Perché Conte ha rifiutato la proposta di De Laurentiis come nuovo allenatore del Napoli
La squadra del Napoli gli piace, in rosa ci sono quei calciatori forti che gli avrebbero permesso di essere competitivo. I rapporti con il presidente, Aurelio De Laurentiis, sono buoni. Ma ad Antonio Conte non è bastato per pronunciare quel fatidico sì tanto auspicato dal massimo dirigente.
Solo in questo caso avrebbe dato uno scossone definitivo alla panchina, disarcionato Rudi Garcia e avviato la rifondazione in corsa anche a costo di un importante sacrificio economico. Le ultime news in tempo reale, l'aggiornamento definitivo sui contatti tra tecnico e patron, sono legati alla storia su Instagram condivisa dallo stesso ex Tottenham.
Il concetto espresso in poche parole è chiaro, spazza via ogni interpretazione di queste ore, mette un punto fermo rispetto al rincorrersi di indiscrezioni su colloqui, incontri, ipotesi di accordo e quel "possono succedere tante cose" che aveva lasciato una porta aperta. Spiraglio che l'ex ct ha chiuso.
Sento insistenti voci di mercato che mi accostano a Club importanti – è la frase dell'ex di Juve e Inter -. Ribadisco che per adesso c’è solo la volontà di continuare a stare fermo e godermi la Famiglia.
Non è stato possibile trovare un'intesa, con ogni probabilità devono aver pesato anche una serie di (eventuali) richieste collaterali dell'allenatore che avrebbe portato con sé tutto il suo staff obbligando il Napoli a cambiare tutto, dalle fondamenta, oltre a pretendere di avere mani libere sulla gestione manageriale complessiva del gruppo. E poi c'è la questione delicata dei diritti d'immagine che per il patron è un tabù difficile da superare.
Perché Conte ha rifiutato la proposta di De Laurentiis? Le motivazioni del no non dipendono né dai soldi, né dalla bontà del progetto tecnico che gli è stato sottoposto. Nel primo caso, il club era pronto a un investimento oneroso per garantire un ingaggio molto alto: non come quello degli Spurs (17 milioni di euro) ma abbastanza ricco (8 milioni) da accontentarlo e ripagarne la professionalità. Importo che avrebbe soddisfatto Conte, già consapevole che in Italia non è possibile guadagnare certe cifre come all'estero. Nel secondo, al netto delle possibili garanzie su operazioni futuribili oggetto del piano attuale e di rilancio, la qualità del gruppo era tale da offrirgli ampio affidamento per il prosieguo dell'esperienza.
La decisione di non sedersi di nuovo in panchina sarebbe dettata anche da altre ragioni, personali e umane, inderogabili rispetto alla tentazione fortissima di tornare all'esperienza del lavoro quotidiano, al gusto profondo e intenso della competizione. Si può leggere anche in questi termini il riferimento a quel "mi accostano a Club importanti", tra cui il Napoli che non è riuscito a smuoverlo da una convinzione: la cosa migliore per sé è restare fermo e attendere altre opportunità. Tornerà ma non adesso, non ancora.
Il no di Conte è propedeutico a un'altra questione: cosa farà ora il Napoli. De Laurentiis cercherà un'altra figura, un traghettatore al posto di Garcia? No. La linea dettata dal massimo dirigente è solo una: si va avanti con il tecnico francese che sarà sotto stretta osservazione e gli verrà concesso il beneficio di riscattarsi almeno per le prossime 3 partite in programma dopo la sosta per le nazionali. Sono le gare con Verona e Milan in campionato intervallate dalla sfida di Champions con l'Union Berlino, che è fondamentale per rimettersi in carreggiata nel girone e non fallire la qualificazione agli ottavi di finale.
"Dimostreremo che hai torto", era stata la replica di Garcia a un giornalista dopo il tonfo con la Fiorentina. Estendendo il concetto, dovrà farlo anche con il presidente che di fatto lo ha messo sotto tutela e se non lo ha licenziato è solo perché il nome che aveva in testa (Conte) non s'è rivelato ipotesi praticabile. De Laurentiis ha fatto di lui un allenatore delegittimato pubblicamente e commissariato. Gli ha comunicato la fiducia, ma a termine e sub iudice, vincolata ad alcune condizioni. Gli ha chiesto un'inversione di rotta decisa sulla gestione complessiva: più disposto ad ascoltare e dare seguito alle caratteristiche della squadra, ricompattare lo spogliatoio (il gesto clamoroso di Politano è arrivato dopo quelli di Kvara e Osimhen) e l'ambiente. E poi chissà che succede.