Perché Fabregas dice che “Como e Juventus hanno lo stesso livello progettuale”: non è uno sfottò
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Il Como ospita questa sera la Juventus nell'anticipo di campionato. L'uno lotta per la salvezza, l'altra sgomita ai margini della zona Champions ed è fuori dalla lotta scudetto nonostante i tanti soldi spesi sul mercato. L'uno ha un orizzonte (ancora) limitato ma non ha problemi di liquidità alla luce degli investimenti fatti e in cantiere, l'altra ambisce riconquistare in fretta la ribalta ma il percorso s'è rivelato accidentato a causa dei risultati.
Quanto a storia e tradizione, non c'è paragone che tenga. Eppure, dice Cesc Fabregas, lariani e bianconeri "hanno lo stesso livello progettuale". Non è uno sfottò, né un modo per agitare le acque e mettere pressione alla vigilia di una sfida importante, né il tentativo di infondere maggiore fiducia alla sua squadra.
L'ex calciatore, che dei lombardi è Pigmalione, ha fatto un'osservazione che fotografa il momento attraversato dalla vecchia signora: esigenze di bilancio dopo le spese degli ultimi anni l'hanno portata a virare verso una strategia differente, più sostenibile che guarda al futuro in maniera diversa, contempla quel player trading divenuto redditizio e fondamentale per mettere a posto i conti dopo aver rischiato il collasso nel periodo post Covid.
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Lo ha evitato grazie alle iniezioni di capitale robuste ma c'à andata vicino sia per essersi concessa il lusso di avere in rosa una superstar milionaria come Cristiano Ronaldo sia per aver cercato di vincere a tutti i costi puntando su calciatori già fatti, pronti all'uso, in grado di stare sul palcoscenico internazionale senza fremiti di voce né tremori alle gambe. Ma l'è costato tanto, troppo.
"La Juventus è una società che è sempre là per vincere – si affretta a chiarire il tecnico spagnolo, che precisa qual è il senso delle sue parole e la differenza di obiettivi -. Ma credo anche che siamo allo stesso livello di progetto, nel senso che entrambi vogliamo prendere giocatori giovani da far crescere e creare qualcosa di importante per il futuro".
Non ha tutti i torti se si pensa ai talenti che la Juventus ha sfornato nel corso di questi anni e sono divenuti moneta di scambio per ricavare introiti, sanare pendenze, finanziare altre operazioni di mercato: Kean (lo straordinario campionato attuale un po' alimenta qualche rimpianto) e Fagioli alla Fiorentina, Soulé finito alla Roma, Huijsen, Miretti, Iling JR, Barrenechea, Rovella e Ranocchia sono solo alcuni dei nomi più immediati. E fanno il paio coi giovanissimi Yildiz (nella foto sopra), Savona o lo stesso Conceiçao che allignano in bianconero.
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È la nuova visione che c'è a Torino, affidata alle mani del neo direttore sportivo, Giuntoli (nella foto sopra): tornare grande ma attraverso un processo di crescita graduale. Cosa che in altri tempi non sarebbe stato da Juve, dove vincere è l'unica cosa che conta. E qui Fabregas azzarda un'altra riflessione che nasconde un'altra verità. "Thiago Motta e la sua Juve hanno un'idea di gioco forte, poi se esce bene o no in campo dipende anche dalla qualità dei giocatori. A volte tatticamente va tutto benissimo in partita, poi magari un giocatore fa un cross sballato che finisce al secondo piano di una casa…". Il campo dirà a che livello sono Come e Juventus questa sera.