Perché Elkann e Agnelli sapevano dei trucchi sulle plusvalenze Juve, secondo i Pm
La bufera Juventus dopo l'inchiesta Prisma incentrato sul caos plusvalenze fittizie e la "manovra stipendi" si arricchisce ogni giorni di nuovi dettagli. Retroscena, frasi e dichiarazioni emerse dalle varie intercettazioni raccolte dalla Procura di Torino e trascritte nelle centinaia di pagine dei fascicoli in mano ai pm coinvolti. Coinvolti in varie conversazioni l'ormai ex presidente bianconero Andrea Agnelli con il cugino John Elkann, presidente di Exor, ma anche con alcuni dirigenti bianconeri come Maurizio Arrivabene. Nell'occhio del ciclone Fabio Paratici per via del suo modus operandi con altri dirigenti e i timori per le ispezioni della Consob. Ecco perché nelle ultime sta prendendo sempre corpo l'idea che la Juventus stesse agendo in maniera consapevole, sicura che quella manovra avrebbe portato a una sorta di beneficio economico: boccata d'ossigeno per i pesanti bilanci.
Per tale motivo il club sarebbe a serio rischio retrocessione in Serie B. È quanto afferma Mattia Grassani, avvocato esperto di diritto sportivo e legale del Napoli che ha parlato a "Radio Anch'io" su Radio Rai della vicenda legata ai bianconeri. "Questa è l'indagine più pesante e grave che la Juve ha subito nella propria storia, forse anche superiore a quella di Calciopoli – ha detto – le fattispecie sia di reato, sia di violazione di norme borsistiche, norme societarie e sportive abbracciano un'arco di comportamenti illeciti, siamo ovviamente alle ipotesi, che non ha precedenti". Grassani non si nasconde ed è sicuro di ciò che sta affermando: "La Juventus rischia più dell'ammenda o della penalizzazione – sostiene – Quello che sta emergendo, secondo la norma, può portare all'esclusione del campionato e alla retrocessione".
I pm sostengono come Elkann fosse pienamente a conoscenza delle problematiche finanziare e soprattutto delle cosiddette “manovra correttive”. La Guardia di Finanza è stata chiara: "Manovre illecite… studiate al fine di ‘alleggerire' i bilanci e consentire la permanenza sul mercato della Juventus, senza perdere i ‘pezzi pregiati'". Secondo gli inquirenti, le plusvalenze furono scientemente utilizzare per puntellare i conti dato che le indagini condotte insieme a quelle fatte dalla Consob hanno dimostrato in maniera chiara e incontrovertibile che, pur a fronte della stipula formale di due contratti separati, le operazioni contestate sono “scambi”, permute a tutti gli effetti.
Operazioni fatte con il via libera da parte della stessa società e della proprietà consapevole della situazione e per questo motivo convinta ad andare avanti su questa linea. I pm sono dunque sicuri di questa tesi che con l'avallo di Elkann e Agnelli renderebbe ancora più grave la posizione della Juventus. "Lì ormai son diventati talmente esperti a fare i trucchetti" diceva a tal proposito Maurizio Arrivabene in riferimento all’area finanza del club che aveva ormai, da quello che trapela, un modus operandi ben consolidato per far quadrare i conti. Una prova tangibile della loro tesi da parte dei magistrati che infatti scrivono: "Una decisione aziendale complessiva, imposta e condivisa dai vertici".
Da un punto di vista tecnico e prettamente giuridico invece, è proprio Grassani a delineare un quadro completo della situazione rifacendosi all'articolo 31 comma 2 del Codice di giustizia sportiva. "Parla di violazioni in materia economico-finanziaria e gestionale e stabilisce che in caso di alterazioni di documenti e dunque scritture private che posticipano il pagamento degli stipendi, siamo di fronte a ipotesi di violazioni disciplinari che possono comportare conseguenze superiori alla penalizzazione". Grassani, inoltre, sottolinea come in caso di ottenimento dell'iscrizione al campionato attraverso alterazioni di documenti, la norma può comportare anche la retrocessione all'ultimo posto e la perdita del titolo di campione d'Italia.
In questo caso bisogna capire solo quali saranno i tempi della giustizia sportiva, notoriamente più rapidi rispetto a quella civile e penale che potrebbe vedere concludersi l'indagine al termine della stagione 2022/2023. Grassani nel corso della sua intervista, ricorda inoltre come questa vicenda somigli molto a Calciopoli nel 2006: "Anche Moggi, Giraudo e Bettega si dimisero all'apertura del procedimento sportivo – ricorda – È un segnale positivo per la Juventus ma non basta a ridurre la gravità dei fatti né ad arrivare a sanzioni più miti". Calciopoli però viene evocata più volte: "Paragone inevitabile, allora il sistema Juve fu quello di inquinare e attaccare il sistema arbitrale dal vertice – spiega – Oggi gli stessi protagonisti si lasciando andare dicendo come questa inchiesta sia più grave di Calciopoli. D'altronde un conto è avvicinare un arbitro o un designatore, un conto è drogare i conti della società alterando la regolarità del campionato".