collega che nel Lazio, in occasione del prossimo turno di campionato, non saranno disputate gare dei dilettanti.
Il presidente dell'Aia, Pacifici: "La violenza sugli arbitri deve far sentire coinvolti tutti"
"Mostrare a tutti questo segno dalla Serie A fino ai campionati dilettantistici e giovanili – si legge nella nota ufficiale che riporta le dichiarazioni di Pacifici -, ha l'obiettivo di sensibilizzare gli sportivi su questa vera piaga sociale. La violenza sugli arbitri è un fenomeno che deve far sentire coinvolti tutti gli attori del calcio e dello sport in generale. I nostri associati, scendendo in campo con questo tratto nero, vogliono inoltre mandare un messaggio di solidarietà ai colleghi che sono stati vittima di queste violenze".
Il messaggio di denuncia, però, è solo il primo passo. Lo stesso Pacifici sottolinea come i momenti di indignazioni non bastano di certo ad arginare un fenomeno dilagante. C'è bisogno d'altro e di un intervento più articolato per contrastarlo. "La recente aggressione, subita da un arbitro in una partita di Terza Categoria laziale, rappresenta solo l’ultimo caso di un trend preoccupante che necessita una profonda riflessione anche da parte delle Istituzioni con atti formali".