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Mondiali in Qatar 2022

Perché è anche grazie al Giappone (e a “Holly e Benij”) se tutti noi amiamo il calcio

Capitan Tsubasa, Arrivano i Superboys, Inazuma Eleven e Blue Lock sono solo alcuni degli anime e serie animate giapponese a tema calcistico. Grazie a loro milioni di bambini anche in Europa si sono innamorato dello sport più seguito al mondo.
A cura di Jvan Sica
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Il rapporto tra il Giappone e il calcio è di lunga data, molto sfaccettato e pieno di elementi creativi che ne fanno una terra dove il calcio non solo è seguito ma è anche capace di cambiare, di dire spesso cose nuove che poi con il tempo diventano globali. Prima di tutto è uno sport che ha creato eccellenze. Dal 2000 in poi la Nazionale ha vinto ben tre Coppe d’Asia, ai Mondiali si qualifica ininterrottamente dal 1998, anno dell’esordio nella fase finale e i giocatori crescono in una J1 League sempre più competitiva.

Per quanto riguarda i calciatori, prima i giapponesi in Europa erano visti come dei marziani, che magari ti segnavano in un derby, come per il grande mito Kazu Miura in Sampdoria-Genoa, ma venivano poco considerati. Ora invece i calciatori giapponesi sono stimati ovunque e sono colonne portanti di squadre come lo Strasburgo che schiera il portiere Eiji Kawashima, lo Schalke 04 che ha fra le sue fila il difensore Maya Yoshida, l’Eintracht Francoforte che può contare su Daichi Kamada e il Monaco che invece schiera l’ex Liverpool Takumi Minamino. Sono molto lontani i tempi di Totò-san e del viaggio quasi apocalittico di Salvatore Schillaci in Giappone a metà anni ’90.

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Ma quello che i giapponesi sanno dare al calcio non è solo un gruppo di giocatori forti, una Nazionale di ottimo livello e un calcio sempre intenso da cui imparare, è nella cultura popolare che il calcio e il Giappone creano una connessione davvero vincente. L’ambito dove hanno avuto l’impatto maggiore è sicuramente quello dei fumetti e dei cartoni animati, facendo innamorare del calcio in questi anni non solo bambini giapponesi ma anche tanti bambini europei. Il padre di tutti i manga e gli anime a tema calcistico non può che essere “Capitan Tsubasa”, ideato da Yoichi Takahaschi e conosciuto in Italia come “Holly e Benji”, vero cult indimenticabile per milioni di bambini italiani.

La storia si impernia sul talento, la voglia di emergere e le tante sfide che deve affrontare Oliver “Holly” Hutton (Tsubasa Ozora nella versione giapponese). L’anime ha avuto tre remake e quando approda in Italia, nel luglio del 1986, niente sarà più come prima. Molto più vicino ai nostri tempi, anche per quel che riguarda la grafica e lo sviluppo delle storie, è “Inazuma Eleven”, tratto non da un anime ma da un videogioco per Nintendo DS, che racconta ancora una volta la storia di un singolo ragazzo-calciatore, Mamoru Endo (nella versione europea, Mark Evans) e la sua squadra, la Raimon Junior High che cerca di vincere il campionato Football Frontier. Arrivato in Italia nel giugno 2010 è il cartone che ha saputo influenzare le nuove generazioni di calciatori in erba.

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Altro meraviglioso prodotto è “Hungry Hearts” sempre di Yoichi Takahaschi. Se la vicenda di base è sempre la stessa, ovvero la storia di un calciatore, Kyosuke Kano e la sua squadra, la Jojo Akanegaoka, le sotto trame diventano molto più interessanti, come quella che riguarda il rapporto tra il protagonista principale e il fratello, Seisuke Kano, attaccante affermato del Milan. Il padre di tutti questi meravigliosi prodotti è sicuramente “Akakiichi No Eleven”, conosciuto da noi come “Arrivano i Superboys”. L’opera è tratta dal lavoro di uno dei re dei manga giapponesi. Parliamo dell’autore tra gli altri anche di Rocky Joe e L’uomo tigre, Ikki Kajiwara. In Giappone la serie è andata in onda addirittura nel 1970 ed è stato visto in Italia su piccoli emittenti locali, come Antenna TV, a partire dal 1980.

Dal più anziano a quello più nuovo tra le serie e gli anime calcistici più famosi. L’ultimo in ordine di tempo di questa lista è Blue Lock, scritto da Muneyuki Kaneshiro e disegnato da Yusuke Nomura. È molto attuale perché inizia dalla fine dell’ultimo Mondiale per il Giappone. I nipponici perdono con il Belgio agli ottavi 3-2, dopo essere stati in vantaggio per 2-0 per un gol di Chadli al 94’. Dopo questa sconfitta molto dolorosa, la dirigente della Federazione, Anri Teieri, decide di creare un progetto, denominato “Blue Lock”, che serva a scovare i 30 migliori talenti calcistici tra i campionati liceali, per farli poi allenare all’interno di un’accademia speciale. L’obiettivo è creare una squadra che possa vincere prima il Mondiale Under 20 e poi quello dei grandi, “creando” letteralmente il miglior attaccante del mondo.

Hajime Moriyasu, Ct del Giappone
Hajime Moriyasu, Ct del Giappone

Dal 2018 a oggi nemmeno quelli della Blue Lock, pur preparati a puntino, potrebbero essere pronti per vincere il Mondiale, per cui Qatar 2022 non può che essere un momento di passaggio verso una nuova fase della Nazionale nipponica. Magari non accadrà che a breve Minamino e compagni vinceranno i Mondiali, ma quello che il Giappone regala al calcio e per cui dobbiamo sempre ringraziare non riguarda soltanto le belle prestazioni che fa quando scende in campo.

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