Ancora pochi mesi e poi la maglia numero 10 della Juventus resterà senza padrone. Paulo Dybala a fine giugno, dopo 7 stagioni, lascerà i bianconeri e sarà libero di trasferirsi a zero in una nuova squadra. Lo vedremo con la maglia dell'Inter? Difficile dirlo ora, con i nerazzurri che incontreranno l'argentino, nel mirino anche di Atletico Madrid e Barcellona. Una notizia che rappresenta uno shock per tutti quei tifosi, che da tempo si rifiutavano di vedere i segnali di un rapporto sempre più teso tra Dybala e la società, e che da anni avevano lo avevano eletto a proprio idolo.
Talento, tecnica, maglia numero 10, fascia di capitano, e juventinità ribadita a più riprese. Così Paulo Dybala si è preso a poco a poco il cuore dei tifosi bianconeri, alla ricerca di un erede di un vera e propria icona come Alessandro Del Piero. Con il passare del tempo così si è spesso e volentieri chiuso un occhio anche sul rendimento della Joya: doti indiscutibili, ma anche tante difficoltà legate inevitabilmente ad una collocazione tattica diventata difficile (non solo con Allegri, ma anche con Pirlo e Sarri) e soprattutto alla continuità. Lecito aspettarsi molto di più da un giocatore con le sue potenzialità. Tanti, troppi, gli infortuni, soprattutto nelle ultime due stagioni.
Ecco allora che proprio come Del Piero, anche Paulo Dybala per uno scherzo del destino è stato accostato a quel Godot, celebre personaggio di un'opera teatrale di Beckett che tutti aspettano e che non arriva mai. Se però Alex ha avuto l'attenuante di essere stato vittima di un gravissimo infortunio prima, e il merito di essere diventato quasi un giocatore nuovo poi, aggiungendo al suo enorme talento anche fisicità e intelligenza tattica, di Dybala non si può dire lo stesso. Certo non è colpa di Paulo, se i vari infortuni ne hanno precluso la definitiva consacrazione dopo gli sprazzi di pura classe, però la sensazione è che non ci sia mai stato il passaggio definitivo dalla condizione di campione a quella di fuoriclasse, ed erede a tutti gli effetti proprio di Pinturicchio.
Oscurato inevitabilmente da Cristiano Ronaldo dopo il suo addio, la Juventus aveva deciso di puntare tutto su di lui in questa annata, facendone il centro del progetto. Riecco però l'incubo infortuni, e la poca continuità, con il club che a gennaio ha deciso a sorpresa di piazzare l'all-in su Vlahovic. Una scelta che è andata di pari passo con quella di fare un passo indietro sul rinnovo del contratto. Quella proposta da 8 milioni di euro fissi a stagione più due di bonus, su cui c'era un'intesa di massima con Dybala a ottobre, è stata ritoccata al ribasso per quello che è stato l'inizio delle fratture: 6 milioni più bonus legati alle prestazioni e gli obiettivi, a sottolineare la necessità dunque di cautelarsi e di pensare ai premi solo in caso di buon numero di partite giocate.
Chi ha sbagliato? La Juve che si è rimangiata la prima proposta e dunque un accordo già raggiunto, o il giocatore che non ha capito le esigenze del club legate anche al rendimento del ragazzo e alla necessità di tenere d'occhio anche i conti? C'è chi in passato in una situazione d'incertezza sul futuro ha deciso di fare una scelta diversa, diventata poi un'ulteriore medaglia da appuntare al petto, a conferma della propria juventinità. Si tratta di Alessandro Del Piero che scelse di firmare in bianco l'ultimo rinnovo con Madama, per spegnere tutte le polemiche e non rovinare quanto di bello c'era tra lui e la Juventus.
Anni dopo in un'intervista a Sky Sport dichiarò: "Si è trattato di una scelta fatta per fermare quello che di sgradevole si stava creando intorno a questa storia, visto che qualcuno diceva che guardavo solo l'aspetto economico. Io con la Juve non ho mai firmato per soldi, soprattutto dal 2006 in poi. Fu un gesto forte, che però rifarei. Ho vissuto storie assurde, ho conosciuto il baratro e la forza di reagire, ma ho anche vinto tutto".
Forse per questo accostare oggi Dybala a Del Piero è fuori luogo. Storie diverse, nonostante il primo abbia sempre fatto intendere di voler emulare il secondo, e anche a questo punto attaccamento ai colori diversi. Anche Pinturicchio, come Paulo, ha dovuto fare i conti con tanti momenti difficili, con qualcuno che si era anche dimenticato di quanto aveva dato alla causa bianconera. Nonostante tutto però non ha mai smesso di mettere davanti a tutto l'amore per i colori, e per quella maglia, con la voglia di dimostrare sempre anche a fine carriera tutto il suo attaccamento e ripagare anche la mole di amore ricevuta. E forse questo è stato ciò che ha spinto Alex nelle sue scelte, al contrario di Dybala che dopo la polemica legata alle dichiarazioni di Arrivabene pre-Udinese dichiarò "Non ho niente da dimostrare a nessuno". E se allora non si ha più niente da dimostrare…